Titolo: “Mi ricordo quel giorno allo stadio”;
Ideatori: Lorenzo Campanale – Giovanni Proiettis;
Testi: Andrea Pierini – Giovanni Proiettis;
Curatori della stesura: Emiliano Bastiani – Andrea Mariotti;
Editore: Luglio Fotocomposizioni;
Prezzo: 30 €.

 

"Mi ricordo quel giorno allo stadio". Recensione.

“Mi ricordo quel giorno allo stadio”. Recensione.

Per tanti potrebbe essere l’ennesimo libro autobiografico che racconta la storia del movimento ultras in una città italiana, ma chi è all’interno del panorama nazionale è ben a conoscenza che la storia di una curva non è mai uguale all’evoluzione dello stesso fenomeno a diversa latitudine.

In questo caso si racconta la storia del movimento ultras a Trieste, che già di per sé è un po’ una città atipica: già la posizione geografica strategica la fa divenire un caso a parte; poi, aspetto non proprio da sottovalutare, la storia della città e le sue evoluzioni si ripercuotono senza dubbio sulla storia della curva.

Il libro, sin dalle prime pagine, sembra proprio ben fatto. La carta patinata esalta le foto che nella maggior parte dei casi sono a colori e di ottima qualità. Per i super critici come il sottoscritto, il neo principale sta nella copertina di cartoncino leggero; a mio parere, una copertina rigida avrebbe dato lustro ad un libro che resta una pietra miliare della storia ultras a Trieste.

"Mi ricordo quel giorno allo stadio". Recensione.

“Mi ricordo quel giorno allo stadio”. Recensione.

Pochissimi fronzoli nelle prime pagine, si parte subito con la storia del tifo triestino negli anni ’70, quando l’ultras era sconosciuto e le prime aggregazioni di tifo avvenivano spontaneamente all’interno dello stadio oppure tra i bar della città. Fin dalla preistoria l’uomo cerca di vivere le proprie avventure in collettività, ed anche chi si pone l’obiettivo di sostenere la squadra della propria città si lega con i propri simili, creando quei club che spesso sono la fucina di fu

turi gruppi ultras. Come in altre realtà, dai semplici club cittadini, si staccano manipoli di giovani e giovanissimi che tentano di scopiazzare ciò che succede nelle grandi metropoli. Il movimento ultras è agli albori e, per chi ha a cuore la propria città e la propria squadra, è il momento di attivarsi.

Il libro si divide idealmente in decenni: anni ’70, anni ’80, anni ’90, anni 2000 e la recentissima attualità. Alla fine di ogni decade vi sono un bel numero di fotografie casalinghe e di trasferte, che racchiudono i momenti topici della tifoseria rosso-alabardata. Si parte coi racconti delle prime trasferte, dei primi incidenti con le tifoserie del Nord ed un bel racconto sul gemellaggio nato con i Laziali, molto particolare e dettagliato che mette in luce la strana situazione dell’epoca, con un gruppo di Laziali che scorta i gemellati ed un’altra parte della tifoseria biancoazzurra che invece non li vede di buon occhio.

"Mi ricordo quel giorno allo stadio". Recensione.

“Mi ricordo quel giorno allo stadio”. Recensione.

Non manca certamente la politica e qui entra in ballo la storia della Trieste città, più che quella della curva. Essere nazionalisti a Trieste era ed è scontato, e ad inizio anni ’80, quando la politica negli stadi era predominante, è facile immaginare come anche i gemellaggi, o comunque le amicizie, dovevano avere una comune connotazione politica.

Pur essendo un libro autobiografico, esso ha la qualità non proprio scontata di essere autocritico ed in certi passaggi posso affermare che qualche racconto, oppure qualche considerazione, risulta essere troppo severa nei confronti della tifoseria. Comunque ben vengano queste autocritiche; assurdo leggere un libro dove in quasi 40 anni di storia non si trovino periodi bui oppure episodi non proprio edificanti. Come disse una volta un noto esponente di una tifoseria del Nord Italia, “Tutte le curve hanno degli scheletri nell’armadio: c’è chi non li tira fuori e c’è chi, con umiltà, ammette quello che è successo e le proprie pecche”.

"Mi ricordo quel giorno allo stadio". Recensione.

“Mi ricordo quel giorno allo stadio”. Recensione.

Interessante la storia dei gemellaggi instaurati e di quelli rotti nel tempo, così come l’evoluzione storica dei rapporti tra ultras e giocatori della Triestina e tra gli stessi ultras e la società. Il capitolo finale vede raccontata la storia recentissima della curva, il progetto Curva Furlan e le tante iniziative extra-stadio che hanno contraddistinto una tra le tifoserie più in forma del momento, nonostante la caduta nell’inferno dei dilettanti. Le ultimissime pagine sono dedicate al ricordo di Stefano Furlan, al quale è dedicata sia la curva che questo libro. “Nel tuo nome. Ieri, oggi, domani”.

Recensione a cura di Valerio Poli.