Incontri del genere si portano dietro sempre un certo interesse. Una rivalità storica, atavica, mai sopita, che inevitabilmente elettrizza ogni partita sia che si giochi al San Siro sia che si giochi al Ferraris. Se certe tifoserie nella loro storia hanno trovato dei punti in comune, doriani e milanisti raramente hanno percorso sentieri paralleli. Anche sulla tessera del tifoso, tanto per citare una battaglia recente, le posizioni sono state ampiamente diverse sia nella parte teorica, sia nella gestione pratica della vicenda.

Nulla di strano, quindi, i cori offensivi che si sono scambiate le due tifoserie anche in questa occasione, cori ripresi da molti dei presenti allo stadio: del resto, spesso e volentieri gli sfottò ai rivali di turno sono quelli che riescono meglio ed hanno miglior risultato in termini di decibel.

In questo pomeriggio è montata la protesta di parte degli organi di informazione per dei cori intonati da tifosi milanisti, che avrebbero sbeffeggiato i rivali sul crollo del Ponte Morandi. Come spesso succede, gli ultras vengono messi alla berlina senza neanche un processo sommario, come se tutto ciò che succede di negativo all’interno di uno stadio sia colpa di ultras a prescindere. I cori contro Balotelli? Sono quegli ignoranti degli ultras! Gli ululati ad un singolo giocatore? Son sempre gli ultras! Ora sono ancora gli ultras a “giocare” sul crollo del ponte a Genova anche se i cori, anche tra i presenti, non sono stati sentiti. Poi è ovvio che se qualche decina di persone intona un singolo coro su sessantamila persone presenti al San Siro è dura, veramente dura, montarci un caso e fare di tutta un’erba un fascio. Però il fenomeno è comunque consolidato: parlare, anzi sparlare, in termini fantasiosi ed eccedendo in particolari, di questo o quel fatto, ha il potere di catalizzare l’attenzione del lettore ed indurlo ad avere un giudizio di parte, in questo caso negativo, prendendo a campione una ristretta cerchia di persone e facendola passare per la totalità.

Al netto di tutto ciò, raramente le parole degli ultras, le loro idee o le loro rimostranze sono state prese sul serio dall’opinione pubblica e dalla stampa tradizionale, perciò non vedo perché indignarsi nel caso fosse stato intonato il coro. Non avete sempre dipinto gli ultras in maniera negativa? Non sono gli ultras i padroni del calcio? Ed allora di che vi stupite? Perché prendere sul serio le eventuali parole di una piccola cerchia di persone se non sono stati presi sul serio striscioni, volantini, dichiarazioni a giornali e televisioni, interventi radiofonici e chi più ne ha più ne metta?

Milanisti che, tra l’altro, in questo pomeriggio non esprimono appieno neppure il loro potenziale canoro, non hanno quel cambio di passo che in alcuni casi necessita ed in alcuni altri hanno già dimostrato. Eppure il colpo d’occhio non è male, sicuramente l’arrivo di Zlatan Ibrahimovic è il pungolo per molti a presentarsi a San Siro ed anche la Curva Sud accoglie lo svedese con un bello striscione e con una sciarpata piuttosto fitta, ma per quanto riguarda l’incitamento alla squadra ci si poteva aspettare qualcosa di più. È pur vero che questo Milan senz’anima non entusiasma la platea, anche in questo pomeriggio uno scialbo pareggio non fa felici i presenti, che non possono far altro che sperare nel mercato di riparazione per vedere la squadra risalire la classifica: il ritorno in Europa deve essere un obiettivo che non deve sfuggire per una serie di motivi, un po’ per tradizione e, soprattutto, per un fattore economico che di questi tempi non si può trascurare.

Doriani che giungono invece a Milano a bordo di un treno di linea. La presenza è piuttosto corposa, siamo ampiamente sopra le mille unità, il tifo è di buona fattura, impreziosito dall’uso di qualche bandierone in classico stile Gradinata Sud. Farsi sentire in uno stadio che presenta circa sessantamila presenti non è facile, ma i doriani sfoggiano una prova gagliarda, particolarmente pungente e molto continuativa.

Il pareggio finale fa felice il contingente ospite, in questa stagione la squadra blucerchiata è costretta a correre per una salvezza che deve essere l’obiettivo minimo. In attesa di quel cambio al vertice che ad un certo punto del cammino sembrava cosa fatta.

Foto di Alberto Cornalba