Si gioca in una serata piuttosto fredda, davanti poco più di trentamila spettatori, questo ottavo di finale tra i rossoneri e l’attuale capolista del campionato cadetto. Vista la chiusura di alcuni settori, tra cui il secondo anello blu, settore solitamente occupato dalla Curva Sud, gli ultras milanisti si ritrovano al primo anello, come fino a qualche anno fa accadeva già abitualmente nei primi turni della competizione.
Come avviene ormai da qualche settimana non sono presenti striscioni ma permane il dress code total black della curva rossonera.
Capitolo ospiti: i neroverdi si presentano in 135 e all’ingresso delle squadre in campo si compattano dietro alle pezze SASOL e ASSENTI FORZATI. In effetti considerando bacino d’utenza e turno infrasettimanale, non sono nemmeno pochissimi ma sta di fatto che in uno stadio grande come San Siro, relegati alla parte alta del terzo anello verde col settore sottostante vuoto, non riescono purtroppo a farsi notare.
Al fischio d’inizio, inoltre, abbozzano una sciarpata e tirano su un paio di due aste, mentre la curva rossonera (cromaticamente anche solo nera) si limita per tutta la partita ai soli cori: nessuna torcia, nessun due aste, ma tifo incessante per l’intera durata della gara.
In campo non c’è storia con un primo tempo che si conclude sul 4-0 e sembra evidenziarsi palesemente la differenza di categoria, anche considerando il fatto che il Sassuolo ha deciso di concedere il palcoscenico della “Scala del calcio” ad un po’ di giovani, lasciando in panchina alcuni titolari che in questo stadio hanno già giocato ed in alcuni casi, hanno anche già fatto male al Milan nel recente passato.
Nel secondo tempo la musica non cambia, sia in campo che sugli spalti dominano i rossoneri e sul finale di gara, dalla sud si alzano i cori contro Bergamo e l’Atalanta, prossima avversaria dei rossoneri.
Quando ormai mancano una manciata di minuti alla fine e sul punteggio di 6-1 (che sarà anche il risultato finale), mi sembra di udire dal settore ospiti il coro: “Salutate la capolista!” un po’ a ribadire come l’obiettivo stagionale, ovvero quello di tornare in Serie A, sia quello primario degli emiliani.
Alan Cacciatore