Modena-Pergolettese non è una sfida tra due squadre in testa al girone, ma tra due squadre con passati e forse futuri diversi. Nulla è dato per scontatoa Modena, a dimostrarlo sono quella decina di persone uscite prima dalla curva di casa al 2-1 ospite giunto verso il 90’. Serve fare risultato, servono i tre punti. Bisogna uscire da questo brutto mondo, sbranare la categoria in fretta, allontanarsi da campetti stretti dove le difese locali si chiudono senza dare possibilità di fare gioco sulle fasce. Poca arte tanta furbizia, è una palude in cui se ci si impantana il pubblico si stufa e gli investitori salutano con una stretta di mano.  

16 dicembre, cielo coperto e tempo da guanti, sciarpa e berretto in lana. Se proprio bisogna andare allo stadio, si spera in un risultato messo in cassaforte ben prima del finale, per poi rintanarsi al caldo. Tale prospettiva si scontra però con la realtà, oggi arriva una delle grandi del girone, con un bagaglio di esperienza nel girone lombardo non indifferente. Serie D, girone B, di solito recitava l’estrazione di agosto per quanto riguardava la Pergolettese; tecnica e fisico che si fondono, buoni giovani in campo presi dalle migliori giovanili d’Italia, realtà di paese ma con investimenti e ambizioni.

Quest’anno è andata diversamente, i gialloblu si sono trovati leggermente più a sud, in quel ventre molle dell’Italia che vede nascere squadre rampanti magari fallite pochi mesi prima. Regione produttiva, fatta di campi coltivati e chiavi inglesi, macchine agricole che hanno soppiantato aratri e buoi, un Pil regionale che viaggia sul +4% annuo. Queste sono le basi delle piccole storie di Sassuolo e Carpi, storie che hanno mostrato cosa sia fare calcio col silenzio, con uno stadio vuoto che non ti contesta, con il saper fare calcio fine a sé stesso. Mezza Italia del pallone spera di vedere sparire in breve tempo quei sodalizi che hanno fatto il loro ma che non hanno legami col territorio, se non per quanto riguarda i settori giovanili. L’altra mezza Italia calcistica riconosce però le qualità oggettive e basate sui fatti di investimenti e moduli messi in campo, che portano a risultati anche senza una spinta del pubblico.

5.573, tanti sono gli abbonati ai canarini per la stagione 2018/19. Oggi però è evidente che non ci siano tutti: i distinti sono quasi deserti, solo un paio di striscioni di club addobbano le transenne. Oggi inoltre è la “Giornata gialloblu”, quindi, a scopo benefico, anche gli abbonati pagano il prezzo pieno del tagliando; stando ai dati ufficiali le presenze sono sulle 3.500 unità.

Sicuramente il gran freddo non aiuta molto, plaid e divano chiamano, a mio vedere ciò disincentiva anche gli animi più tiepidi legati alla squadra ospite. Da Crema giungono infatti una 50ina scarsa di ultras, che si posizionano dietro a due pezze, e meno di altrettanti tifosi non inquadrati in una logica di supporto attivo, costante diciamo. Vengono peraltro fatti accomodare in un settore cuscinetto molto stretto, tra tribuna laterale e l’ampio settore ospiti, cosa a quanto mi dicono mai accaduta.

Oggi entrambe le fazioni sentono la necessità del risultato sul campo e il pubblico di ambo le fedi, a mio vedere, lo dimostra nei fatti. La curva canarina apre con una sciarpata, che coinvolge buona parte della gradinata, condita da uno striscione di incitamento alla squadra. Il derby con la reggiana è andato bene domenica scorsa, ma è poi seguito un pareggio a Sasso Marconi, su uno di quei campi di cui parlavo prima, fatto di reti verdi e gioco impossibile sulle fasce.

Apprezzo molto i quattro bandieroni sventolati incessantemente in mezzo alla folla, e non in basso vicino alla vetrata, dove non disturberebbero nessuno diciamo. Ma in curva si va per cantare, anche se ti perdi qualche azione, la maglia va sostenuta sempre…

Sul campo gli ospiti partono meglio, e come dicevo il pubblico lo vede e reagisce: si apre una nuova sciarpata, ben estesa orizzontalmente nel cuore della curva; anche gli ospiti vedono come va in campo e sono costanti e convinti, con cori e battimani.

Arriva il vantaggio dei locali, seguito da un tifo costante dei canarini per tutto il primo tempo, con alcuni cori che trascinano tutto il settore popolare. Nella ripresa si cala un po’,  anche perché gli ospiti hanno grinta ma cercano sempre di arrivare in faccia al portiere per concludere.

A mezz’ora dal termine arriva il raddoppio, il tifo lombardo cala. Tutto il secondo tempo vede un blocco costante sui 150/200 ragazzi della Montagnani che si sbatte e canta. Pochi battimani e pubblico ai lati e negli altri settori che evidentemente pensa solo a come difendersi dal gelo che regna sovrano.

Le basi per affrontare una categoria più alta, con più chilometri da percorrere e far uscire qualcosa di buono, con numeri decenti, mi pare ci siano tutti: la partita su quel campo è aperta. Intanto i ragazzi si scaldano l’ugola con cori contro gli odiati rivali reggiani ma anche bolognesi: che questo sia poi localismo o guardare avanti è una cosa soggettiva…

Testo di Amedeo Zoller 
Foto di Francesco Passarelli