Quando arrivo alla stazione di Modena la primavera sembra pervadere questo lembo di Pianura Padana. Il sole penetra agevolmente attraverso agli abiti, provocando non pochi problemi a chi, come me, è uscito di casa con indumenti invernali, soggiogato dalle prime ore dell’alba e dalle temperature tutt’altro che miti.

La decisione last second di presenziare al Braglia mi ha costretto a un percorso alquanto tortuoso, sfruttando minuziosamente i treni regionali e i loro incastri. Ancora una volta la lentezza dello spostamento mi dà l’opportunità di apprezzare il viaggio, sebbene ormai conosca meglio delle mie tasche la stragrande maggioranza delle strade ferrate italiane. O almeno quelle mainstream.

Malgrado abbia già messo due volte piede nell’impianto modenese, non ho mai avuto modo di assistere a una gara dei gialli. Già, sembra strano a dirsi, ma nelle volte precedenti sono capitato qui per un Carpi-Roma e un Italia-Estonia. Un peccato, considerato che gli ultras modenesi fanno comunque parte del novero di quelle tifoserie storiche del nostro panorama. Una curva che malgrado gli alti e i bassi, malgrado un periodo di transizione post Brigate Gialloblù e Curva Sud, è riuscita lentamente a rialzarsi – forse anche grazie alla ripartenza tra i dilettanti di qualche anno fa – e rimettere in piedi un discorso curvaiolo, che peraltro sembra ancora in ascesa. Il ritorno in B ha restituito alla categoria una curva di ottimo livello, che in questi trequarti di campionato si è contraddistinta per ottime presenze esterne e, soprattutto, per una rinnovata vitalità nel confronto con le rivali storiche.

Modena è il classico capoluogo di provincia emiliano. Ricco di arte e cultura. Ordinato e ben tenuto nel suo elegante centro storico, dove il sabato mattina centinaia di persone si riversano per andare a passeggio e fare shopping, oltre a chi siede nei bar con un bell’aperitivo davanti e la Ghirlandina a vegliare maestosamente il magnifico Duomo. Magari non saranno più i tempi floridi di una volta, ma la città regge sicuramente bene da un punto di vista economico, dando perfettamente l’idea di quella nobile provincia dove vivere e lavorare è ancora piacevole e a misura d’uomo. Una città che però trattiene con le unghie e con i denti l’anima “paesana”, quella che non ti lascia cadere nella frenesia e nello stress metropolitano. E che permette di mantenere parzialmente vive tradizioni e folklore popolare.

Il Modena è uno dei club più antichi del nostro calcio, essendo stato fondato nel 1912 e avendo preso parte al massimo campionato in tredici occasioni. A cui vanno aggiunte le quindici partecipazioni alla Prima Divisione del campionato non ancora a girone unico. Un sodalizio che appare sovente negli almanacchi relativi agli albori del nostro sport nazionale e che, pur avendo conosciuto l’onta del dilettantismo e svariati anni di Serie C, detiene ovviamente l’amore incondizionato della città e di una provincia che in gran parte non ha mai voltato le spalle al proprio capoluogo, come dimostra l’ampia rappresentanza di pezze e stendardi presenti in curva.

Senza volermi inoltrare in questioni che ovviamente non conosco, come accennato pocanzi, da esterno ho avuto la percezione che negli ultimi anni tutti i gruppi della Sud abbiano faticato nel trovare un equilibrio, cosa che è ovvia quando si sciolgono gruppi storici e ci si ritrova a ripartire da zero. Inoltre Modena non può contare sul bacino delle metropoli e ridare linfa al blocco ultras, in grado di far bene dentro e fuori lo stadio, è opera assai ardua, anche considerati i tempi di proibizionismo e bieca repressione che corrono. Sicuramente chi frequenta un pochino gli stadi carpisce quanto dietro la tifoseria organizzata emiliana ci siano menti pensanti e un’importante voglia di ridar lustro a una piazza che storicamente non è mai stata una passeggiata di salute per nessuno. Del resto ricordo una vecchia fanzine degli AS Roma Ultras – stagione 2002-2003 – in cui, in vista della prima trasferta al Braglia dopo decenni, oltre a parlar bene dei modenesi si invitava anche a non affrontare il viaggio come fosse una scampagnata, proprio a causa della tutt’altro che morbida ospitalità che i canarini avrebbero riservato ai giallorossi. Per la cronaca: in quell’occasione si registrarono incidenti tra le due tifoserie.

Tornando alla giornata odierna, all’ombra della Ghirlandina sono attesi 1.723 pisani. Un numero ingente che fa rafforzare il servizio d’ordine, anche in virtù della vecchia rivalità esistente tra le due fazioni. La matricola gialloblu non sta affatto sfigurando in campionato, attestandosi a ridosso della zona playoff e avviandosi verso una salvezza relativamente tranquilla. Primo step fondamentale dopo la rinascita dal basso di qualche anno fa e la promozione al cardiopalma avvenuta lo scorso anno ai danni degli odiati vicini reggiani. Alla fine si registreranno 10.202 spettatori, con il feudo del tifo locale quasi sold out.

Già prima del fischio d’inizio le due tifoserie si “pizzicano” con diversi cori, mentre all’ingresso delle due squadre in campo modenesi e pisani scaldano i motori cominciando a sostenere le rispettive casacche. Sui toscani in realtà c’è ben poco da dire, essendo una di quelle realtà rodate, in grado di offrire sempre una prova di ottimo livello. Il continuo sventolio dei bandieroni, le mani in alto, i cori a rispondere e il sostegno ritmato dal battito del tamburo, sono il marchio di fabbrica dei nerazzurri. Dopo tanti anni passati a ingoiare rospi, a disputare campionati di bassa levatura e a vedersi passare davanti club senza una tradizione, la Pisa calcistica da qualche anno a questa parte sta raccogliendo anche sul piano sportivo i suoi frutti. La finale playoff persa in maniera rocambolesca lo scorso anno contro il Monza per molti non è un punto d’arrivo, ma l’inizio di un ciclo che alla lunga potrebbe restituire alla città della Torre Pendente quella massima categoria che ormai manca da più di trent’anni. E permettetemi di dire che a livello di pubblico sarebbe un ritorno più che meritato, oltre che un valore aggiunto per una Serie A che troppo spesso è rimasta orfana di grandi tifoserie, facendo spazio a club senza fissa dimora e con un seguito sparuto.

E di certo storia, tradizione e attaccamento della città sono un qualcosa che non mancano neanche ai padroni di casa. Nella mia mente rimangono indelebili le tantissime bandiere e i tantissimi vessilli affissi alle finestre della città il 2 giugno del 2001, poche ore prima dell’ultima giornata di Serie B contro la Salernitana. Un match che vide i canarini festeggiare il ritorno in massima categoria, mandando in visibilio un pubblico che solo pochi anni prima annaspava in Serie C e che in due stagioni riuscì nell’impresa del doppio salto. È da quella festa di colori, da quei gagliardetti e vessilli sgargianti anche dentro a bar ed esercizi commerciali che intuii quanto a Modena la passione popolare per il pallone fosse importante. Ed è anche un qualcosa che ho ritrovato oggi. Una fede evidentemente non scalfita neanche da anni di anonimato e tracolli.

La Curva Sud si presenta al gran completo, con tutte le insegne attuali al loro posto. Uno zoccolo duro che finalmente ha fatto quadrato, concentrando tutta l’essenza del tifo nel suo storico tempio. Quella dei geminiani è sicuramente una realtà in progressione, che sta crescendo e che probabilmente ha trovato l’inerzia giusta per ingranare. Lo si intuisce anche dal tifo, che magari in alcuni passaggi non sarà perfetto e possente, ma a cui va riconosciuto di attenersi sempre su buoni livelli, riuscendo di tanto in tanto a coinvolgere tutti i presenti e alzare i decibel in maniera importante. Molto belli alcuni bandieroni sventolati e discrete le due sciarpate eseguite durante i novanta minuti. Assolutamente promossi rispetto all’ultima volta che avevo avuto modo di vederli, in quel di Viterbo. Segno di quella crescita summenzionata, figlia di un movimento che ha avuto un ottimo ricambio generazionale e che da qui ai prossimi anni può davvero imporsi fermamente sulla Via Emilia e non solo.

Le soddisfazioni per i gialloblu arrivano anche dal campo, dove una rete di Strizzolo permette al Modena di tornare al successo e non allontanarsi troppo dal treno playoff. Una vittoria che viene accolta dall’ovazione dello stadio, impegnato ad applaudire la squadra e incitarla in vista del prossimo incontro di Palermo. Sostegno anche per il Pisa, che rimane tuttavia nelle zona alte della classifica e permette ai propri supporter di sognare un nuovo tentativo di scalata alla massima divisione.

Notevole il “terzo tempo” tra le due tifoserie, che a campo ormai sgomberato da giocatori e addetti ai lavori, si punzecchiano a suon di offese e sfottò. Da segnalare, tra le fila casalinghe, la presenza dei Biris Norte del Siviglia e dei messinesi.

Quando lo stadio si è ormai svuotato anche io tolgo il disturbo, riponendo la mia fotocamera in vista della seconda partita giornaliera in quel di Bologna, dove sarà di scena la Lazio. Due realtà con cui i modenesi non hanno di certo ottimi rapporti e contro i quali, nel corso della loro storia, hanno fatto registrare episodi di tifo (e non solo) alquanto significativi. Scatto mentalmente l’ultima foto al Braglia, uno degli impianti più belli e confortevoli del nostro calcio. E mi porto dentro le sensazioni di questa giornata. Questa è la casa dei gialli, l’ho capito oggi assaporando un clima assai diverso rispetto alle mie precedenti esperienze. Questo è il cuore di Modena e il luogo dove i colori giallo e blu riverberano appieno la fede dei suoi seguaci.

Simone Meloni