C’è un’aria strana sotto la Ghirlandina: la città è ferma, paralizzata. Verrebbe da dire impaurita. E non si stenta a crederlo: sono gli ultimi novanta minuti di un campionato al cardiopalma, che ha visto alternarsi gioie e dolori. Ed è proprio in questi frangenti, quando cioè manca un metro al traguardo, che il cuore si mette a battere all’impazzata. La paura di rovinare tutto, proprio al capolinea.

Il Modena deve fare un piccolo sforzo, battere quel Pontedera che non ha nulla più da chiedere al campionato, anche se giocare a cuor leggero è un’enigma. Vai a capire come funziona in questi casi. La morale della favola è che i canarini hanno un’arma a doppio taglio, e cioè i più di quindicimila spettatori presenti allo stadio, roba che se non ci sei abituato ti si può ritorcere contro. È l’ansia da prestazione, bellezza.

Al Braglia prende infatti vita la rinascita del popolo gialloblu: costretto nel 2017 a subire la più cocente delle umiliazioni, e cioè il fallimento a campionato in corso; ma com’è che si dice? Che anche dopo la notte più buia, c’è l’alba. E dunque come la fenice, ecco il Modena rinascere dalle proprie ceneri e ripartire con umiltà dai Dilettanti, dove destino ha voluto farle ritrovare la rivale di una vita, quella Reggio Emilia con cui un tempo formava un Ducato unico.

La rivalità tra i due centri emiliani, distanti giusto un quarto d’ora di treno, è stato il vero filo conduttore di questi anni, dalla serie D al professionismo, in quella Lega Pro dove le due compagini stazionano da ormai qualche anno. E per una trama da film, il campionato in corso ha visto proprio lo scontro diretto tra le due cugine: inseguitrice prima il Modena, poi la Reggiana, con i derby a dare spettacolo.

Dopo una lunga rincorsa però, il Modena ha fatto il passo decisivo con il più inaspettato dei protagonisti, il portiere Gagno, che in casa contro l’Imolese a tempo ormai scaduto ha segnato dalla propria porta, una “maragliata” che ha fatto il giro del mondo; una bella doccia fredda per le Teste Quadre, che già pregustavano sogni di rimonta.

Poi la trasferta di Gubbio, dove il Modena cicca il primo match point, ed infine l’atto finale: contro il Pontedera e i 15mila del Braglia; trasferta a Teramo invece per la Regia, coi mille sbarcati in Abruzzo con un occhio d’obbligo verso la Ghirlandina.

Ma appena si entra in zona stadio, lo si capisce subito: si respira il clima giusto, quello che non ti fa sbagliare. È vero, in Curva la festa parte di fatto da un’ora e mezza prima, ma la concentrazione non manca, lo si vede dagli sguardi dei tifosi in tribuna, pienissima in ogni ordine di posto: ci sono gruppi e gruppetti vari un po’ dappertutto, di certo c’è che si può tastare con mano la voglia di rinascita di una città sfortunata, pronta a riprendersi il proprio posto di competenza. Perché non di sola pallavolo vive Modena: e da quando è arrivato Carlo Rivetti, signor Stone Island per intenderci, in diversi l’hanno capito. Dagli inferi al paradiso, tutto in un pomeriggio: nel pre-gara si canta Vasco Rossi, simbolo italiano che in nessun luogo è più a casa che qua, a pochi passi dalla sua Zocca; e quando il pubblico si mette a cantare in coro “Come nelle favole”, riecheggiano nelle mente i momenti peggiori, quelli del fallimento, dei mesi senza gialloblu, fino alla ripartenza con (quasi) lieto fine.

Fino all’ultimo centimetro. E quando dopo un quarto d’ora i gialli passano in vantaggio, il boato è liberatorio, della serie, ci siamo. C’è solo un momento in cui il Pontedera sembra pronto a rovinare la festa, ma la difesa di casa fa buona guardia; da Teramo intanto arrivano cattive notizie, la Regia è in vantaggio, ma questo poco importa al pubblico di casa, troppo impegnato a vincere la sua personale battaglia.

All’intervallo è 1-0, per la festa bisogna ancora attendere; ma nella ripresa ecco in fila il secondo e il terzo gol che fanno partire di fatto le celebrazioni: Luca Toni, modenese doc, esulta in tribuna col figlio, e a un certo punto anche il presidente Rivetti, forse influenzato dal folkloristico speaker, decide di prendere il microfono e fare la sua parte. “Mi sentite?” chiede al pubblico “Sono il presidente”. E giù di applausi mentre ancora si gioca. Mai vista una roba del genere. Partono i ringraziamenti, come nei film, ma ancor prima dei titoli di coda.

Quando arriva il quarto gol, anche il più pessimista può rilassarsi; non Tesser, che fino all’ultimo minuto si sbraccia per mantenere concentrati i suoi. Poi parte la festa: immancabili gli sfottò ai cugini reggiani. “Ma ti dico la verità” mi confida un signore “li vorrei in B l’anno prossimo, il derby è speciale”. Gli credo, perché in attesa di quello col Bologna, si vive per la sfida con la Regia; per il momento però c’è solo una certezza: dopo una lunga rincorsa il Modena è tornato. E la festa, dallo stadio, si protrae presto per le vie della città. Come nelle favole.

Testo di Stefano Brunetti
Foto di Stefano Brunetti e Francesco Passarelli

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