Modena-Sampdoria poteva e doveva essere una partita con tutt’altra e alta partecipazione di pubblico ma gli incidenti a margine del derby di Coppa Italia fra Genoa e Sampdoria ha un po’ sparigliato le carte in tavola. Poco più di diecimila gli spettatori con il divieto comminato alla tifoseria blucerchiata che preclude ogni altra velleità numerica. Fra distinti e tribuna laterale, però, è possibile notare una buona rappresentanza di tifosi della Samp sfuggiti alle maglie del divieto in virtù della diversa residenza. Si vedono pezze e striscioni di club di varie parti d’Italia, nulla di nemmeno lontanamente paragonabile al tifo organizzato, ovviamente, per cui esultanza ai goal a parte, non c’è altro di particolare da segnalare. Un vero peccato perché con Ultras Tito e soci al seguito sarebbe stata ben altra cosa, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Conosciamo però già tutti le logiche perverse di chi all’uso preventivo dei divieti ha da tempo anteposto l’uso punitivo e se non c’è probabilmente molto di cui meravigliarsi, è importante non smettere mai di indignarsi.
La curva di casa si presenta completamente piena e con largo anticipo la si vede affaccendarsi per allestire una coreografia: all’ingresso delle squadre in campo, diverse bandiere colorano il loro settore con il lungo striscione: “CON IL TUO SCUDO CUCITO SUL PETTO” a completarne il senso. Diversi gli striscioni esposti durante i novanta minuti, su tutti spiccano nettamente quello dedicato all’anniversario della barbara uccisione di Federico Aldrovandi e un secondo che solidarizza con i doriani per il divieto.
Ottima nel complesso la partecipazione della Montagnani che, per tutto l’incontro, si spende fra battimani, cori, bandiere sempre in movimento e mai un attimo di sosta. In campo però è la squadra ospite a prevalere, cominciando a raccogliere i frutti del cambio di allenatore anche se questo campionato ha storicamente dimostrato di essere lungo e complicato, per cui tutto può ancora succedere, anche in senso positivo allo stesso Modena che fin qui continua a raccogliere risultati altalenanti.
Testo e foto di Luigi Bisio