Passato il maltempo del giorno precedente, finalmente degli spiragli di cielo azzurro dominano Termoli e la sua costa. Il derby tra giallorossi e Isernia è andato in archivio e il “menu” di questa domenica prevede un succulento Monopoli-Altamura. Poco dopo mezzogiorno il mio Intercity parte alla volta della Puglia, lasciandosi alle spalle le ultime quarantotto ore, dove ho in pratica percorso almeno trequarti della dorsale adriatica italiana, provenendo nientepopodimeno che dall’altra parte dai Balcani. Fa quasi strano a dirsi – considerati alcuni campi visti nella mia vita – ma non ho mai messo piede al “Veneziani” per una partita dei padroni di casa. E sì che in questi anni derby e sfide infuocate non sono mancate. L’unica mia apparizione sul manto verde monopolitano riguarda la finale di Coppa Italia Eccellenza disputata tra Fasano e Trani, nel febbraio 2018. Per colmare questa mancanza, dunque, scelgo la sfida che vedrà i biancoverdi opposti ai murgiani, per un confronto che è tornato quest’anno dopo molto tempo e che all’andata ha visto il suo svolgimento nell’immenso palcoscenico del “San Nicola”, dove l’Altamura ha disputato le sue prima partite in C a causa dei lavori di restyling del “D’Angelo”.
Con qualche minuto di ritardo il treno ferma la sua corsa alla stazione di Monopoli. Manca qualche ora al fischio d’inizio e le strade cittadine sono relativamente vuote, lasciando al vento proveniente dal mare il compito di rumoreggiare e “impegnare” i bellissimi vicoli del centro storico. Ammetto che una delle motivazioni per cui ero sempre un po’ titubante nel venire a queste latitudini era la frammentazione che per diverse stagioni ha interessato le varie componenti degli ultras biancoverdi. Per carità, non giudico certo le scelte, ma avendo per anni ammirato i monopolitani in varie trasferte, avrei voluto vederne le gesta casalinghe sotto un’unica insegna. O comunque con una parvenza di unità, che in quest’epoca disgregativa è pur sempre un valore aggiunto. Già, perché i miei ricordi più nitidi circa i supporter del gabbiano vanno a ritroso di almeno due decenni, quando nella loro ascesa calcistica ebbi modo di conoscerli e vederli all’opera, rimanendone sinceramente affascinato. Sia dal punto di vista estetico che da quello canoro. Ricordo ancora oggi uno Scafatese-Monopoli e un Savoia-Monopoli giocati in D nel 2005/2006, sfide a cui assistetti con il mio compagno di viaggio dell’epoca (che oggi, da persona “normale”, ha totalmente cambiato vita e forse neanche sa più dove siano collocate Scafati e Torre Annunziata, sic!) e al termine delle quali rimanemmo con la voglia (poi insoddisfatta) di vedere in casa il contingente pugliese. Ci ho messo solo vent’anni per esaudire questo desiderio e, per forza di cose, molti aspetti e molte sfumature sono nettamente cambiate.
Tra i tanti mutamenti, ovviamente, come non menzionare quelli più mortiferi e irreversibili quali divieti, restrizioni e Daspo che ormai piovono come se non ci fosse un domani anche in situazioni extra stadio? Sebbene alcune radici riescano a resistere e alla fine anche una piazza dagli equilibri delicatissimi come quella monopolitana abbia deciso, per il bene della propria storia e del proprio presente, di tornare unita, dietro al nome della città. Del resto – mi permetto questa riflessione – anche al cospetto del vistoso ricambio generazionale che da qualche anno riguarda buona parte delle curve nostrane, qualsiasi situazione di attrito e frammentazione finisce per allontanare i più giovani, che forse mai come in questi anni difficili avrebbero bisogno di guide forti e ponderate, che tuttavia abbiano sempre la malleabilità per lasciare loro le redini della situazione e dargli in mano il futuro di uno striscione, di un settore o anche di un semplice coro da tramandare. Questo pur rispettando e capendo le migliaia di ragioni che ci sono alla base di ogni scelta dei singoli gruppi.
Mi avvicino allo stadio quando manca poco meno di un’ora al fischio d’inizio. I 264 tifosi altamurani sono arrivati e stanno facendo il loro ingresso alla spicciolata. Guardo con una certa attenzione il filtro composto da poliziotti – armati di telecamere – e steward, che li incanalano attraverso la porticina del settore loro dedicato. Dopodiché raggiungo il mio ingresso, ritiro il pass e in men che non si dica sono in campo, concedendomi il solito giro di ricognizione per capire quali siano le postazioni migliori da cui scattare. In realtà la luce del “Veneziani” mi creerà non pochi problemi, soprattutto per quanto riguarda il settore di casa (ma la colpa è anche mia che mi ostino a utilizzare una reflex vecchia quindici anni, forse per avere un tocco in più di retrò… ma anche di blasfemia ogni volta che rivedo i miei servizi!). Nella parte laterale della Curva Nord campeggia uno striscione per Marco, ragazzo scomparso in settimana che gli ultras biancoverdi hanno deciso di onorare con questo messaggio e con un bello spettacolo pirotecnico iniziale, che illuminerà il settore con tantissimi flash accesi.
A proposito di pirotecnica, anche i murgiani mettono in mostra una discreta confidenza con essa, facendo il loro ingresso sulle gradinate a suon di torce e fumogeni, molti dei quali piovono in campo, venendo puntualmente rimossi dagli steward. Un gesto provocatorio seguito da diversi cori contro i dirimpettai, che tuttavia durante la sfida preferiranno “ignorare” i biancorossi, dedicando loro soltanto due cori: uno in cui li “equiparano” agli amici casaranesi e un altro con con cui li accusano di non essere “degni rivali”. La poca simpatia tra le due fazioni ha il suo retroterra nel passato, in particolar modo nella stagione 2003/2004, quando a margine del match disputato ad Altamura le due tifoserie diedero vita a una giornata alquanto movimentata. Oltre all’aspetto “provocatorio”, tuttavia, i seguaci della Leonessa di Puglia mettono subito in mostra tutta la loro attitudine al colore, alzando gli stendardi e accogliendo l’ingresso delle due squadre con la classica sciarpata. Un marchio di fabbrica per gli altamurani, a cui esteticamente si può sempre rimproverare poco e che – nell’epoca del total black e dell’apparente “vergogna” nel portare troppi colori della propria squadra – merita un elogio. La loro prova sarà complessivamente buona, con tante manate e un’altra sciarpata nel secondo tempo. Di tanto in tanto altre torce vengono accese, un paio finiscono di nuovo nel recinto di gioco, per la gioia degli omini in tenuta fosforescente, costretti a spegnare la fiamma con una bella bottiglia di acqua Guadianello!
Venendo ai padroni di casa: come detto, da qualche tempo, tutti i gruppi hanno deciso di riunirsi in Curva Nord dietro al nome della città. Non sono mai stato un grande amante di questo genere di striscioni troppo generici, ma capisco anche che oggi siano spesso la panacea di tutti i mali e la miglior soluzione per mantenere l’equilibrio. Inoltre è da apprezzare il fatto che lo stesso sia realizzato a mano, riflettendo fedelmente un modus operandi che in alcune componenti della Nord è sempre stato spiccato, se non addirittura preminente. Il blocco centrale comincia a farsi sentire già in fase di riscaldamento, cantando poi per tutto il resto della partita e colorando il proprio spazio con flash, torce e immancabili fumogeni arancioni, le classiche boette diffusissime nelle città di mare e vero e proprio tratto distintivo per le tifoserie italiane rivierasche. Malgrado i padroni di casa riescano a raggiungere sull’1-1 l’Altamura solo in fase di recupero, il Monopoli sta indubbiamente disputando una stagione ben oltre le aspettative, cosa che per lunghi tratti della prima parte del campionato ha fatto letteralmente sognare la città. Quest’oggi gli spettatori totali sono 3.143, di cui 2.002 abbonati. Un numero, quest’ultimo, importante, favorito anche dalle politiche di prezzi popolari attuati dal club. Un qualcosa che non va assolutamente visto come “sminuente”, semmai dovrebbe essere l’esempio da perseguire in ogni categoria, anche considerati i prezzi folli e sproporzionati che spesso riguardano anche la Serie C e le categorie dilettantistiche.
Volendo aprire una piccola digressione calcistica, va detto che il Monopoli è una vera e propria istituzione del calcio regionale e cosiddetto “minore”. Basti pensare che da quando in città si è ripartiti con un progetto serio (2003/2004, esattamente dieci anni dopo il disastroso fallimento del 1993, che, praticamente, lasciò per dieci anni senza calcio la piazza) la squadra ha quasi sempre disputato campionati professionistici (salvo il periodo posteriore al nuovo fallimento del 2010), consolidando la propria posizione e divenendo una vera e propria habitué del terzo gradino del football italico. Questo ha permesso ai pugliesi di confrontarsi con molteplici piazze del centro/sud, sviluppando amicizie e rivalità che nel tempo hanno forgiato e dato una linea di continuità a tutta la tifoseria. Quanto una squadra di calcio sia radicata nella propria comunità lo capisci anche da come le tribune (e più specificatamente il Distinto) vivono i novanta minuti. Appare indicativo vedere diverse pezze che, pur essendo di club, ammiccano al materiale ultras e la maggior parte degli spettatori del Distinto seguire la partita in piedi o appoggiati alle ringhiere.
Dopo il triplice fischio le due squadre si portano sotto ai rispettivi tifosi, ricevendo in ambo i casi applausi e cori di incoraggiamento. Per l’Altamura, malgrado la delusione del pareggio subito in extremis, si tratta comunque di un ottimo punto guadagnato sul campo di una squadra più quotata, mentre i supporter del gabbiano hanno comunque apprezzato l’atteggiamento dei propri calciatori. Il “Veneziani” va lentamente svuotandosi e la polizia sembra voler accelerare l’uscita degli ospiti, in maniera da sgomberare quanto prima la zona circostante lo stadio. Mi concedo gli ultimi scatti e poi lascio la pettorina agli steward, che inspiegabilmente si riprendono pure il pass dov’è scritta la partita e il mio nome. Cosa che “devasta” la parte infantile che è in me: dato che ormai trovare un biglietto cartaceo per la collezione sugli spalti è pressoché impossibile, in genere mi accontento del pass. Ma stavolta neanche quello. La crudeltà del calcio moderno! Non mi resta altro che avviarmi verso la stazione e salire su uno degli ultimi treni per Bari, da dove attenderò l’Intercity Notte per Roma. Di fatto questa giornata si conclude come era iniziata: su un treno, in viaggio. La costante della mia esistenza e anche l’unico modo che conosco per raccontare un’esperienza, una storia, una città!
Simone Meloni

































































