Derby del Valdarno numero 106 e così come all’andata rispondo presente. Le due compagini occupano questa volta una posizione di classifica molto precaria e una vittoria vorrebbe dire recuperare punti importanti oltre che morale. Arrivo a Montevarchi con largo anticipo, in modo da poter rifocillarmi e poter fotografare il corteo dei tifosi sangiovannesi (che è uno dei retaggi del passato che mi piace di più). Già noto un discreto dispiegamento di forze dell’ordine, del resto fra le due compagini esiste un profondo e antico odio che va al di là del semplice sfottò per cui lo si poteva mettere in preventivo.
Gli ospiti arrivano con mezzi propri e una volta convogliati nel parcheggio, s’incamminano all’indirizzo dello stadio “Brilli Peri”, anche perché mancano meno di trenta minuti all’inizio della gara e l’adrenalina comincia a salire. Il corteo prosegue rumoroso ma senza intoppi e una volta giunto nei pressi dell’impianto, abbandono questa prospettiva per fare il mio ingresso in campo e vedere entrambi i protagonisti all’opera.
Salutati i vari colleghi tiro fuori le mie macchine fotografiche che anche quest’oggi avranno il loro bel da fare. Nella curva occupata dai tifosi montevarchini, in bella mostra uno striscione che farà da preludio alla coreografia iniziale: “Da sempre… la vostra luce!!!”. Le squadre fanno finalmente il loro ingresso in campo con una cornice di pubblico davvero buona per la categoria, si parla di 1.700 spettatori circa presenti all’evento. Numerose torce accese dai tifosi di casa a completare il senso dello striscione, il tutto condito dall’esplosione di diversi petardi, mentre sciarpata e vessilli in bella mostra caratterizzano gli ultras giunti da San Giovanni.
In campo molto meno baldanzose le due squadre, regna la paura e la partita sarà avara di emozioni concludendosi poi con un pareggio che sembra accontentare entrambe, visto che perdere punti, a maggior ragione in un derby come questo, potrebbe affossare moralmente chiunque fosse alle prese con un periodo di forma già di per sé delicato. Il male minore alla fine è quello preferibile.
Per fortuna, nel mentre, ci pensano gli ultras di entrambe le squadre a rendere i novanta minuti avvincenti con bei cori, battimani, sfottò, striscioni ironici. C’è letteralmente tutto per confermare ancora una volta, e se mai ce ne fosse stato bisogno, che i tifosi sono l’anima del gioco del calcio e non semplici comparse da bistrattare appena le cose vanno meglio.
A fine gara, i ventidue in campo – pur fra qualche mugugno dei locali – ringraziano i rispettivi sostenitori e ne hanno ben donde: il vero spettacolo quest’oggi sono stati loro e l’applauso rituale non è solo un atto dovuto ma un riconoscimento di indubbio merito.
Sauro Subbiani