Giornata storica per Monza, che per la prima volta in 110 anni di storia ha raggiunto il “paradiso” della Serie A, dopo averla più volte sfiorata negli anni Settanta.

Artefici dell’impresa la coppia Berlusconi – Galliani (quest’ultimo già dirigente della società biancorossa prima che il Cavaliere comprasse, nel 1986, il Milan) che ne hanno preso le redini nel 2018 senza mai nascondere le proprie Ambizioni.

In questi quattro anni, mentre la squadra si metteva alle spalle la serie C e le restrizioni Covid tenevano a lungo il pubblico lontano dagli spalti, lo stadio “Brianteo” era già stato oggetto di importanti interventi di ammodernamento che, in un’ottica di medio termine, dovrebbero portare ad un aumento di capienza ed alla completa copertura.

Nel frattempo, in meno di due mesi da quando i brianzoli conquistavano la promozione sul difficile campo dell’Arena Garibaldi di Pisa, è stata rimessa a lucido la Tribuna Est. I media locali raccontano che la riapertura di questo settore dello stadio, chiuso da circa venti anni, si è resa possibile grazie ad un’attività incessante, notte e giorno, per un totale di 20.000 ore di lavoro nonostante il caldo tropicale di questo 2022.

Sul fronte della tifoseria, sarebbe forse superfluo dire che, come in tutte le piazze, i successi sportivi hanno fatto salire sul carro del vincitore anche umanità varia: dal tifoso che si era allontanato perchè stanco di certi palcoscenici, a chi vuole semplicemente godersi il “grande calcio” pur tifando magari altre squadre, e via dicendo.

Il trend si era già visto in modo chiaro in occasione dei play off della scorsa primavera, con un afflusso di pubblico più massiccio rispetto alla media spettatori stagionale. La campagna abbonamenti ha praticamente “bruciato” tutti i posti della Davide Pieri, nonostante un costo (250 euro) che si distanzia molto dai prezzi ultrapopolari delle ultime stagioni e che non è nemmeno tra i più bassi della Serie A. Ora toccherà capire se i nuovi arrivati sapranno o vorranno dar manforte a quello zoccolo duro che non ha mai fatto mancare il proprio incitamento alla maglia biancorossa, a prescindere da categoria, distanze e condizioni metereologiche.

Il debutto nella massima serie avviene, appunto, tra le mura amiche e l’avversario di turno è il glorioso Torino. Impossibile non ripensare a quanto avvenne nel giugno del 1990, ultimo turno del campionato cadetto che vide i granata guadagnarsi l’immediata promozione ed i brianzoli retrocedere in terza serie dopo lo spareggio-salvezza contro il Messina. Complici le presenze di gruppetti di juventini e bergamaschi vogliosi di salutare i loro grandi avversari di sempre, infatti, fu una domenica agitata fuori e dentro il Brianteo, con tanto di invasione di campo a fine partita, scontri corpo a corpo tra tifosi e furto di striscioni biancorossi per mano dei piemontesi.

Strano a dirsi, almeno a parere di chi scrive, ma a trent’anni di distanza sono i sostenitori del Toro a dissotterrare per primi l’ascia di guerra, dedicando sin dal pre-partita vari cori offensivi nei confronti dei Monzesi che, peraltro, preferiscono l’arma dell’ironia rispondendo con un semplice “Vi vogliamo così!”.

Il colpo d’occhio dello stadio è discreto, tenuto conto che si gioca alla vigilia di ferragosto e che tanta gente è in ferie. Vuoi perché a centro curva le persone sono più ammassate, vuoi appunto per l’assenza dei vacanzieri, i lati della curva sud presentano infatti vari vuoti, mentre la nord (completamente riservata, da quest’anno, alla tifoseria ospite) è piena ad occhio per poco più della metà della sua capienza. Alle spalle non passa inosservato un grande palco per le riprese televisive.

Se appare molto sguarnita la Tribuna Ovest, supera l’esame la Est che regala un colpo d’occhio di tutto rispetto pur con biglietti non certamente economici (50 euro il primo anello, 25 euro il secondo anello).

L’assenza del mio consueto compagno di stadio, che rientra appunto nella categoria dei vacanzieri, mi fa decidere di scegliere un posto più defilato, per poter osservare meglio le due fazioni ultras.

I padroni di casa per salutare la serata storica alzano cartoncini bianchi, una grande “A” all’altezza della balconata centrale e lo striscione “Nessuna notte buia può impedire al sole di sorgere”. Una coreografia piuttosto semplice ma che, soprattutto se vista frontalmente, regala un buon impatto.

Sul fronte opposto non viene concesso molto dal punto di vista visivo anche se, per quello che ha significato nel panorama ultras nazionale, al sottoscritto basta rivedere quello striscione granata con il grande teschio al centro, che da sé ripaga il prezzo del biglietto. All’ingresso delle squadre gli ospiti sventolano due/tre grandi bandiere e poi sono i battimani a dare un po’ di colore.

Sul campo si affrontano squadre profondamente rinnovate rispetto alla stagione precedente ed il match resta in sostanziale equilibrio per quasi tutto il primo tempo, anche se gli uomini di Juric quando provano ad alzare ritmo e velocità danno l’impressione di poter fare male. L’undici di Stroppa, per contro, punta molto sul controllo del pallone, spesso proponendo retropassaggi ma senza mai riuscire ad offrire buone palle al duo di attacco Caprari-Petagna.

Buono il sostegno delle due tifoserie, capaci di proporre il rispettivo repertorio vocale in modo continuo e, per alcuni cori, coinvolgendo anche i tifosi più laterali. Tra un “La gente vuole sapere” a ripetere di sponda granata ed il più elaborato “Dal ponte dei leoni fino a piazza del duomo…” di sponda biancorossa, la contesa è molto equilibrata per la prima mezz’ora. Dopo essersi cimentati in una bella sciarpata si assiste ad un calo di decibel degli ospiti mentre i padroni di casa si entusiasmano ripetendo a lungo una delle loro hit più caratteristiche che ribadisce, come è noto ai più, che “… se ci cerchi siamo al bar!!!”

Approfittando di una difesa non perfettamente schierata il Toro passa sul finire del tempo con il neo acquisto Miranchuk, bravo a trovare lo spazio giusto ed a beffare d’esterno sinistro il portiere Di Gregorio.

La ripresa delle ostilità avviene a ritmi lenti e, nuovamente, il Monza lascia sostanzialmente inoccupato Milinkovic-Savic. È un’altra leggerezza difensiva dei padroni di casa che, intorno al 65°, apre le porte al raddoppio degli ospiti, realizzato in acrobazia da Sanabria proprio davanti ai propri sostenitori, con i quali condivide poi la gioia del goal.

Nonostante il ko subito, non muta di molto l’incitamento della Davide Pieri e per convincere i più tiepidi, dall’impianto voce si alza il giusto monito che, dopo la squadra, anche la curva deve dimostrare di meritarsi la serie A. Da annotare alle cronache lo striscione “Gigi Radice è la tua partita” ad omaggiare colui che fu ad inizio e fine carriera allenatore dei Brianzoli e, soprattutto, guidò il Torino alla conquista dello scudetto del 1976; applausi in risposta anche da parte granata.

La girandola di sostituzioni proposta, forse un po’ tardivamente, da Stroppa non riapre la partita e la rete di Dany Mota, giunta al 4° minuto di recupero, servirà solo per le statistiche, trattandosi della prima marcatura del Monza in serie A.

Lele Viganò