Giornata di pioggia oggi al “Brianteo” di Monza e pubblico poco numeroso che non raggiunge nemmeno le diecimila unità. Sono numerosi invece i tifosi provenienti dal Veneto, si parla di 1.778 biglietti venduti per il settore ospiti, ma avrò mondo di notare altre presenze gialloblù in vari settori dell’impianto brianzolo, nel corso della partita.
All’ingresso delle squadre in campo, la curva di casa espone l’evocativo striscione “Quando c’era lui” seguito da una bella fumogenata biancorossa. Il riferimento è chiaramente rivolto non solo a Silvio Berlusconi che ha portato il Monza dalla serie C alla serie A, ma anche al fatto che gli attuali eredi della famiglia non sembrano dare l’impressione di tenere molto alle sorti del calcio a Monza. Non passano nemmeno dieci minuti che dalla Curva “Davide Pieri”, viene esposto un altro striscione polemico: “Riso, rifilaci un altro (B)idone e intasca un altro milione”. Stavolta l’indiziato è Beppe Riso, procuratore fra gli altri di Daniel Maldini, Petagna, Carlos Augusto. Proprio pochi minuti dopo, passa in vantaggio il Verona grazie all’autogol del serbo Leković, al suo esordio dopo essere appena arrivato a seguito del mercato di riparazione di gennaio.
Nonostante una situazione sempre più critica, non viene comunque a mancare l’apporto dei sostenitori biancorossi, mentre i veronesi hanno delle pause più prolungate, fermo restando che quando ci si mettono, riescono ad alzare i decibel in maniera perentoria, prendendosi letteralmente tutta la scena.
I tifosi gialloblù, come accade ormai da un po’ di tempo a questa parte, si raccolgono tutti dietro all’unico striscione “Hellas Army”, a dire il vero in parte un po’ nascosto alla mia vista. L’unica altra pezza gialloblù presente è quella riconducibile ad un ammirevole tifoso in sedia a rotelle posizionato in tribuna est, recante il vecchio logo della squadra.
Nel secondo tempo, il malumore monzese continua a manifestarsi, questa volta nei confronti di colui che fino a poco tempo fa era considerato “uno di noi”, ovvero Adriano Galliani, a cui è indirizzato lo striscione “A Monzello va in scena C’è posta per te (Taac e aumenta l’audience)”.
In questo caso il riferimento è ad una lettera che lo stesso Galliani ha consegnato alla squadra qualche giorno fa per motivarla nella corsa salvezza. Nel calcio, è noto, la riconoscenza è costantemente al vaglio dei risultati del campo e non è mai troppo salutare, a livello dirigenziale, sedersi sugli allori.
Sul campo avviene ben poco altro, mentre sugli spalti da segnalare una bella sciarpata monzese e l’accensione di un paio di fumogeni veronesi. Nei minuti conclusivi di gara poi, i butei colorano il proprio settore con bandiere, due aste e sciarpe mentre, al fischio finale, espongono inoltre uno striscione in dialetto che recita: “VOLEMOGHE BEN AL VERONA!”. La frase, attribuibile al compianto ex presidente Eros Mazzi, scomparso trent’anni fa in un incidente stradale, è nella sua semplicità forse la più grande prova d’amore per la propria squadra. L’invito cioè a volerle sempre bene, ancora di più e ancora più forte nei momenti di difficoltà. Sarà passatismo ma in questo momento servirebbe anche al Monza qualche dirigente innamorato più della squadra che non alle istanze societarie, per superare un momento di evidente declino.
Alan Cacciatore