Morolo è un paesino abitato ufficialmente da poco più di tremila persone (in realtà molto meno a causa dell’ormai annoso spopolamento delle zone rurali) la cui fondazione è leggendariamente assegnata ad Annibale, di passaggio da queste parti nel 210 a.C. . Per arrivare sulla sommità del suo nucleo più antico – contraddistinta dalla rocca del Castello dei Colonna – occorre inerpicarsi per gli stretti vicoli del centro abitato. In questi minuscoli centri abitati si finisce spesso con l’entrare dentro casa altrui convinti di star percorrendo la strada giusta per la piazza centrale o per un punto panoramico. Tuttavia dopo esser scambiati per sedicenti ladruncoli si possono anche ascoltare alcune chicche da un’arzilla anziana che sale le ripide viuzze quasi meglio di me e grazie alla quale apprendo che la divisione tra la zona compresa nelle mura del Castello e quella esterna ha dato due appellativi distinti ai rispettivi abitanti: “Daballeri” per i primi, “Castellani” per i secondi. Alla fine è cultura pure questa, sebbene resti il rammarico di non aver chiuso il mini tour trovando un caseificio aperto per comprare la “ciambella”, formaggio che rappresenta il vanto culinario morolano.

Chiusa la pagina didattica non mi resta che riscendere verso lo stadio Nando Marocco e guadagnare l’accesso al manto verde. Prima della partita il Morolo è penultimo in classifica con due punti, mentre il Sora, reduce dalla sconfitta interna con la capolista Lupa Frascati, cerca il riscatto per rimanere in scia alle prime. Causa Covid i biglietti sono stati resi disponibili solo ed esclusivamente in prevendita, con un prezzo di partenza che per gli ospiti inizialmente era di 10 Euro per poi scendere a 8. Al cospetto della tribuna di casa acquistabile a 5 Euro. Nessuno me ne voglia ma la considerazione che segue credo sia d’obbligo: vendere al doppio del prezzo una tribunetta in acciaio scoperta rispetto a una bella tribuna in cemento con copertura, per una partita di Eccellenza e peraltro in un giorno di acclarato maltempo è un’esagerazione. Capisco che il momento sia economicamente difficile per tutti, società comprese, ma non si può sempre pensare di speculare sui tifosi e, soprattutto, sulle tifoserie ospiti che già di loro hanno comunque maggiori spese da affrontare. Inoltre, in questo come in altri casi, non c’è proprio una logica. Stai facendo pagare il doppio un biglietto di un settore migliore? No. Stai offrendo qualche servizio extra? No. E allora 5 Euro anche per i sorani era un prezzo più che equo. Un principio che vale in ogni categoria e per il quale dovrebbero essere messi dei paletti chiari e invalicabili dalle leghe calcistiche di competenza.

Qualche minuto dopo il fischio d’inizio sento il rullare di un tamburo seguito da alcuni cori riecheggiare dal parcheggio. Il contingente bianconero è arrivato in breve tempo e si sistema nel proprio settore, cominciando a tifare. Sono talmente fissato nell’evitare tutte quelle tifoserie che alle prime due gocce d’acqua aprono gli ombrelli che oggi promuoverei a pieni voti i sorani solo per aver cantato costantemente senza neanche l’ausilio di un ombrello o di una mantellina. Ironia a parte, la loro è davvero una bella prestazione: voce, mani, torce e un paio di sciarpate. Sempre in movimento e con un’ottima intensità. Un po’ come succede per tante realtà del loro calibro penso che se la squadra li aiutasse con un paio di campionati di vertice, riuscirebbero a trovare anche una quadratura dal punto di vista del pubblico “normale”.

Sull’aspetto numerico – parlando solo ed esclusivamente di ultras – francamente mi sento di dire poco. Per il periodo storico che attraversiamo, le restrizioni e le difficoltà oggettive ormai nel seguire pure in queste categorie, lo zoccolo duro c’è e ha mantenuto intatto il lavoro fatto in questi anni.

In campo la sfida non è quasi mai in discussione. Il Sora sbanca il Marocco con una netta quaterna siglata dalla doppietta di Rossi e dai gol di Souare e De Fato. Finisce con i giocatori ospiti a festeggiare assieme ai propri tifosi mentre la pioggia continua a scendere a spron battuto, senza un minuto di pausa. Alla fine sono queste le partite in cui emerge la vera essenza.

Simone Meloni