Da più parti, sfogliando le notizie odierne, viene evidenziato il forte paradosso in scena a Napoli. La squadra di Sarri continua a vincere e convincere, ancor più fra le mura amiche, dove il tecnico toscano non ha mai perso, raccogliendo ben 19 vittorie su 22 partite giocate. Un vero record che eguaglia e riporta alla memoria il Napoli del secondo scudetto e che ha inscritto di diritto Sarri nel cuore della tifoseria napoletana, anche se in verità il feeling è stato sempre ottimo, in ragione delle riconosciute ed apprezzate doti umane dello stesso. Umano al punto che, forse peccando di stile o forse fregandosene di questo bon ton spesso ipocrita e imposto dall’alto, ha finito per sbottonarsi in alcune polemiche verso la categoria arbitrale a margine di Genoa-Napoli.

A parte l’ironia sul “pianginismo”, la polemica ha poi investito di rimando il presidente De Laurentiis al quale Sarri chiedeva di far sentire, nelle opportune sedi, la voce della società a difesa del lavoro tecnico in seno al Napoli. Per tutta risposta De Laurentiis ha invitato Sarri a non cercare alibi e rispettare le decisioni arbitrali. Se la cosa abbia in certo qual modo raffreddato i rapporti fra le parti, lo si può solo immaginare, ma di certo ha trovato pronta la tifoseria che nella gara contro il Chievo ha esposto lo striscione “Sarri uno di noi” schierandosi, ancora una volta, contro De Laurentiis in questa lunga guerra che da più tempo e su più fronti li vede contrapposti al presidente.

Tante le accuse rivolte all’imprenditore romano, da quelle di aver solo speculato sul Napoli senza mai investire se non parte degli utili che la stessa attività genera. Ma la più recente e forte diatriba riguarda la querelle sul caro-biglietti che aveva già visto i tifosi lasciar vuoto il centro del settore nella gara contro il Milan, con il solo striscione “40 €” a rappresentar simbolicamente tutto il loro malcontento. Sempre in tal senso, di non molti giorni fa è la notizia di una delegazione della tifoseria ricevuta presso la Commissione Sport del Consiglio Comunale cittadino, per porre la questione all’attenzione delle autorità e chiedere di calmierare i prezzi e portarli a soglie realmente popolari, specie in virtù del fatto che lo stadio è di proprietà comunale e quindi collettiva.

Tante le accuse mosse a De Laurentiis dicevamo, e in verità anche lui, da parte sua, non ha mai fatto nulla per smussare le criticità in essere. Il problema non è solamente locale, tante ancora sono infatti le piazze in cui la gestione è fortemente padronale ed accentrata nelle mani del singolo proprietario, con poche o scarsissime attenzioni alla valorizzazione del patrimonio-tifosi, ad una radicalizzazione dei rapporti fra squadra e territorio, ad una più ampia identificazione del tifoso nella propria compagine, ad una fidelizzazione vera e non solo ascrivibile ad astratti principi di marketing. Molti dirigenti se ne fregano e possono anche farlo fino a quando i risultati danno loro ragione, poi appena il progetto tecnico fallisce per un qualsiasi motivo, e ce ne possono essere tanti fra le miriadi di variabili che interessano il calcio, finiscono per ritrovarsi da soli con la loro arroganza. Oppure, lezione ancora più severa, nonostante un andamento tutto sommato positivo in campo, ci si può ritrovare con meno di venti mila presenti allo stadio (19.942 secondo le stime ufficiali) ed è forse uno dei più significativi schiaffi in faccia al modo di gestire il calcio oggi in Italia, fra deliri di potere manageriale e poliziesco. Il San Paolo vuoto, come l’Olimpico vuoto a Roma, sono il verdetto insindacabile del fallimento e lo si può pure derubricare sminuendo gli avversari di turno a “minuzzaglia”, per parafrasare sempre De Laurentiis, o invocare Superleghe nazionali ed internazionali anziché la “safety”, ma la verità non cambia: questi numeri, in un passato non molto distante, in certi campi, li si facevano negli anni in cui si lottava per non retrocedere contro avversari ancora più assurdi di quelli attuali, oppure, per guardare il giardino del vicino come fanno loro, che è sempre più verde, tali numeri li fa persino la “minuzzaglia” della Serie B inglese o tedesca, per cui basta alibi sì, ma bisognerebbe dirlo non a Sarri ma a De Laurentiis e a tutti i signori che siedono attorno al tavolo della Lega Calcio.

Matteo Falcone.