Splendida cornice di pubblico per l’anticipo di serie A tra Atalanta e Sassuolo. Più che la bella giornata primaverile è senz’altro la cavalcata degli orobici ad attirare al Brumana quelli che alla fine saranno 18.209 spettatori, cioè le presenze che più o meno sono registrate nelle partite con le più blasonate Roma, Napoli ed Inter.

La curva nord ha organizzato una coreografia in memoria di Yara Gambirasio, la cui triste vicenda penso sia nota a tutti. Altrettanto noto, penso, il fatto che questo momento arriva con quasi un anno di ritardo: era già tutto pronto per la partita Atalanta-Chievo dello scorso campionato, ma poi si mise di mezzo l’Osservatorio Manifestazioni Sportive con divieti e restrizioni assurde ed i tifosi decisero, loro malgrado, di rimandarlo. Oggi fila tutto liscio e fuori lo stadio si continuerà, dopo la partita, a ricordare la giovane bergamasca ed a sostenere l’Associazione che i genitori hanno costituito in suo nome.

A distanza di circa un mese dalla partita con la Fiorentina, mi pare di percepire inizialmente un’atmosfera più rilassata nei confronti degli undici orobici in campo. Nemmeno il tempo di pensarlo che la Nord chiama “tutto lo stadio” ad accodarsi al coro “portaci in Europa”, al quale farà poi seguito un “Vinci per noi magica Atalanta” che si protrae per svariati minuti. Quando l’incitamento sembra sul punto di spegnersi arriva la prima occasione goal (protagonista il capitano Gomez) che ridà fiato ai polmoni ed il coro riparte con vigore. È un buon momento per gli uomini di Gasperini: prima Petagna impegna l’ex di turno Consigli, poi il Papu colpisce il palo a portiere battuto, ma il risultato non si sblocca.

Anzi, arriva una vera e propria doccia fredda al minuto 36 quando Pellegrini approfitta di un errore di Caldara a metà campo e si invola solitario verso la porta avversaria: Berisha, pur bravo pochi minuti prima a sventare una punizione da fuori area sporcata da una deviazione della barriera, può fare davvero poco ed è costretto a raccogliere il pallone finito in fondo al sacco. Superfluo forse dire, vista la presenza numerica ridotta ai minimi termini, che dell’esultanza dei tifosi ospiti non arriva nemmeno un’eco lontana.

L’Atalanta incassa il colpo e non riesce a reagire in modo efficace, ma quando i giocatori si infilano negli spogliatoi la curva non risparmia il più classico dei “Forza Ragazzi”.

Nell’intervallo Gasperini sostituisce Grassi per Spinazzola è l’avvio di secondo tempo vede un approccio decisamente più pimpante. L’arbitro non punisce l’evidente trattenuta che impedisce a Masiello, sempre pronto ad infilarsi sul secondo palo nei tiri da fermo, di arrivare sul pallone e il Brumana s’incazza parecchio, anche perché gli avversari appena possono perdono tempo in manfrine piuttosto plateali.

Finiti i mugugni si alza forte il “Devi sempre solo vincere” che è un po’ il cavallo di battaglia della Nord in questo campionato. Kurtic esce per fare posto a D’Alessandro e la Dea continua a premere, collezionando un corner dopo l’altro. Al 20° il Sassuolo spreca invece l’occasione del raddoppio, con Ragusa che conclude a fior di palo una veloce azione di rimessa.

La Nord, o meglio il solito zoccolo duro a centro curva, tira un po’ il fiato e, per converso, registrano un buon momento i Forever Atalanta: i loro bandieroni, già in frequente movimento, ora sventolano sulle note di “Pinocchio”, evergreen delle top ten ultras anni novanta.

Tenta e ritenta, il pareggio alla fine arriva: punizione dalla sinistra di Gomez e sulla traiettoria si inserisce Cristante che spizzica di testa quel tanto che basta. Il Comunale si accende, compresa qualche torcia usata di straforo, e potrebbe incendiarsi del tutto se appena un minuto dopo arrivasse il raddoppio, ma per questione di pochi centimetri il pallone si perde sul fondocampo.

Ci saranno altre due buone occasioni, prima con Caldara e poi con D’Alessandro, e cinque abbondanti minuti di recupero, ma il risultato non si schioda e l’Atalanta perde una buona opportunità per tenere a distanza gli altri contendenti dell’Europa League.

Lele Viganò.