Per la 30ª giornata della SuperSport HNL, la massima divisione del campionato croato di calcio, si affrontano i padroni di casa del NK Istra 1961, attualmente sesti in classifica, e l’Hrvatski Nogometni Klub Rijeka, capolista del torneo.

La squadra locale ha sede a Pola, nella regione dell’Istria, e disputa le proprie partite casalinghe allo Stadio Aldo Drosina, che può ospitare circa 9.200 spettatori. Gli ospiti, invece, affondano le proprie radici nel lontano 1904, anno di fondazione del Club Sportivo Olimpia. Nel 1926, durante il periodo di amministrazione italiana della città, il club confluì nell’Unione Sportiva Fiumana che partecipò a 17 campionati italiani, 12 del terzo gradino corrispettivo all’attuale serie C, 4 di Serie B/Prima Divisione e nel 1928-29 addirittura alla Divisione Nazionale, massima serie calcistica dell’epoca. Dopo la Seconda guerra mondiale e il passaggio dell’Istria alla Jugoslavia, nel solco dell’ideologia socialista, la Fiumana venne sciolta come tutte le società sportive per far posto a polisportive legate il più delle volte a corporazioni. Il Kvarner/Quarnero successivamente fondato da esuli della precedente esperienza sportiva, fu costretto a cambiare nome dalle autorità titine nel 1954, assumendo il nome di NK Rijeka, per diventare definitivamente HNK Rijeka nel 1995.

Quella di oggi è dunque una partita dalle sfumature anche “tricolore”, poiché entrambi i territori furono, seppur per periodi differenti, sotto l’egemonia del Regno d’Italia: l’Istria, a seguito del Trattato di Rapallo, dal 1920 al 1943; Fiume (l’attuale Rijeka), invece, dal 1924 al 1943.

I colori sociali del club di casa sono il giallo e il verde, rappresentativi delle tinte tradizionali della città di Pola. Il tifo è guidato dai “Demoni”, gruppo principale della curva istriana. Per quanto riguarda gli ospiti, i colori ufficiali sono il bianco e l’azzurro, e il tifo organizzato fa capo all’“Armada Rijeka”.

Lo stadio oggi offre un bellissimo colpo d’occhio: oltre 6.000 spettatori presenti, di cui circa 1.000 provenienti da Rijeka – un numero importante, considerando che le due città distano oltre cento chilometri.

La partita, soprannominata “derby della Učka”, prende il nome dal Monte Učka, la catena montuosa che separa l’Istria (dove si trova Pola) dalla regione del Carnaro (dove si trova Rijeka/Fiume). Questo derby è da sempre caratterizzato da una forte rivalità e da un’atmosfera tesa tra le due tifoserie.

All’ingresso in campo delle squadre, i padroni di casa organizzano una coreografia ben riuscita: al centro della curva viene srotolato un copricurva completato da cartoncini blu, mentre nella parte inferiore compare lo striscione “Učka pa do mora tvog” (“Dall’Učka fino al tuo mare”). Il telone raffigura il Monte Učka, montagna simbolica che segna il confine naturale tra le due regioni, richiamando tematiche identitarie e geopolitiche tuttora sensibili in quest’area dei Balcani.

Durante il match vengono esposti diversi striscioni: il primo, “ROK POČIVAJ U MIRU” (“Rok, riposa in pace”), ricorda un tifoso scomparso; il secondo, “Samo ve od Istre… huknuti prvenstvo” (“Solo voi dell’Istria… soffiateli via il campionato”), è completato da due aste che raffigurano una capra che “surclassa” uno squalo – un chiaro riferimento simbolico alle due squadre.

Dal punto di vista estetico, i tifosi di casa mostrano uno stile retrò, distante dalle tendenze “casual” diffuse in Italia. Il materiale esposto, seppur meno ricercato, ha un forte impatto visivo, con striscioni disposti lungo tutta la curva, come avveniva spesso anche negli stadi italiani prima delle attuali leggi repressive che limitano la libertà coreografica dei tifosi.

La vittoria finale dell’Istra, di grande prestigio, regala alla curva di casa la gioia dei tre punti e la soddisfazione di aver di fatto complicato la corsa al secondo titolo nazionale degli odiati rivali.

I tifosi ospiti, presenti in buon numero, accolgono le squadre in campo con uno spettacolo pirotecnico, anche questo ormai una rarità da quest’altra parte dell’Adriatico. Al centro del loro settore campeggia lo striscione del gruppo principale, affiancato da numerosi drappi, alcuni dei quali riportano scritte in inglese, a testimonianza di una lunga e solida tradizione di tifo organizzato. Nel corso dei novanta minuti viene ricordato, con uno striscione, (“POČIVA U MIRU”), un tifoso scomparso.

Al termine della partita, nonostante la sconfitta, i tifosi ospiti continuano a sostenere gli undici in campo, ancora impegnati nella corsa al titolo. Nonostante la forte rivalità e anche in virtù dell’importante servizio d’ordine, non si sono registrati episodi di cronaca all’esterno dello stadio.

Testo di Michele D’Urso
Foto di Anej Ujčič