Prendete una calda domenica di maggio, aggiungeteci le celebrazioni della santa patrona della città e addizionate infine la partita della squadra locale a cui manca una sola vittoria per raggiungere la promozione. Questa è la Siena che oggi m’accoglie. La città del Palio è in fermento, le strade sono ricolme di turisti accaldati ma, anche e soprattutto, di maglie bianconere. Girando per il centro mi accorgo non esserci un solo negozio privo della maglia della Robur esposta in vetrina. L’attaccamento della città alla sua squadra è grande. L’abbraccio del popolo bianconero ha avvolto la Robur anche nei giorni più difficili e i veri senesi non hanno mai smesso di essere accanto ai propri colori.
L’atmosfera è quella della festa: una partita tutto il contrario che impossibile contro un Gavorrano già praticamente salvo, può regalare alla Robur il ritorno nel professionismo a distanza di un solo anno dal fallimento societario. Di festa però se ne parla fino ad un certo punto. Qualche ultras che incontro mi parla di Dovere. Sì, essere oggi al Franchi non è per festeggiare. Essere oggi al Franchi è un dovere nei confronti della città che si ama e si difende. E’ mostrare l’attaccamento incondizionato verso la propria maglia al di là di un presidente incapace, di un terremoto finanziario e di tutti i retroscena da tavoli della politica. Esserci è solo e unicamente per quella Torre del Mangia e per quel campanile del Duomo che svettano dietro le tribune, per quella Siena che in Piazza del Campo festeggia la sua patrona.
Entro al Franchi con largo anticipo e vedo i tifosi bianconeri giungere alla spicciolata. Oggi i tagliandi staccati al botteghino sono la bellezza di 5000 e ben tre settori dello stadio sono ricolmi di persone. Sotto la Curva Robur è appeso uno striscione d’eccezione che recita “SIENA TRIONFA IMMORTALE” e pochi metri più su è in fermento una semplice ma scenografica coreografia. Da Gavorrano sono giunti poco più di una ventina di spettatori muniti di una bandiera e di uno striscione rossoblù.
Al momento della discesa in campo delle squadre, ecco comparire in curva tanti cartoncini colorati di bianco e di nero che regalano un notevole colpo d’occhio. Anche i club non sono da meno: in Maratona viene srotolato un grande copricurva raffigurante un uomo a cavallo: si tratta del particolare di un affresco di Simone Martini conservato nel Palazzo Pubblico di Siena raffigurante il condottiero senese Guidoriccio da Fogliano.
Il tifo di casa è alle stelle fin dalle prime battute. Negli occhi dei ragazzi in curva c’è quella grinta giusta per affrontare una gara decisiva ma, soprattutto, c’è quel forte senso del dovere di cui mi parlavano prima della partita. La gara sul campo è un’altalena di emozioni: ai bianconeri non basta andare due volte in vantaggio per chiudere la pratica e il campionato. La squadra di mister Morgia prima fallisce un rigore al termine della prima frazione e poi si vede ribaltare il punteggio nella seconda, riuscendo a pescare il pari solo a pochi minuti dalla fine. In nessun momento le è mancato però l’appoggio dei ragazzi della Curva Robur. Cori costanti hanno scandito anche i momenti più difficili di questa partita: altra, ennesima prova della determinazione della città e della voglia di approdare nuovamente nei professionisti. All’inizio della seconda frazione viene anche effettuata una sciarpata di qualità.
Lasciando lo stadio al termine della gara, noto comprensibilmente molte facce abbattute. La festa è da rimandare all’ultima di campionato e tutti sanno che a Massa non sarà facile far valere le proprie ragioni. Adesso però è arrivato il momento di tuffarsi in Piazza del Campo dove gli sbandieratori delle 17 contrade si stanno esibendo in onore di Santa Caterina. In fondo essere Ultras è anche questo. Soffrire, sì, attorno ad un campo, dietro ad un pallone. Ma anche sentirsi parte delle tradizioni, della storia, della cultura, del sentimento cittadino. In questo senso, a Siena, sono capitato proprio nel posto giusto.
Lorenzo Putignano