Si chiude l’edizione meno “dilettantistica” che la serie D abbia mai conosciuto. Ai nastri di partenza, oltre a 22 squadre di altrettanti capoluoghi di regione, si sono contesi la vittoria del campionato ben 9 club con importanti trascorsi, in alcuni casi recenti, nella serie A: Como, Bari, Cesena, Avellino, Messina, Mantova, Cesena, Reggio Audace e Modena. Più che un cimitero per dinosauri la quarta serie è diventata il purgatorio dove espiare i propri peccati, quasi sempre finanziari, e provare a ripartire, ridando slancio alle ambizioni che piazze importanti legittimamente coltivano. La risposta è stata sempre all’altezza della situazione, e spesso si è andati anche oltre le più rosee aspettative: 5.573 mila abbonamenti sottoscritti a Modena, oltre 7 mila a Bari, circa 3.500 a Reggio Emilia e oltre 8 mila a Cesena. Numeri importanti, che tanti club della serie A non sarebbero capaci di garantire.
Il blasone non serve o comunque non è garanzia di successo, lo sanno bene proprio a Modena, la cui compagine, dopo un inizio scoppiettante si è fatta rimontare dalla Pergolettese e infine sconfiggere nel drammatico spareggio di Novara, dove oltre 4 mila canarini hanno dovuto ingoiare l’ennesimo boccone amaro delle loro ultime stagioni. Diversamente è andata al Como che torna in serie C dopo aver disputato solo due anni nel massimo campionato dilettantistico. A farne le spese un’altra blasonata, il Mantova, che per lunghi tratti del campionato aveva cullato sogni di promozione. A pochi km, su “quel ramo del lago che volge a mezzogiorno”, torna a festeggiare Lecco, piazza che anche nei momenti difficili non ha mai fatto mancare il sostegno alla propria compagine.
Nel girone F il Cesena, nonostante abbia controllato il campionato, ha dovuto aspettare gli ultimi 90 minuti per festeggiare il ritorno nel calcio dei professionisti. I romagnoli ricorderanno questa annata anche per l’inizio subito scoppiettante di Avezzano, dove hanno trovato una tifoseria pronta ad affrontarli, a riprova che anche in serie D ci sono campi caldi e pomeriggi movimentati.
Il Bari della famiglia De Laurentiis ha invece ammazzato il campionato sin dalla prima giornata, lasciando agli avversari soltanto le briciole. Il campionato dei baresi verrà ricordato per la presenza massiccia in tutti i campi del girone, ma soprattutto per il match di Torre del Greco che ha visto i corallini registrare una vittoria importante più per il prestigio che non per la classifica.
L’Avellino ha conquistato la serie C nello spareggio di Rieti, dopo una rincorsa nella quale nessuno più credeva: nella cittadina laziale oltre 5 mila irpini hanno dato spettacolo, confermando, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la serie D era uno spreco per una piazza importante come la loro.
Nel calcio dei grandi, menzione particolare merita la cenerentola Picerno, piccolo comune della Basilicata, capace di vincere la concorrenza di club importanti come Taranto e finanziariamente forti come Cerignola, quest’ultima con un piede e mezzo in serie C dopo la vittoria dei play off.
Si chiude così una stagione che ha visto la serie D al centro della ribalta nazionale, tanto da indurre DAZN a trasmettere le partite del Bari in diretta. L’auspicio di tutti gli addetti ai lavori è di rimettere al centro del progetto i tifosi, cuore pulsante di questo magnifico sport. Non solo però con vacui slogan.
Michele D’Urso