Partita che nel suo piccolo ha una propria storia: le due tifoserie sono divise da una sentita rivalità, ridondante sottolineare che questa si sia venuta a creare dalla diversa idea politica portata avanti dai due schieramenti.

Un tempo le “rosse” BAL erano contrapposte ai “neri” Blood and Honour; già di per sé i nomi dei due maggiori gruppi delle rispettive curve facevano intendere le idee politiche che si respiravano nelle due fazioni. Oggi, almeno a livello visivo, le cose sono un po’ cambiate: a Varese c’è un comunissimo striscione Curva Nord, mentre a Livorno le diverse pezze amaranto solo in parte rimandano ad una ideologia comunista.

Le nuove regole in materia stadio hanno, di fatto, dato un colpo non da poco a quelle tifoserie che intendevano rimarcare la propria visione politica: se a Livorno abbiamo visto, oltre alle bandiere rosse, effigi di Stalin e striscioni a lui dedicati, a Varese la simbologia dominante era di ben altra natura, ma comunque chiara ed evidente.

Oggi sono rimaste solamente le briciole di tali estremismi ma, per quanto riguarda le idee politiche, queste sono ferme al passato, con livornesi e varesini che continuano a non amarsi e non fanno niente per non dimostrarlo.

I più disinformati possono schiarirsi le idee già nel prepartita, quando le due tifoserie si danno battaglia a colpi di cori ed inevitabilmente la deriva politica ha la meglio. Tra gli ospiti manca qualche braccio teso, del resto prendersi una diffida in questi casi è ormai scontato, però l’inno di Mameli è cantato orgogliosamente e qualche tricolore non manca di sventolare in maniera quasi continua. Sull’altro versante, una bandiera rossa viene agitata nella parte bassa della curva, ma son soprattutto le parole ed i cori a far sì che la rivalità sia confermata e di dominio pubblico.

Se proprio si vuole trovare un punto di contatto tra le due tifoserie, possiamo dire che entrambe, dopo le schermaglie politiche, intonano diversi cori contro diffide e repressione, tematiche che stanno molto a cuore a tutte e due le curve che, del resto, anche in passato sono state colpite in maniera massiccia da questi provvedimenti. È cosa recente il Daspo di 8 anni ad un ultras amaranto per gli incidenti di Livorno-Latina; a tal proposito una pezza a centro Curva Nord ne chiede la libertà.

Gli ultras biancorossi sono compatti dietro il proprio striscione, i cori sono abbastanza continui e sono molto spesso accompagnati da battimani per dare ritmo ed incisività agli stessi. A livello numerico non sono eccelsi, ma anche in passato a Varese si è più puntato sulla qualità che non sulla quantità. Comunque i presenti sono tutti quasi esclusivamente ultras, tutti partecipano ai cori ed il sostegno non è male.

La curva di casa mostra qualche vuoto nelle zone laterali, ma la zona centrale offre comunque un bel colpo d’occhio e le pezze attaccate in balaustra danno un bel tocco di colore.

Una volta chiariti i rapporti, si concentrano tutti sull’incitamento alla rispettiva squadra: i livornesi possono contare su un buon bacino, la curva risponde abbastanza bene alle sollecitazioni di chi guida il tifo ed il risultato è un sostegno buono per gran parte della partita. Non mancano di tanto in tanto cori politici o offese all’avversario, ma sono quei colpi di frusta che servono per sferzare gran parte del pubblico.

Gli ultras biancorossi sono estremamente asciutti nel loro tifo: cori e battimani in alternanza, non si modifica troppo il binomio che, infatti, si sussegue con continuità. Alle offese si risponde per le rime, mentre a livello di colore va segnalato un tricolore attaccato alla balaustra ed una bandiera fatta sventolare di tanto in tanto.

Nei primi quarantacinque minuti la partita sugli spalti è viva ed accesa: le due tifoserie battagliano tra di loro ma non mancano nemmeno di sostenere i propri undici in campo che, a loro volta, provano a schiodare il risultato per rilanciarsi in classifica.

Verso la fine del tempo, si accende tra gli ospiti una discussione piuttosto animata che interrompe il sostegno, le cose non degenerano ma il confronto appare serrato si protrae per qualche minuto. Peccato che questo “inconveniente” si rifletta sulla prova degli ospiti nella ripresa: infatti, dal settore, raramente verranno intonati cori e per la maggior parte del tempo, i presenti saranno solamente spettatori dell’incontro.

Nella ripresa sono così i locali a fare la parte da leone ed il tifo si alza senza remore; del resto, a loro favore, c’è il silenzio degli avversari ed un discreto numero di tifosi da sfruttare.

Molti cori per la squadra e per la città, tanti battimani, viene riproposto pure il coro a due voci, con la curva che si apre in due fazioni che sembrano darsi battaglia l’un l’altra a colpi di canti.

La Curva Nord è vivace ed accompagna le giocate del Livorno, che sul campo si fa sempre più pericoloso. Anche in questa ripresa si alza qualche coro politico che riesce a scuotere i rivali odierni, per il resto il monologo del tifo è di marca amaranto.

Il finale di gara è emozionante pure sul terreno di gioco: il Livorno passa in vantaggio ma si divora un paio di occasioni per chiudere l’incontro, così il Varese si getta quasi alla disperata nella metà campo avversaria, riuscendo a portare seri pericoli alla porta difesa dall’estremo difensore amaranto Mazzoni.

Al triplice fischio del direttore di gara, è il Livorno a conquistare i tre punti in palio. L’incontro finisce con la curva amaranto che applaude i propri giocatori, ai quali viene intonato il coro “Vi vogliamo così”.

Nonostante la sconfitta, anche gli ultras biancorossi salutano la propria squadra; più che l’impegno, sembra che manchi un po’ di qualità e magari un po’ più di concretezza in avanti. Salutata la squadra, dal settore si saluta anche la tifoseria amaranto che ha già cominciato il deflusso. Non c’è amore e probabilmente non ci sarà mai.

Valerio Poli.