È vero, non volevo andare a questa partita, ma le circostanze, il lavoro e la curiosità per lo stadio nuovo hanno preso il sopravvento sui miei dubbi iniziali.

Sono gia stato varie volte a Lille, ma negli altri stadi. Di fatti, la squadra della quarta città francese, ha giocato per lungo tempo nel centralissimo stadio “Grimonprez Jooris”. Questo stadio, molto carino, era un catino, con una capienza di 21.000 spettatori nel parco centrale di Lille, con attorno alcuni canali in cui alcuni ospiti sono finiti dentro. Ma la sua capienza non era sufficiente e, soprattutto, non era in regola con le norme della UEFA, cosa che ha costretto il Lille a giocare le partite di Champions League nello stadio degli odiati cugini e rivali del Lens, 45 kilometri più a Sud, o persino a Parigi, nello Stade de France. Ma non si poteva rifare lo stadio in questo parco, accanto ad un monumento storico che è la cittadella del famoso architetto militare Vauban.

Per anni, la città di Lille ha cercato soluzioni, fino a trasferirsi nel 2004, per otto lunghi anni, nel bruttissimo “Stadium Lille-métropole” di Villeneuve-d’Ascq, uno stadio allestito inizialmente per l’atletica leggera.

Dopo tanti anni il municipio ha preso la questione sul serio, e ha deciso di costruire un nuovo stadio nella periferia della città, che sarà utilizzato per ospitare alcune partite degli Europei del 2016. Lo stadio “Pierre Mauroy” (dal nome del vecchio sindaco di Lille, morto poco tempo fa) è stato inaugurato in agosto 2012 per il grande piacere dei tifosi del Lille, che hanno lasciato senza nessuno rimorso l’orribile “Lille-métropole”.

Arrivo a quindici minuti del fischio d’inizio al parcheggio e devo dire che il posto è brutto, anzi bruttissimo, posto in mezzo alle autostrade, i centri commerciali giganti ed i parcheggi. Forse solo gli appassionati di Ikea e dei centri commerciali possono godere con piacere di quei posti in periferia delle metropoli. In compenso il flusso del traffico è ottimo, almeno questo…

Arrivo di fronte alla biglietteria e l’impiegata ci metterà dieci minuti per trovare i miei biglietti: è vero che è utile fare parcheggi grandi e comodi, ma se poi sbagliano persino il tuo nome e cognome, finisci lo stesso ed inevitabilmente per perdere l’inizio della partita.

L’entrata allo stadio avviene tramite un controllo elettronico del biglietto e superato un piccolissimo tornello siamo dentro. Lo stadio è stra-pulito e tutto ordinato, si vede che siamo in uno di questi nuovi stadi moderni, il cui aspetto è anche decisamente commerciale.

Decido di mettermi sotto il settore degli ultras del Guingamp che sono presenti con una cinquantina di elementi: non male, visto che la partita si disputa di domenica alle ore 17 (l’orario tradizionale del calcio in Francia è il sabato alle ore 20), a 650 km da casa loro. Ma, soprattutto, il “Kop rouge” di Guingamp è un gruppo di una città di 17.000 abitanti che, è vero, ha l’entusiasmo del ritorno in serie A ma, senza troppe considerazioni ulteriori, hanno onorato la trasferta e tanto basta. Posso notare varie bandiere bianconere della Bretagna, gli striscioni del “Kop Rouge” e delle loro sezione di Parigi e della… Germania. Devo dire che non li sentirò per niente durante la partita, ma anche che saranno sempre in movimento. L’architettura dello stadio non mi aiuta nella loro valutazione, essendo al primo anello e gli ospiti al secondo.

Gli ultras del Lille prendono posto dietro la porta, sotto lo striscione dei “Dogues Virages Est”. Il molosso è il simbolo della società e del gruppo trainante, che nel vecchio stadio prendeva posto nella curva Est, cosa che spiega il loro nome.

Decido di andare preso il loro settore alla fine del primo tempo. È l’unico settore dove tutta la gente è in piedi, almeno questo. Ma devo sopportare uno spettacolo ridicolo, durante l’intervallo, una specie di sorteggio seleziona tre spettatori che devono provare a mettere la palla in una porta siglata con la parola “LOSC” (Lille Olympique Sporting Club); se non ce la fanno non sarà un problema, hanno pur sempre avuto la fortuna (?) di passare sui vari schermi dello stadio, con accanto una velina di seconda categoria che deve immancabilmente animare questi “show” da supermercato.

Lo stadio è veramente bello e ben fatto, ma il pubblico è composto prevalentemente da spettatori e non da tifosi. Si vede che la gente viene a “consumare” il prodotto calcio e tutto è pensato in quest’ottica, tra gli schermi giganti nei corridoi dello stadio e gli ambulanti “ufficiali” che vendono il kit del perfetto tifoso moderno, con la bandiera della società. Brutto spettacolo, che ho già visto nel nuovissimo “Juventus Stadium” o in Germania. È vero, dobbiamo convivere con i nostri tempi ed alcune cose sono davvero migliorate, tipo i posti per gli handicappati, le recinzione rimosse o i bagni puliti (sempre riforniti con sapone e carta igienica). Ma la sensazione nettissima e disorientante è quella di trovarsi più in un “non luogo” come un centro commerciale che non in uno spazio da sempre sociale ed aggregativo come lo stadio.

La media spettatori del LOSC è passata da 17.000 al vecchio “Stadium” ai piu di 38.500 qua. Di sicuro tanti nuovi consumatori ma pochissimi tifosi. Lo si evince anche dal fatto che la squadra non sarà mai sostenuta dal resto del pubblico, che anzi arriverà pure a fischiare: è vero che il gioco proposto è stato molto brutto, ma sono pur sempre terzi in classifica…

I “Dogues Virage Est” hanno tifato per i loro colori ma, anche nel loro caso, il risultato non è un gran che. I due lanciacori, mi permetto con molto umiltà, non erano affatto in grado di trascinare l’ambiente. Il fatto di lanciare troppo spesso cori contro il Lens, mi è sembrato fuori luogo, forse perché non sono mai stato un fan di questi cori contro, a maggior ragione quando non si gioca contro i rivali. Nel secondo tempo saranno autori di una sciarpata, oltre a varie bandiere che saranno sventolate abbastanza spesso.

Decido di lasciare in anticipo lo stadio e con me tanti tifosi-consumatori. Eccolo il risultato più evidente di questi imminenti Europei: oltre che costare molto, oltre alla tanta repressione, non saranno certo di grande aiuto per allargare i ranghi dei gruppi ultras francesi. Anche se alcune società hanno capito di aver comunque bisogno di un sostegno vocale, ciò avverrà però in una zona circoscritta dello stadio, secondo le regole di ferro della nostra società ansiogena. Il resto del pubblico sarà considerato come una categoria particolare, finendo per diventare nulla più che materiale per gli studi delle varie agenzie di marketing.

Sébastien Louis.