Solitamente è mia abitudine, buona o meno che sia, prendermi del tempo per pensare a cosa dire sulla partita alla quale ho assistito e questa volta non fa eccezione. Ci sarebbero, state, molte cose da dire su Novara-Cesena: una gara attesa da entrambe le tifoserie accomunate da una accesa rivalità e da una posizione di classifica tutt’altro che confortante. Insomma, ci sarebbero state tutte le premesse per una bella gara anche sugli spalti ma così non è stato, infatti venerdì al Piola di Novara, anzi per esser precisi all’esterno della curva ospiti, si è assistito all’ennesimo capolavoro della sicurezza negli stadi: ai cesenati presenti, circa una 40ina, viene negato l’ingresso nel settore di uno striscione in memoria di Gagio, ultras cesenate, recentemente scomparso. Questa assurda imposizione da parte del “solerte” sistema di sicurezza novarese spinge i pochi cesenati già all’interno dello stadio a togliere i propri drappi dal settore, restando in silenzio per il resto della partita.

La partita, per la cronaca, ha visto prevalere il Novara per 1-0, dando fiducia alla piazza  in vista del derby di domenica contro la Pro Vercelli. Buona anche la prova dei novaresi che, armati come sempre di grande senso di appartenenza, hanno spinto i propri undici alla vittoria, riuscendo a coinvolgere nello sforzo vocale anche gli altri settori dello stadio, solitamente restii a seguire la Nord. Il colore viene dato dal bandierone sventolato per tutti i 90’ nel settore. Dopo il vantaggio, arrivato a pochi minuti dal termine della gara, il tifo dei padroni di casa si concentra sui prossimi avversari della Pro Vercelli.

Quanto accaduto oggi è l’ennesima riprova che a pagare sono sempre gli ultras, dalle multe per il posto non rispettato alle diffide per chi lancia il coro dal “palo” fino al divieto d’accesso imposto oggi. Vietare il ricordo di un compagno di tifo ha dell’incredibile, ma l’importante è non abbassare mai la testa davanti a questi abusi di potere.

Alessio Farinelli