br00Dopo due anni dall’introduzione della nuova (ora già vecchia) veste grafica, vessati da vari problemi di natura tecnica e quindi costretti ad un intervento manutentivo, abbiamo deciso di dare fondo a qualche risorsa in più (fisica, di tempo, ma anche economica) per operare una più vasta modifica strutturale. Lo starete già vedendo da voi, navigando nel sito: abbiamo svecchiato e snellito un po’ tutto (piattaforma di gestione e pubblicazione delle notizie, grafica, sezioni, ecc.). Giusto una strizzatina d’occhio alla modernità, con la vetrina fotografica iniziale in cui scorrono le ultime notizie in evidenza. Per il resto abbiamo inteso restare sobri e minimali come nostra tradizione, senza troppe pacchianate pseudo-stilistiche che lasciano poi il tempo che trovano, o fanno presa giusto negli adolescenti: ci riteniamo prima di ogni cosa un contenitore d’informazione e sono appunto le informazioni l’essenza stessa della nostra attività e del nostro sito. L’apparenza, come lo stesso mondo ultras racconta, non conta poi molto, anche se non sempre è così, ma questo è un altro discorso e questa non è la sede giusta per snocciolarlo.

Sulla stessa falsariga del rifiuto dei cliché logori, dopo averci accompagnato fin dalla nostra fondazione, pur con varie evoluzioni “morfologiche”, abbiamo deciso di mandare in pensione il vecchio pallone di cuoio: a parte la sua sovraesposizione in ogni ogni dove, cosa che (oltre a renderlo stucchevole anche a noi stessi…) non permetteva un’identificazione diretta o un’associazione mentale-visiva tra il simbolo e noi; il motivo non meno importante di questa scelta è che noi ci occupiamo, seppur in misura minore, anche di tutti quegli altri sport che hanno una rappresentanza ultras o, in senso lato, di tifo organizzato.

brf01Abbiamo conservato, in linea di continuità con il passato, i caratteri del logo ed anche la “definizione” collegata: Immagini-cronaca-cultura popolare del tifo, che sono appunto le linee guida della nostra rivista. Tanto per fare un salto indietro nel tempo, in principio partimmo da “controcultura ultras” per passare poi a “cultura ultras”. Abbiamo inteso da qualche anno abbracciare più genericamente “cultura popolare del tifo”, perché è questo che in Italia ha rappresentato il vivere lo stadio ad una certa maniera. Senza rivangare ancora sull’obsolescenza modaiola di termini come “controcultura”, ci piace l’idea che gli ultras e i tifosi più veri, sono tali perché difendono il proprio legame sportivo ed identitario con l’azione diretta, non con un indiretto click del telecomando, restando ancorati appunto ad una visione “popolare” del tifo. Questo, è giusto dirlo, resta un retaggio tardo-romantico del passato che spesso è in aperto contrasto con quello che è diventato oggi lo sport: come si può ancora parlare di “sport popolare” quando a dominare sono brama di guadagni, spesso truffaldini, riduzione dei sentimenti a mera merce o dei tifosi a niente più che clienti? Ha ancora senso scomodare la sociologia e parlare di “zone temporaneamente autonome (o liberate)” quando a queste zone si accede solo previo salato pagamento? In certa misura e paradossalmente crediamo ancora di sì, lo dimostra già da solo il semplice rifiuto dei tanti tifosi che hanno fondato (o rifondato) le proprie squadre sulla partecipazione popolare, giustappunto. L’argomento ha ancora tanti angoli da cui essere visualizzato e raccontato, ed è quel che abbiamo fatto finora e che ci promettiamo di continuare ancora a fare.

Sul nuovo logo adottato, ci ritorneremo più ampiamente con un’intervista al buon Enea che se n’è occupato e saprà essere più dettagliato o tecnico in merito. Brevemente, a parte la già citata volontà di trovare qualcosa che ci rappresentasse più direttamente ed inequivocabilmente di un generico pallone di cuoio, proviamo a spiegare le altre motivazioni.

brf02La scelta dei colori (bianco-nero-grigio), già fatta in passato, è presto riassumibile nell’intenzione di non voler evocare in alcun modo i colori di singoli sodalizi sportivi. Volendoci affiancare un senso più “ideologico”, tutto ciò richiama semplicemente alla neutralità, all’imparzialità che dovrebbe essere il caposaldo di chiunque faccia informazione. Nel nostro specifico campo di competenza, non è nostra intenzione fare stupidi distinguo tra tifosi buoni o cattivi, politici o apolitici, di Serie A o di Terza Categoria, del Nord o del Sud, tesserati (cfr. “tessera del tifoso”) o non tesserati, ecc. Noi semplicemente vogliamo raccontare il tifo organizzato in ognuna delle sue poliedriche e mutevoli forme, senza far troppo pesare le nostre preferenze in proposito, anche perché ciò porterebbe inevitabilmente ad una narrazione parziale e “intossicata” della realtà.

Il nuovo simbolo adottato ha sì la sua genesi geometrica nel vecchio pallone di cuoio, ma la nuova forma circolare allude alla “palla”, genericamente detta, che è il comune denominatore fra calcio, pallacanestro, pallavolo, ecc. Ogni singola sfera rappresenta uno dei tanti sport che vogliamo raccontare. Due sfere sovrapposte, come spiega meglio l’infografica, assumono la forma di una persona; più persone assieme fanno poi una curva. Come in ogni contesa sportiva, c’è una “curva Sud” e una “curva Nord”, facilmente individuabili nei due emicicli cromatici (nero vs grigio) di cui si compone il logo. C’è inoltre il rimando alla circolarità delle reti informative in cui ci inseriamo con la nostra attività, alla circolarità dell’onda sonora di un coro, dell’esplosione visiva all’accensione di una torcia, ecc.

brf03Questa la sintesi delle scelte “estetiche”. Da un punto di vista dei contenuti, non cambia poi troppo, visto che è stata semplicemente la grafica ad essere stata adattata al nostro stile editoriale, non viceversa. Fin dagli albori, abbiamo sempre improntato le nostre cronache ad una dovizia di particolari senza eguali. Non è scarsa modestia, semplicemente abbiamo avuto l’intuizione di puntare tutto sul web già da tempi non sospetti, già dal lontano novembre 2003 in cui abbiamo pubblicato il nostro primo numero. Senza i limiti imposti dal cartaceo, senza costi tipografici e di distribuzione, abbiamo potuto spaziare in lungo ed in largo con cronache del tifo veramente ricche di descrizioni e aneddoti. Di anno in anno siamo cresciuti, come cronisti e come fotografi, sia in numero che in qualità; abbiamo affinato anche le nostre capacità giornalistiche, proposto analisi dai risvolti sociologici importanti, che spesso hanno trovato eco in siti la cui attenzione ci ha senz’altro lusingati. Adesso, per noi, è semplicemente arrivato il momento di fare il passo in più, di “istituzionalizzarci” giornalisticamente e darci una veste che non ci ghettizzi nei confini dell’auto-referenzialità, ma sappia dirigere con forza le proprie parole anche fuori dalle sicure e domestiche mura del mondo ultras, il nostro target di riferimento, con l’ambizione di far riflettere anche chi è anestetizzato o assuefatto al giornalismo “tranciante” dei media cosiddetti “mainstream”, con la segreta speranza di riequilibrare la bilancia taroccata dell’informazione nostrana.

Buona lettura a tutti, ci rivediamo sui campi.

Matteo Falcone, Sport People.