È più forte di me. Ogni volta che metto piede dentro al Forum di Assago, più che l’aspetto sportivo, risalta l’organizzazione dell’evento unita al potere comunicativo del brand Armani.

Cos’è un brand? Sicuramente è la parte visuale di un’azienda/società sportiva. Quindi il logo, i colori usati, il carattere tipografico, i claim di accompagnamento. Ma, soprattutto, si esprime in quei valori e quelle sensazioni che si vogliono trasmettere al consumatore.

Qualsiasi brand che si rispetti vuole che, nel momento dell’utilizzo, il consumo diventi non un mero atto di acquisto, ma un’esperienza.

Indossare una felpa o un pantalone Emporio Armani dev’essere un’emozione. Così, anche andare alla partita dell’Olimpia dev’essere un’emozione dal primo all’ultimo minuto.

Quest’emozione deve essere intessuta di valori che il brand deve comunicare. E Armani comunica esclusività, eleganza, ricercatezza; ma anche raggiungibilità, spessore, concretezza.

Giorgio Armani e il suo staff non hanno fatto altro che ricreare la “Brand Experience” di Emporio Armani nel contesto di uno sport elitario e popolare al tempo stesso, un po’ come i capi della griffe.

Insomma, penso che l’associazione tra un’azienda e una squadra sportiva sia una delle imprese più rischiose che ci siano, e in tanti ci si sono andati a schiantare.

Ma, dopo diverse volte che vengo ad assistere ad un match delle “scarpette rosse”, mi convinco sempre di più che l’esperimento, figlio di uno studio attento e di menti esperte, sia riuscito.

Mi scuso se la mia premessa ha fatto un giro largo che esonda dal mondo dello sport, ma secondo me, nonostante la divagazione, alla fine si arriva al punto essenziale.

Difficilmente il mondo ultras, con i suoi riti, il suo pensiero, le sue azioni, si può sposare con quello che è diventato l’ambiente dell’Olimpia.

Da una parte c’è da ammirare gli Ultras Milano per la loro resilienza e per la costanza nel tenere salde le proprie convinzioni; dall’altra ci si rende conto come, al Forum di Assago, essi rappresentino neanche un 5% del pubblico complessivo, almeno in queste gare di primissimo piano.

C’è anche dell’altro. A noi puristi sicuramente non piacciono i jingle ad ogni tiro da tre o ad un canestro realizzato dalla lunetta, così come non sono di gradimento le majorette o ballerini di varia risma nelle pause o nei timeout.

Bene, a proposito di comunicazione di brand, l’Olimpia Milano ha deciso di fare dei sondaggi tra il proprio pubblico su vari aspetti dello spettacolo sportivo e i risultati li ha illustrati nel cubo luminoso che – anch’esso – è parte integrante del format.

Vi do i quesiti e i rispettivi risultati:

  • Ti piace l’utilizzo di “Oh mia bela madunina subito prima della palla a due?”
    • Sì 57%
    • No 29%
    • Non so 14%
  • Ti piace l’utilizzo dei jingle sul maxicubo durante la gara?
    • Sì 69%
    • No 21%
    • Non so 10%
  • Ti piace l’intrattenimento dei Baby Killers durante i timeout?
    • Sì 86%
    • No 7%
    • Non so 7%
  • Ti piace la presenza della banda come accompagnamento del tifo?
    • Sì 65%
    • No 27%
    • Non so 8%
  • Secondo te quale sarebbe l’orario migliore per giocare la domenica?
    • 12:00 8%
    • 18:15 58%
    • 20:45 34%

Certo, sarebbe da capire quale campione è stato preso per determinare questi risultati, ma non credo assolutamente che l’ufficio marketing dell’Olimpia sfalsi i risultati solo per “educare” il pubblico e creare in esso un notevole malcontento.

Qui volevo arrivare: gli Ultras Milano sono un gruppo storico al quale va sicuramente dato merito di portare avanti un discorso difficile e controcorrente, accentuato dalla perdurante contestazione a Proli e Portaluppi. Ma, in questo momento e con questa società, la sopravvivenza quotidiana è sempre più difficile.

Poi ci sono partite come questa che, almeno in parte, fanno passare in secondo piano gli aspetti sociologici del tifo e riportano in auge il clima sportivo.

Siamo in gara 5 dei playoff e, un po’ a sorpresa, Trento tiene botta contro lo strapotere di Milano, con la serie sul 2-2.

Non ho parlato di Trento.

Per me è una prima assoluta, poiché non ho mai visto la tifoseria bianconera all’azione. In realtà, l’unica tifoseria della regione che abbia mai visto dal vivo è quella di Pergine nell’hockey.

Nel calcio, disciolti gli Ultras Trento e con la squadra gialloblu in cattive acque, si fa una perenne indigestione di malumore e disaffezione.

Il basket rappresenta, come per molte piazze della provincia italiana (Venezia e Sassari negli ultimi anni) un’occasione di rivalsa e visibilità sportiva che il calcio non potrà mai offrire.

Trento è alla sua seconda finale scudetto di fila, e i successi sportivi dell’ “Aquila” hanno portato grandi numeri al PalaTrento.

Zidiosi e Trento Supporters sono i gruppi che tirano le fila del tifo caldo trentino, e per me è la prima occasione per vederli.

Il pullman dei tifosi ospiti giunge a destinazione verso le ore 20.00. Qualche coro e poi via dentro al palazzo. Vedendoli da fuori, la composizione mi sembra solo in parte di ultras, con diversi tifosi normali in aggiunta e qualche famiglia. A loro si uniranno altri tifosi arrivati a Milano con auto private, per un totale di circa 100 unità, forse qualcosa di più.

Ammetto che auspicavo numeri maggiori. Non so se questo è un numero fisiologico per la tifoseria nel contesto infrasettimanale o se è stato limitato il numero di biglietti in vendita.

È vero, è mercoledì ma anche gara 5 di una finale in perfetto equilibrio. Per questo la mia aspettativa.

Il mio accredito non era scontato. Dopo tanti rifiuti negli ultimi anni, non posso che ringraziare l’Olimpia per questa apertura. Benché i posti in tribuna stampa fossero esauriti, ho comunque avuto un tagliando non numerato che mi ha consentito libertà di azione e tranquillità.

Il Forum di Assago è quasi sold-out. Spiccano le tante magliette rosse dei tifosi che da sempre caratterizzano il seguito delle “Red Shoes”. Le magliette dell’Olimpia dedicate a questi playoff sono andate a ruba, tanto che il punto vendita all’esterno annunciava che era rimasta la sola taglia “M”.

Il pubblico canta l’inno nazionale e “Oh mia bela madunina” prima della palla a due. La coreografia degli Ultras Milano, immortalata da tantissimi convenuti, fa capire che gli ultras contano ancora. E così sarà per tutti i 40 minuti scanditi dagli “stop and go” del cronometro.

La partita, nonostante una buona partenza di Milano che sembra preannunciare un monologo, si rivela un vero thriller appassionante, tanto che si va negli spogliatoi, dopo il secondo quarto, sul 50-48 per Trento.

Insomma, realizzare 50 punti in 20 minuti in casa di una Milano che te ne realizza appena due in meno è già di per sé una grande impresa.

Il pubblico meneghino accompagna spesso la sua curva e, ancora più spesso, segue il suggerimento del “Make some noise” scandito dal tabellone quando gli avversari attaccano.

So bene che in occasioni come questa gli Ultras Milano possono contare su tanti tifosi che, per venire in curva, aspettano che il campionato di calcio sia fermo e/o che ci sia il grande evento.

Ma la forza di un gruppo è anche saper valorizzare questi momenti, ben sapendo che servono per vincere in campo e sugli spalti.

Poco da dire veramente sul tifo di Milano, costante, appassionato; teso quando serve, nel momento in cui Trento dà l’impressione di poter, sorprendentemente, allungare, come ad inizio del terzo quarto.

Per quanto riguarda i tifosi ospiti, benché i supporters attivi siano sì e no un terzo del totale, hanno il merito di raggiungere una buona compattezza, di stare sempre tutti in piedi e di riuscire nell’impresa di farsi sentire nel caos assordante del tifo casalingo.

Il loro è un tifo continuo, molto spontaneo, che spinge spesso sugli stessi cori. Insomma, forse manca un po’ di esperienza e di spessore, ma c’è sicuramente la buona volontà e il raggiungimento di discreti risultati.

La loro prova è galvanizzata dall’incredibile gara dell’Aquila, che, a 7 secondi dalla fine è avanti di un punto. Poi due tiri dalla lunetta per Milano sanciscono il sorpasso; infine Trento, in soli 6 secondi, manca l’occasione del sorpasso finale. Punteggio finale 91-90 per l’Olimpia.

Un finale poco adatto ai deboli di cuore, ma questo è veramente il bello del basket.

Ora la serie è sul 3-2 per Milano. Si torna Venerdì a Trento, con un match point per Milano. Altrimenti si andrà a gara 7, Domenica, sempre qui ad Assago.

Impossibile annoiarsi.

Stefano Severi