Nella settimana in cui buona parte dell’attenzione mediatica nazionale è rivolta a Sanremo, l’attenzione del mondo della palla a spicchi italiana è invece incentrata sulla città di Torino, che per la terza volta consecutiva è stata scelta come sede per le Final Eight della Coppa Italia di basket di Serie A.
Curioso che per uno scherzo del destino, in un evento di questa portata sponsorizzato dalle ferrovie (Frecciarossa per la precisione), il sottoscritto che aveva previsto di raggiungere il capoluogo piemontese proprio in treno, sia stato poi costretto a prendere l’auto, poiché parte della linea Milano-Torino risulta interrotta nel weekend causa lavori.
Tornando all’evento in sé, la formula è molto semplice: si qualificano alle Final Eight le prime otto classificate del girone di andata del campionato di Serie A che si affrontano qui, sul parquet del Pala Olimpico in gara secca. Il tabellone prevede le sfide tra la prima e l’ottava , la seconda contro la settima e così via, poi semifinali e finale.
Olimpia-Milano-Brescia si disputa sabato, giornata in cui sono state registrate ben oltre dodicimila presenze sugli spalti, comprendendo però anche coloro che hanno assistito alla sfida successiva tra Trento e Trieste.
Durante la presentazione delle squadre, il mio sguardo si rivolge subito alle due tifoserie. Da una parte ci sono diverse centinaia di tifosi provenienti da Brescia, raccolti dietro allo striscione Irriducibili, Brigata Zerotrenta e Kanker Orzi (i loro gemellati di Orzinuovi). Srotolano un telo con lo skyline della città e la scritta: “BRESCIA LA FERREA, BRESCIA LEONESSA D’ITALIA”.
Dietro alla mia postazione sono invece presenti i meno numerosi ma colorati tifosi di Milano, raccolti dietro agli striscioni dei Cani Sciolti e dei Milano Brothers. La loro coreografia si compone di un telo recante il Fiero Guerriero (vecchio simbolo e mascotte dell’Olimpia), attorniato da ben otto bandieroni.
A livello visivo il colpo d’occhio notevole è quello offerto dai bresciani che anche a livello canoro devo dire che non sono male. Il vero peccato è che entrambe le tifoserie siano relegate piuttosto in alto nella struttura e tra musica, speaker e intrattenimento ad altissimo volume durante i time-out, si perde un po’ l’atmosfera popolare del tifo a vantaggio dello spettacolo in stile americano. I time-out e gli intervalli tra primo-secondo e terzo-quarto periodo diventano così l’occasione per entrambe le tifoserie di sventolare i propri bandieroni, che restano per lo più giù per il resto dell’incontro.
La gara sul parquet è molto combattuta e dopo essersela giocata punto a punto, alla fine la spunta Milano, che nell’ultimo quarto è sempre stata avanti e alla fine vince di cinque punti, guadagnandosi la finale.
Alan Cacciatore