Per qualcuno passare dalla fase ai gironi di Champions League ai sedicesimi di finale di Europa League potrebbe significare una retrocessione. Per la maggior parte del popolo Atalantino non è invece questo il caso. Soprattutto per la gente a cui piace viaggiare: l’Europa League offre infatti belle soddisfazioni sotto questo punto di vista e anche a livello di tifo, gli avversari di questa competizione spesso offrono più di quelli negli sterili stadi del massimo trofeo europeo.

Agli Atalantini il sorteggio riserva lo Stadio Giorgis Karaiskakis al Pireo, la città portuale attaccata alla capitale Atene. E a viaggiare saranno in tanti, sia nella partita di andata, vinta per 2-1 dell’Atalanta a Bergamo, che al ritorno in terra greca.

L’Olympiacos è una di quelle squadre che ogni anno fanno presenza fissa nelle competizioni europee. Lo fa con alterne soddisfazioni a livello sportivo: recentemente non gli è andata troppo bene, ma la piazza non sembra risentirne. Nei paesi dell’Est, in questo caso del Sud-Est, le gare europee sono sempre molto sentite e infatti anche in questa fredda sera di un giovedì di febbraio, il Pireo risponde presente. Secondo qualche fonte che non so quanto attendibile sia, allo stadio vale la regola del 50 per cento. Il numero di spettatori ufficialmente supera di poco i 15.000 in un impianto di 33.000 posti, anche se a colpo d’occhio sembrano essere molti di più.

Specialmente la curva di casa appare abbastanza piena. Lì si trova il cuore pulsante del tifo biancorosso, ma non è che in un paio di occasioni che il “Gate 7” riesce a coinvolgere nel tifo l’intero stadio. Però quando riesce a farlo son brividi per tutti i presenti. I cori rimbombano potenti, specie quelli a rispondere tra la Curva ed il resto dello Stadio. Il volume è talmente alto in quelle occasioni che non si riesce a sentire nemmeno la propria voce. 

Nel settore ospiti, tra birra analcoolica, hamburger e würstel freddi come il vento che accompagna la serata, si trovano tra 600 e 700 Atalantini. La maggior parte raggiunge il Pireo con degli autobus con cui hanno raggiunto il famoso Stadio Olimpico tutto in marmo. Un’altra parte è sopraggiunta con la Metro con qualche attimo di tensione all’arrivo a Neo Faliro, fermata in prossimità dello stesso Stadio. Il numero, considerata anche la distanza e l’ancora “insolito” viaggiare nei periodi di pandemia, è da considerarsi abbastanza alto, anche alla luce del fatto che la situazione a Bergamo non è ancora delle più chiare dal punto di vista del tifo organizzato. Allo Stadio si nota qualche bandiera conosciuta, ma anche una certa spontaneità nel lanciare i cori. Comunque gli Atalantini, anche in una tana temibile come il Karaiskakis, riescono a fare sentire la loro voce e il proprio sostegno alla squadra.

Col proseguire della partita, nel tifo di casa monta sempre di più l’orgoglio. Con la squadra ormai sotto e con l’idea di esser ormai prossimi all’eliminazione, fanno partire dei cori ritmati con tanti battimani molto positivi.

In campo è il danese Mæhle che porta in avanti gli ospiti, che chiudono poi la partita nel secondo tempo con due gol in quattro minuti dell’ucraino Malinovskyi. E qui che parte la scena più pungente della serata: Il giocatore esibisce, sotto la sua maglietta, un’altra con la scritta «No war in Ukraine». Il forte laterale atalantino è rimasto evidentemente molto toccato dalla guerra nella sua terra, ma aveva comunque dato all’allenatore Gasperini la disponibilità a scendere in campo e la sua miglior risposta è stata poi questa. Il momento topico in questione farà poi il giro del mondo.

La serata si chiude con un paio di torce accese nella Curva di casa ormai spoglia da striscioni ed i festeggiamenti del seguito Atalantino, che a gran voce chiama sotto il settore i loro eroi. È per loro una serata storica: per la prima volta in assoluto, l’Atalanta approda agli ottavi di finale di Europa League. Non credo che si possa parlare di una retrocessione.

Remo Zollinger