Oggi ci troviamo a Nicosia per uno dei derby della capitale cipriota. La partita non si svolge nello storico stadio nazionale, bensì in un impianto periferico chiamato Makario, del quale il pubblico locale ci parla un gran bene relativamente ai match che vi si svolgevano fino a 15 anni fa, nei quali la cornice di pubblico era abbondante ed il clima abbastanza “vivace”.

Non è propriamente cosi quello che troviamo oggi: da un lato i tifosi di casa, composti per lo più da un pubblico di età avanzata, escluso il gruppetto che tifa che invece è composto da giovanissimi. Dall’altra parte ci aspettavamo do vedere i tifosi dell’Apoel, dei quali conosciamo l’entità per averli visti negli ultimi anni nei match europei. Ma rimaniamo purtroppo delusi.

Nella tribuna ospite sono presenti 8-900 persone, ma la parte ultras è completamente assente per via di alcune disposizioni repressive che il governo cipriota sta attuando nei confronti del tifo organizzato. Tant’è che verso la metà del primo tempo sullo stadio si alza un drone con un drappo dell’Apoel ed uno striscione che recita: “Libertà nel nostro calcio”. Un metodo originale per manifestare il proprio dissenso. Sicuramente di effetto, tant’è che ne hanno parlato tutti i media locali il giorno successivo.

Per la cronaca il match finisce 2-3, con un finale abbastanza concitato: la dirigenza dell’Apoel presente nella tribuna della squadra di casa esulta al gol vittoria – arrivato a tempo scaduto – surriscaldado gli animi dei presenti, anche se tutto si è ricomposto in pochi attimi senza conseguenze.

Lorenzo Bartolomei