Cosa rimane quando il più acerrimo rivale spadroneggia ormai da anni in patria, lanciando poco più che le briciole? Cosa può regalare una stagione che non ha visto mai come protagonista nessun altro che loro, i nemici?
L’occasione per cambiare l’inerzia è tutta concentrata nel derby alla penultima dei playoff per il titolo, se li blocchi, se non li fai vincere e l’Aek Larnaca vince è tutto riaperto. Ci vuole solo un ultimo sforzo per chiudere con dignità questa disastrosa stagione 2016-17.

Stadio GSP di Nicosia, lo stesso di sempre, lo stesso dei rivali, ma questa volta i padroni di casa sono quelli dell’Omonia Nicosia. Le due stand dietro le porte si contrappongono. Da una parte spicca il verde dei colori sociali della squadra. È il Gate-9 che copre il campo con una fitta pioggia di carta, un po’ in stile Argentina. Al colpo d’occhio la curva è un po’ vuota: la tetra stagione e la possibilità di andare al mare si fanno sentire anche a queste latitudini.

 

Dall’altra parte, compattissimi, anche grazie al minor spazio a loro dedicato, i supporter dell’Apoel, i PAN.SI.FY. È una macchia arancione, che è il colore scelto dalla tifoseria, anche se i colori sociali della squadra sono il giallo e il blu. Cantano compatti, con un po’ di pirotecnica, frequenti battimani e grande uso di tamburi. Tutto intorno, sulle due tribune che corrono ai lati del terreno di gioco i supporter non organizzati dell’Omonia.

 

Il gioco non è eccelso, ma all’inizio tutto sembra andare come avevano sperato i tifosi in bianco e verde. Matt Derbyshire, 31 anni da Blackburn, un passato in giro per tutta l’Inghilterra porta in vantaggio i padroni di casa con il suo 24° gol stagionale (che gli varrà il titolo di cannoniere). L’Apoel non carbura, anche se ha a disposizione una corazzata rispetto ai cugini. Solo un episodio può cambiare la partita. E quell’episodio lo causa Costantinos Panayi, portiere dell’Omonia che sbaglia la respinta su un tiro non irresistibile e apre la via del pareggio per gli ospiti, che segnano sotto la tribuna dei propri sostenitori.

Il primo tempo si chiude con le due squadre nuovamente in parità, ma è la seconda frazione a regalare le emozioni più forti. Dopo un quarto d’ora di discreto equilibrio l’arbitro concede un rigore all’Apoel sotto la zona occupata dal Gate-9. La massima punizione è molto dubbia: durante il derby, un rigore così è inaccettabile per la tifoseria di casa. Inizia una pioggia di strisce di carta in campo. Non si vede la linea e non si riesce a battere il calcio di rigore. Un giocatore dell’Apoel allora decide di prendere l’iniziativa e pulire da solo la porta. Decisione un po’ avventata. Iniziano a piovere petardi sul terreno di gioco e i calciatori dell’Apoel o si buttano a terra o scappano. Anche la terna si rifugia negli spogliatoi. La partita è momentaneamente sospesa.

 

Dopo dieci minuti, con gli animi più calmi, si riprende e l’Apoel realizza il rigore, portandosi così in vantaggio. Sembra tutto rientrato ma è un fuoco di paglia. Capovolgimento di fronte, l’Omonia pareggia, ma il guardalinee annulla per fuorigioco. Anche in questo caso la tv dimostrerà che si sbagliava. Si scatena il finimondo. Insorgono anche le tribune che prima colpiscono i due guardalinee con bicchieri di coca cola e poi si lanciano in un ironico applauso alla volta dei supporter dell’Apoel. Dura diversi minuti. E dentro c’è tutto: c’è la rabbia, la frustrazione, il complotto, c’è l’opposizione al nemico, al rivale più forte, c’è la scissione, quella che portò alla nascita della nuova squadra di Nicosia, per una chiara scelta di campo politica, a destra l’Apoel, a sinistra l’Omonia. Ed erano anni dove, nell’area greca, essere identificati come di destra o di sinistra non era solo un vezzo da spendere in chiacchiere la sera a tavola.

 

La partita si interrompe di nuovo e stavolta sembra non dover riprendere più. Solo dopo diversi minuti la terna ravvede la possibilità di continuare, ma di calcio ne è rimasto ben poco. Volano calcioni, qualche contropiede pericoloso e alla fine, dopo che l’Omonia è rimasto in dieci, arriva il 3-1 degli ospiti. Non c’è più da giocare, sono passati tutti e 18 i minuti di recupero stabiliti dall’arbitro.

 

Nel frattempo l’Aek Larnaca non è andata oltre il pareggio in casa con l’Ael Limassol: l’Apoel è campione di Cipro per la 26esima volta, la decima degli anni 2000. Parte la festa, c’è un’invasione dei supporter ospiti che ricevono l’omaggio della propria squadra. Dall’altro lato intanto anche il Gate-9 si prepara a scendere in campo, ma le forze dell’ordine si schierano a metà campo e fermano in partenza ogni tentativo di contatto.

Gianni Galleri.