Crotone City Firm: Lo stile casual nacque in Inghilterra (e dove sennò?!) quando l’hooliganismo si vide stretto nella morsa della repressione e ogni “azione” (vera e principale essenza di quel movimento) divenne quasi impossibile. Era troppo facile, per le forze di pubblica sicurezza (i mitologici bobbies dai caratteristici berretti bombati) individuare i ragazzi ansiosi di scontrarsi, agghindanti con sciarpe, cappelli e bandiere delle rispettive squadre del cuore, retaggio degli Anni ’70 e parte degli ’80.

Fu insomma, nella patria del football, una necessità quella di “camuffarsi” dietro uno stile nettamente più sobrio, che consentisse maggiori libertà di spostamento e azione e che faceva largo uso dei cosiddetti brand più modaioli che all’epoca avevano una minore diffusione rispetto a oggi (diventati fenomeno, talvolta assai triste, di massa) e costavano anche di più.

In Italia, il cosiddetto tifo all’inglese arrivò molto più tardi e – come ben sappiamo – fu la Sud scaligera a innescare un processo che avrebbe segnato in maniera netta quanto irreversibile il nostro tifo da stadio e il mondo Ultras italiano.

Col tempo, quello stile s’è fuso e amalgamato con un modello preesistente difficile da “estirpare” e nacque così il cosiddetto modello misto, anche se oggi, a tanti anni di distanza, è arduo (oltre che sterile) parlare ancora di stili e le classificazioni lasciano il tempo che trovano, in un mondo del tifo organizzato che vede determinate tifoserie (spesso metropolitane) “lanciare” periodicamente dei trend e tutte le altre – fino ad arrivare alle estreme periferie dello Stivale – imitare i “maestri” o sedicenti tali, talvolta con ottimi esiti, altre volte con risultati tragici per non dire ridicoli.

Quella di apporre i brand d’abbigliamento casual più famosi (magari riadattati coi colori del proprio club) direttamente sul materiale da stadio (siano striscioni, drappi, sciarpe, felpe, magliette, bandiere e quant’altro) è una prerogativa degli ultimi vent’anni ed è divenuta fenomeno virale per un movimento che ha – parere mio – nell’eccessiva omologazione e passiva ripetizione di modelli, uno dei suoi punti deboli. Non v’è tifoseria italiana, dalle più grandi alle più piccole, dalle Alpi alla Sicilia, che non s’è lasciata irretire, nel corso degli anni, da questo costume. Anche la scelta di nomi improbabili e lontani dalla nostra tradizione curvaiola ma dall’immediato sapore british fa parte di questa “moda” capace di far presa soprattutto sulle menti dei più giovani, socialmente i più influenzabili.

A questo tipo di espediente – che, se approcciato bene, può anche risultare assai affascinante e gradevole – mi sono ispirato per questo mio nuovo disegno, dedicato al tifo per il Crotone. Prendendo – cosa assai rara da poter realizzare – per così dire due piccioni con una fava: infatti lo squalo è sia icona del famoso brand d’abbigliamento “Paul & Shark”, concettualmente iconografico d’un modo inequivocabile d’intendere la cultura da stadio interpretata e vissuta attraverso lo stile casual, sia l’animale-mascotte universale con cui è conosciuto a livello immaginifico il club calabrese in ambito calcistico. Una simbiosi perfetta.

Ultras Trapani Calcio: Disegno dedicato alla tifoseria trapanese e relativo club che negli ultimi anni è stato sugli scudi esprimendo un gioco spumeggiante che ha portato l’undici siciliano – dopo aver disputato, nella propria storia, oltre 40 campionati di Serie C – a partecipare, dal 2013 al 2017, a quattro tornei consecutivi di Serie B, con una clamorosa promozione in massima serie sfiorata, al terzo anno cadetto, e persa soltanto in finale play-off in cui i granata (guidati da Serse Cosmi) dovettero arrendersi al più esperto Pescara (in un doppio confronto che non lesinò strascichi polemici da parte trapanese per presunti torti arbitrali).

La tifoseria del Trapani è sempre stata molto focosa e presente, non lasciando mai sole le casacche granata neppure lontano dal Provinciale, per una delle piazze calcistiche italiane che maggiormente paga la propria posizione geografica, che penalizza e non poco ogni spostamento, soprattutto nei tornei di Serie B in cui spesso i supporters siciliani dovevano sobbarcarsi, per le lontanissime trasferte al Nord, tragitti di migliaia di chilometri tra andata e ritorno.

Curva Nord trapanese che aveva trovato una propria “quadra” negli ultimi anni, unificando dietro un’unica omonima sigla tutte le entità preesistenti e che esprimeva un tifo caloroso e importante (di “scuola” catanese, a mio parere) e che proprio lo scorso anno è stata costretta allo scioglimento quando, per mano leccese, perse del materiale da stadio (tra cui una famosa pezza “a metà” con Torre del Greco; contingenza quest’ultima che costò alla Nord granata anche la fine dello storico e fraterno gemellaggio coi corallini campani).

Personalmente credo che, all’epoca, si fece un eccessivo chiacchierare su una vicenda in cui tutti si sentirono in diritto di dire la propria, spesso etichettando la Curva trapanese in modo eccessivamente negativo. Secondo me quella granata è una Curva che merita rispetto e che – nell’occasione – dimostrò, sciogliendosi, di essere in sintonia con quel codice non scritto del mondo Ultras (chiamiamolo: mentalità) che dovrebbe portare ogni gruppo ad assumersi le proprie responsabilità in seguito ad accadimenti di questo tipo. Altri gruppi di tifoserie ben più blasonate e navigate di quella trapanese, per fatti in parte o del tutto simili a quelli occorsi ai ragazzi siciliani: non ebbero la coerenza e il “coraggio” di sciogliersi, riconoscendo le proprie mancanze come invece seppe fare il gruppo Curva Nord Trapani.

Venendo al disegno: ho voluto inserire in questa particolare grafica due elementi dal forte sapore Ultras retrò. Una Croce di Ferro (inevitabilmente appannaggio delle tifoserie di stampo più nazionalista) e, su di essa, un teschio d’impronta Anni ’80 (che sono un po’ gli anni in cui cominciai ad apprezzare la tifoseria trapanese che ricordo con nostalgia sulle prime foto ai tempi di Supertifo). Teschio “armato” di occhiali da sole e dotato d’una folta capigliatura con scriminatura centrale, ancora una volta, dal forte sapore eighty. Elemento che ho voluto riprendere proprio da quel periodo storico – così pionieristico e terribilmente romantico per il mondo Ultras – e che si rifà espressamente all’immaginario di quegli anni, quando gli eterni simboli di “morte” conobbero una nuova giovinezza andandosi a mescolare, con risultati originalissimi, a forti e ammiccanti dosi d’ironia. Erano gli anni – a livello iconografico e musicale – del mitico album “Appetite for Destruction” dei leggendari Guns N’ Roses che proprio sulla cover di quel loro primo fantastico album (uno dei più importanti per la storia e l’evoluzione dell’hard-rock) vedeva le facce dei cinque Guns trasformate per l’occasione in teschi dai capelli simili a criniere vaporose e cotonate, sormontati da cappelli e copricapi da gangs giovanili (“I Guerrieri della Notte” docet) e bandane di hellsangelsiana memoria.

Lanerossi Vicenza 1902: Quello di Vicenza è uno dei club storici del panorama provinciale italiano e – a dispetto della non eccessiva grandezza della città (a ben vedere, il capoluogo berico conta intorno ai 110.000 abitanti) – insieme all’Hellas Verona è senz’altro uno dei più blasonati del Veneto e dell’intero Nordest. Il club biancorosso – che, dopo le tristi vicende societarie che l’hanno portato al tracollo degli ultimi anni, milita oggi in Serie C unica – può vantare la partecipazione a ben 30 campionati di Serie A di cui addirittura 20 consecutivi.

Nel suo palmarès figurano due secondi posti in massima serie (nella stagione 1910-11, perdendo la “finalissima” contro la Pro Vercelli, quando ancora non esisteva la Serie A; e nel ’77-78 quando tra le fila venete militava un certo Paolo Rossi, una delle più indiscutibili icone del calcio italiano di tutti i tempi). Il club berico può soprattutto vantare – fatto quasi unico per una cosiddetta “provinciale” – la vittoria di una Coppa Italia nella stagione 1996-97 allorquando l’undici biancorosso, al termine d’un brillante cammino, ebbe ragione in doppia finale nientemeno che del Napoli.

Clamorosa vittoria dell’ambita coccarda tricolore che conseguentemente portò il club a disputare, l’anno seguente, la vecchia Coppa delle Coppe (oggi confluita nell’Europa League) arrivando addirittura in semifinale e uscendone per mano dei (calcisticamente) più quotati londinesi del Chelsea, ma prendendosi comunque la soddisfazione di vincere la classifica cannonieri del secondo più importante trofeo continentale per club grazie alle 8 marcature messe a segno del Toro di Sora, il forte e prestante bomber Pasquale Luiso.

Dal 1953 al ’90 il Vicenza Calcio si chiamò Lanerossi Vicenza. In pratica il Lanificio Rossi – che rappresentava il più importante stabilimento italiano nella lavorazione e produzione di lana – che aveva sede a Schio, comprò letteralmente il club. Non si trattò dunque d’una sponsorizzazione sulle maglie (infatti tale pratica fu introdotta in Italia soltanto a partire dagli Anni ’80; se non erro il primo club a praticarla fu il Perugia) ma di una vera e propria acquisizione di proprietà di un club calcistico che in pratica divenne parte integrante delle attività aziendali del famigerato lanificio.

Da ciò derivò l’apposizione del famoso marchio con la “R” sulle maglie da gioco del club veneto. Questo marchio – che rese famosa la Vicenza calcistica in tutto il mondo – è entrato talmente a far parte dell’immaginario collettivo calcistico italiano lungo tutti gli Anni ’50, ’60, ’70 e ’80 che – anche in seguito, quando il club (a partire dai primi Anni ’90) tornò a chiamarsi semplicemente Vicenza – i suoi tifosi continuarono ad adottare affiancandolo spesso a quello “ufficiale”. Da quest’anno il leggendario e amatissimo nome, patrimonio ed emblema della tradizione calcistica biancorossa, insieme al mitico e rimpianto marchio con la “R”, è tornato in pianta stabile a rappresentare il calcio vicentino, per la gioia dei suoi tanti sostenitori.

A quel nome e a quel logo è ispirato questo mio nuovo disegno che ho voluto immaginare un po’ come una sorta di scudetto delle Figurine Panini degli Anni ’80, immergendomi per quanto possibile nell’atmosfera di quegli anni (che mi porto comunque dentro per averli vissuti da bambino) unita a un’attitudine più moderna nell’uso dei font.

Calcio Catania 1946: Della tifoseria rossazzurra abbiamo già avuto modo di parlare in precedenti puntate di questa stessa rubrica (One Step Beyond #2 e #7). Così pure del bellissimo logo sociale del club etneo, in particolare soffermandoci sulla storia e le vicissitudini per cui l’elefante/liotru sia il simbolo della popolosa città sicula (One Step Beyond #37).

In questa nuova grafica dedicata al club etneo che oggi milita in Serie C (categoria indubbiamente indegna e che va stretta all’intero popolo sportivo catanese) ho voluto per un attimo mettere da parte le suggestioni più Ultras che vedono nel rutilante uso del colore nero (autentico mantra per questa tifoseria) una delle caratteristiche salienti del loro materiale “tifologico”. Ho voluto invece liberare la fantasia il più possibile, immaginando questo disegno come una sorta di bandiera o bandierina da portare con sé allo stadio e sventolare insieme a centinaia di altre nei momenti di più corale euforia. Quindi: piena centralità allo stemma sociale (cui ho soltanto “rinforzato” il contorno nero per meglio amalgamarlo con scritte e cornice) e un’esplosione di “luce” data dalla bellezza dei colori rossazzurri che ho volutamente “esasperato” e “caricato”, rendendoli quasi sfavillanti.

 

US Palermo 1900: Per questa grafica dedicata al tifo per la squadra rosanero, è venuto fuori un vero e proprio “logo sociale” che vedrei bene rappresentato anche su bandiere o bandieroni.

Centrale è la figura dell’aquila (sul cui utilizzo, come simbolo della metropoli siciliana, abbiamo già visto in One Step Beyond #37) che questa volta divide il palcoscenico con un pallone retrò a voler immediatamente richiamare alla mente il gioco del football. In basso la dicitura completa del prestigioso club siciliano mentre in alto è l’anno di nascita, per l’occasione reso attraverso la numerazione romana che conferisce all’insieme quel tocco di nobiltà in più. Un richiamo all’italico tricolore è rappresentativo del forte legame che unisce, da sempre, il Calcio palermitano al nostro Paese, per una città tra le più belle e peculiari dello Stivale, ricca com’è di storia, arte e cultura.

FC Inter: Di storia e aneddotica inerenti l’uso del “biscione” quale simbolo dell’Internazionale (come amava chiamare il club nerazzurro, nelle sue irripetibili rodiocronache, l’indimenticato Sandro Ciotti con la sua inconfondibile voce rauca) abbiamo già avuto modo di vedere in una precedente puntata di One Step Beyond (#40).

Riallacciandomi un po’ al discorso fatto nella precedente puntata riguardo al disegno dedicato al Torino, anche in quest’occasione ho voluto inseguire quello stesso tipo di suggestione e fascinazione. Una grafica semplice nella disposizione degli elementi, ma al contempo elaborata nella precisione e lavorazione degli stessi. Un sottile “profilo” bianco (indispensabile quando si va a sovrapporre nero su nero) corre lungo tutti gli elementi del disegno, donandogli luce e risalto. Una grafica a metà strada tra una figurina e una bandierina, in cui la molteplicità e mescolanza dei colori (nero, azzurro, bianco, rosso, verde e giallo) crea un’alchimia cromatica dal forte sapore Anni ’80.

Un biscione stilizzato e curiosamente “geometrico”, dalle forme rotonde ben definite, che non dispiace e unito al vecchio e affascinante pallone a spicchi, trova una sua giusta collocazione e un proprio perché.

Luca “Baffo” Gigli.

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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;
One Step Beyond #31: Fermana, Roma, Lazio, Terracina, Fiorentina;
One Step Beyond #32: Roma, Modena, Foggia, Campobasso, Inter;
One Step Beyond #33: Nocera, Cavese, Verona, Bari, Lazio;
One Step Beyond #34: Lodigiani, Benevento, Samb, Milan, Napoli;
One Step Beyond #35: Roma, Vicenza, Cosenza, Castel di Sangro, Cremonese;
One Step Beyond #36: Isernia, Lazio, Roma, Torino;
One Step Beyond #37: Cavese, Palermo, Catania, Lazio, Atalanta, Arezzo;
One Step Beyond #38: Verona, Piacenza, Genoa, Sampdoria, Campobasso, Nocerina, Vis Pesaro;
One Step Beyond #39: Cesena, Verona, Aberdeen FC, Udinese, Pisa, L’Aquila;
One Step Beyond #40: Spezia, Livorno, Chieti, Lazio, Avellino, Inter;
One Step Beyond #41: Teramo, Giulianova, Monza, Roma, Potenza, Napoli;
One Step Beyond #42: Lazio, Taranto, Bologna, Terracina, Monopoli;
One Step Beyond #43: Bari, Roma, Ascoli, Reggina, Trani;
One Step Beyond #44: Arezzo, Milan, Manfredonia, Campobasso;
One Step Beyond #45: Latina, Casarano, Frosinone, Isernia, Spal;
One Step Beyond #46: Sciacca, Ideale Bari, Torre del Greco, Brescia, Inter;
One Step Beyond #47: Lecce, Messina, Cosenza, Casertana, Napoli, Genoa;
One Step Beyond #48: Taranto, Lazio, Bari, Isernia, Pescara, Roma;
One Step Beyond #49: Milan, Sciacca, Napoli, Triestina, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #50: Napoli, Fiorentina, Pescara, Salernitana, Torino, VeneziaMestre;