Fino a qualche anno fa era impensabile una sfida del genere. Il piccolo Tuttocuoio, espressione del paese di Ponte a Egola, vivacchiava tra le categorie dilettantistiche mentre il Livorno, dopo anni ed anni di serie C, vedeva la luce alla fine del tunnel e l’ingresso nel paradiso della serie A.

I destini contrapposti delle due squadre hanno fatto sì che la partita di questa sera si svolga senza neanche le luci della ribalta. Il Tuttocuoio punta ad una salvezza senza troppi affanni, il Livorno ad un campionato di alta classifica.

Distanza infinitesimale tra Pontedera e Livorno, perciò presenza ospiti corposa anche se certe cifre del passato non sono minimamente raggiungibili visto che all’interno della tifoseria labronica c’è una bella fetta di tifosi che non ha sottoscritto la tessera del tifoso.

Settori ospiti che risulta essere non troppo colorato: un paio di striscioni in balaustra, uno di un club e l’altro della sezione di Milano sono le sole sigle che si notano in un grigiore quasi totale. Se dal punto di vista del colore c’è ben poco da segnalare, a livello canoro i livornesi, pur non entusiasmando, ci danno dentro con una discreta continuità, provando a svegliare dal torpore anche quelle persone che generalmente preferiscono godersi l’incontro. Tifo che parte bene e si stabilizza su livelli più che sufficienti, qualche ragazzo detta tempi e cori e la risposta del settore è generalmente buona. I cori sono continui e tra questi si deve segnalare pure qualche bel boato, segno che la materia prima non è proprio da scartare. Tanti cori per la squadra, qualcuno per i diffidati ed un paio contro i cugini di Pisa più per tradizione che per una precisa convinzione.

I neroverdi si ritrovano nel loro abituale settore. Il loro tifo è altalenante, del resto i numeri sono quelli che sono ma comunque si fanno sentire in più di un’occasione scemando un po’ nel finale quando si focalizzano sulle azioni in campo.

Buona la loro sciarpata effettuata sul finale mentre gli ospiti, a risultato acquisito, pensano già alla trasferta di Cremona.

Valerio Poli.