Finale già scritto o finale thrilling, a voi la scelta. Se scegliete Padova il copione è già segnato, indipendentemente dal risultato sul terreno di gioco la squadra è già mestamente retrocessa in serie C. Se scegliete Livorno le opzioni sono molteplici e coinvolgono inevitabilmente anche i risultati che arrivano dagli altri campi. La retrocessione diretta è scongiurata ma c’è la possibilità di giocare i play out o nella migliore delle ipotesi c’è il raggiungimento diretto della salvezza. Questo per fare ordine e per fare chiarezza sull’umore di partenza delle due tifoserie.
I padroni di casa possiamo tranquillamente affermare che hanno saputo digerire al meglio una stagione fatta di pochi momenti positivi e molti negativi, si va dai risultati sportivi ad un calciomercato evidentemente infarcito di errori fino ad arrivare a qualche episodio piuttosto “piccante” di alcuni giocatori. Eppure i numeri sugli spalti ci son sempre stati, soprattutto lontano dalle mura amiche dove distanza e motivazioni possono fare la differenza ma anche in questo ultimo scorcio stagionale, vedere Benevento per conferma, è arrivata la risposta degli ultras che se non altro hanno ampiamente fatto il loro dovere. Presenza che anche in questo pomeriggio è assicurata fuori dallo stadio perché all’interno dello stesso vi è una desolazione assoluta con poche centinaia di persone sparse sui seggiolini di uno stadio troppo grande per l’evento. Nonostante lo speaker provi a coinvolgere i pochi presenti durante la lettura delle formazioni non c’è niente da fare, molto probabilmente anche tra i pochi temerari che hanno attraversato i tornelli d’ingresso, è viva quella svogliatezza mista ad una consapevolezza di assistere ad uno spettacolo non all’altezza.
Presenza ospite ampiamente sopra la media stagionale, del resto in una partita ci si gioca il futuro perciò la presenza livornese è corposa ed anche abbastanza colorata. Il settore ospite viene preso d’assalto, tifosi ed appartenenti ai club arrivano con un buon anticipo rispetto al fischio d’inizio del direttore di gara, mentre gli ultras della Curva Nord fanno il loro ingresso sui gradoni proprio in concomitanza dell’inizio delle ostilità.
Il tempo di attaccare alla vetrata le numerose pezze che un paio di ragazzi si mettono spalle al campo a dirigere le operazioni di tifo. Ottima la partecipazione, nel settore c’è voglia di spingere la squadra alla vittoria, i cori sono potenti e qualche bandiera dona un bel tocco di colore. Nella prima frazione il tifo di marca amaranto è un rullo compressore, il risultato sul campo sorride al Livorno e sugli spalti aleggia quell’euforia che viene trasferita ai giocatori.
Ad inizio secondo tempo viene organizzata una bella sciarpata che nonostante la temperatura estiva, ha una buona riuscita, poi gli ospiti ripartono da dove avevano lasciato. Man mano che si avvicina il novantesimo minuto, sale la tensione per i risultati che arrivano dagli altri campi, il Padova intanto raggiunge il pareggio con Mazzocco che esulta nell’indifferenza generale, sugli spalti del resto non ci sono proprio i numeri per assistere ad un’esultanza degna di questo nome.
Si arriva al triplice fischio finale con la tensione che si taglia a fette nel settore ospite, i risultati che arrivano via radio confermano quello che si intuiva dal campo: il Livorno è salvo senza passare dalla lotteria dei play out perciò parte la festa con i giocatori sotto il settore a regalare magliette e pantaloncini ed i tifosi a scandire gli ultimi cori della partita e della stagione.
Da una parte l’amarezza di una retrocessione, dall’altra la felicità per aver raggiunto l’obiettivo prefissato. Il risultato sportivo non dico che non sia importante ma scendere di categoria con la convinzione di aver svolto in pieno il proprio ruolo, è comunque una consolazione non da poco.
Valerio Poli