Al “Marcello Torre” di Pagani si gioca una sfida da ultima spiaggia tra due compagini che di certo non attraversano un buon periodo di forma. La squadra di casa, infatti, sebbene favorita nei pronostici, proviene da una serie di deludenti risultati, mentre la Fidelis Andria si presenta a questo match da fanalino di coda. Sugli spalti sono presenti circa mille spettatori in una giornata che viene preceduta da un violento acquazzone.

In curva nord, come ormai siamo abituati a vedere e soprattutto a sentire, c’è il solito gruppone compatto, tutti rigorosamente vestiti di nero, che si fa notare col suo tifo incessante e di notevole impatto. Ciò che distingue i gruppi, dietro allo striscione unico “Resistere per continuare ad esistere”, sono i diversi bandieroni sventolati per tutta la gara. Da segnalare anche lo striscione di carta con scritto “Sì alla standing zone” aperto a match in corso e che tocca un argomento molto d’attualità e altrettanto importante per chi non ama e non vuole starsene comodo e seduto sui sediolini, come avviene in altre tipologie di spettacoli, lontani anni luce dal mondo del tifo.

Dalla Puglia arrivano circa 70 persone, quasi tutti ultras, con diverse pezze esposte tra cui spiccano quelle storiche dei Drunk e della Brigata. Bel tifo anche da parte loro, soprattutto dopo il gol della Fidelis ad inizio ripresa che li porterà in vantaggio. Belle anche un paio di sciarpate nel corso della ripresa, contornate dalle loro immancabili bandiere sventolate praticamente sempre.

Totale indifferenza tra le due curve che negli ultimi anni si sono “incontrate” diverse volte e che tacitamente, a differenza di quel che quasi sempre avviene negli incontri tra le tifoserie campane e pugliesi, si sono sempre rispettate.

Alla fine della gara la squadra di Andria va a festeggiare sotto il settore ospiti mentre quella campana è costretta a restarsene ben lontana dalla Curva Nord, che non fa nulla per nascondere tutto il proprio risentimento e la propria rabbia a causa dell’ennesima sconfitta e soprattutto della prova senza mordente.

Foto di Davide Gallo
Testo a cura della Redazione