Paganese-Foggia è uno di quegli esempi lampanti di quanto oltre vent’anni di restrizioni, campagne mediatiche diffamatorie nei confronti del tifo, fallimenti societari e mala gestione del baraccone calcistico abbiano letteralmente lasciato le macerie alle loro spalle e – probabilmente – anche nel prossimo avvenire. Quella del Torre, infatti, è la tipica sfida in cui a presenziare saranno quasi esclusivamente gli ultras delle due squadre. Per fortuna della Lega, aggiungo. Immaginate se veramente fosse andato in porto quel progetto paventato da alcune menti eccelse di far stare tutti seduti e senza strumenti di tifo: lo spettacolo in categorie come la Serie C sarebbe a dir poco desolante.
Chiaro poi che i discutibili orari scelti per giocare (mercoledi alle 21) e la contemporanea diretta televisiva abbiano allontanato anche quei pochi “semplici” tifosi che ancora provavano imperterriti a frequentare le gradinate. Beninteso, questa è una considerazione che faccio da amante del calcio in senso generico, se poi la devo vedere da appassionato di curve, allora vi dico che sfide del genere assumono persino un carattere più affascinante, in cui l’essenza del tifo organizzato emerge giocoforza.
Sugli spalti ci troviamo di fronte a una sfida tra “pesi massimi” della categoria. Due tifoserie che negli ultimi anni sono state sempre protagoniste sugli spalti e fuori e che anche oggi confermeranno la loro caratura. A Foggia sono stati staccati 180 biglietti, che è ormai il numero “base” con cui i supporter dauni affrontano ogni trasferta, sintomo che nella città pugliese si è da tempo consolidato un importante zoccolo duro, in grado di portare avanti la carretta e affrontare anche momenti di magra sportiva e difficoltà inerenti a diffide e repressione. Inoltre, si sa, i foggiani quando sono chiamati a varcare il confine con la Campania hanno sempre uno stimolo in più.
Ci siamo spesso trovati a commentare i paganesi e il loro particolare stile. La loro compattezza e il loro modo intenso e prolungato di cantare, sempre accompagnato da numerosi bandieroni e da quel “Resistere per continuare ad esistere” che racchiude l’anima del movimento ultras azzurrostellato. La scelta di riunirsi in Curva Nord, qualche anno fa, ha prodotto e sta producendo risultati davvero eccellenti e stasera noto con grande piacere l’ottimo mix tra vecchi e giovani; segno che si sta riuscendo a dar vita a un cambio generazionale, in cui sembra regnare un perfetto equilibrio. Quello di Pagani tra l’altro è un paradosso se ci si pensa, con una squadra che puntualmente ogni anno stenta e lotta per non retrocedere ma un vasto zoccolo duro ultras che tiene botta, aumenta numericamente e si rigenera inculcando la propria filosofia.
Ad accendere la serata inoltre (ed è proprio il caso di dirlo) il cospicuo utilizzo di pirotecnica, sia tra i padroni di casa che nel settore ospiti, dove i rossoneri si confermano dei maestri del genere. Quella dei pugliesi è una prova alla loro altezza: tante manate e cori ben ritmati dal tamburo. Provano in diversi modi (ma senza trovare risposta) a stuzzicare i dirimpettai, sbandierando la loro arcinota antipatia per la Campania e ricordando in particolare l’odio per Napoli e Salerno.
In campo una Paganese in versione kamikaze prima illude il proprio pubblico portandosi in vantaggio con Tomassini e poi cade malamente sotto i colpi di un Foggia che cala il poker, andando ad espugnare il Torre 1-4. Una vittoria che mantiene la squadra di Zeman in zona playoff e allontana ulteriormente gli uomini di Grassadonia da quella per la salvezza diretta.
Quando le squadre sono rientrate negli spogliatoi e gli ultras dei Satanelli stanno riponendo i loro striscioni per tornare a casa, la Nord continua con orgoglio a cantare e sventolare i propri bandieroni. Un “terzo tempo” davvero notevole, che corona una prova canora ai limiti della perfezione e mette il punto esclamativo a un confronto curvaiolo di altissimo livello. In cui sono state l’essenza del vivere la gradinata e il tifo a farla da padrona.
Volevate eliminare gli ultras, oggi non vi resta che sperare nella loro presenza per non avere stadi vuoti, muti e funerei. Un grande successo per tutti gli scienziati che in questo Paese vorrebbero risolvere le cose a suon di divieti e restrizioni. O peggio ancora parlano di azzeramento della violenza attraverso l’interdizione di strumenti per il tifo o eliminazione delle trasferte.
Simone Meloni




































































































