Questo è il mio debutto presso lo Stadio Marcello Torre di Pagani e contestualmente la mia prima esperienza con la tifoseria della Paganese fra le mura amiche, anche se avevo già avuto modo di incrociarla a Matera in una prova di tifo singolare ma entusiasmante, pertanto sono estremamente interessata a osservare la loro celebrazione del sacro rito domenicale fra le mura amiche. E non deluderanno le aspettative.
“Resistere per continuare ad esistere” troneggia al centro della curva. Gli ultras arrivano e sistemano le prime pezze: “Diffidati presenti”, “Libertà per gli ultras”, “Chi non vive è con noi”. Intravedo anche le bandiere ma soltanto dopo il calcio d’inizio, quando l’intera curva è gremita, i paganesi iniziano a battere le mani e a intonare il primo canto: “Alè Pagani, alè”. Si presentano compatti, vestiti di nero mentre tutto il resto è azzurro: le divise in campo, i colori dello stadio, il cielo e una decina di bandiere circa che sventolano alte.
Il match è uno di quelli disputati con grande maestria dalle due squadre sul terreno di gioco, e altrettanto coinvolgente in Curva Nord, mai persa nel silenzio. “Appartenenza e identità, simboli della nostra mentalità” è lo striscione che compare poco prima della fine del primo tempo, accompagnato dal coro: “è la mia città e la sosterrò”.
Una dimostrazione davvero sentita e percepibile di sostegno anche dalle tribune. Qualche sciarpa compare qua e là ma sono i cori ad essere molto belli, si susseguono a gran voce e neanche il vento forte li smorza: è amore, spudorato, sincero. “Ti amo, in ogni stadio te lo griderò…”
Mi spiace non poter osservare il “contrattacco” della tifoseria rivale poiché pochi sostenitori del Gelbison siedono nel settore ospiti ad incitare i propri atleti in campo dietro la pezza posizionata ad inizio partita, “Fantillo c’è”, ma per lo più rimangono osservatori silenziosi.
Al momento del goal lo stadio esplode ma il confronto si chiude purtroppo con un pareggio, tuttavia la festa della tifoseria è, come consuetudine al termine di ogni incontro della squadra, straordinaria: un abbraccio ritmato dai battimani dei sostenitori e dei calciatori, che insieme si lanciano in salti verso il cielo azzurro.
Un bel gruppo di ultras resta a intonare cori anche quando il campo è ormai sgombero di persone in campo, e mi dirigo anche io verso l’uscita con un sorriso soddisfatto.
Imma Borrelli