Negli ultimi anni, è risaputo, a causa di repressione, tessere varie, biglietti nominali e astrusi progetti di marketing, la Serie C (per qualche anno rinominata Lega Pro) ha avuto un calo vistoso di spettatori e con esso del movimento ultras collegato. Quest’anno però, grazie all’abolizione della tanto discussa tessera, seppur a puntate (oggi la trasferta, fortunatamente, era aperta a tutti) salta fuori qualche partita che ha davvero quel gusto di una volta.

Paganese-Lecce è una di quelle. Per l’occasione la curva nord ha preparato una coreografia fatta di cartoncini con su scritto “ultras” e “curva nord” con due striscioni, uno sopra ed uno sotto, che parafrasano la canzone di Nina Zilli: “Se l’amore è una partita, resistiamo sugli spalti”; il tutto contornato dall’accensione di qualche torcia.

Dall’altra parte i 400 leccesi si fanno notare grazie all’accensione di torce, fumogeni e bombe carta. Ad un certo punto, il denso fumo invade il campo: mentre gli altri fotografi si lamentavano di quanto accadeva, io invece provavo una sensazione diametralmente opposta, una sensazione di piacere che non tutti possono capire, se non ci si è dentro risulta difficile persino da spiegare, forse solo chi fa parte di questo mondo può comprenderlo: il tifo, senza la passione, anche strabordante, dei propri tifosi, perde davvero la sua anima e la sua essenza.

Il tifo parte forte da ambo i lati: sul versante paganese, l’unione tra i diversi gruppi di distinti e curva ha fatto far loro un gran salto di qualità, si respira un’altra aria, un’aria di compattezza che non può fare altro che bene all’ambiente. Il tifo leccese è quello classico di una piazza a cui la categoria in cui milita va veramente stretta: i giallorossi – per storia, tradizione e valore – dovrebbero come minimo essere in Serie B.

Durante la partita i paganesi si fanno notare inoltre per l’esposizione di alcuni striscioni: “Marcello in eterno” è dedicato a Marcello Torre, ex sindaco e presidente della Paganese negli anni ’80, brutalmente assassinato dalla camorra l’11 dicembre 1980. A lui è dedicato lo stadio, a dare forza e continuità alla sua testimonianza di legalità.

Lo striscione “Forza Marco” invece è dedicato ad un ragazzo di Pagani che ha avuto un incidente in moto e che in queste ore combatte tra la vita e la morte. Lo striscione dedicato a Enzo, fa riferimento all’ultras leccese che si tristemente tolto la vita e la cui esposizione ha scaturito applausi sinceri da tutto il settore ospite. Infine lo striscione per Alfonso, è un pensiero affettuoso per un altro ragazzo, questa volta di Pagani, anche lui recentemente scomparso.

Per la cronaca il match termina 1 a 1.

Emilio Celotto