La dodicesima giornata del girone G di Serie D offre la sfida tra la Paganese e il Terracina.
Gli azzurrostellati e i tigrotti tornano ad affrontarsi dopo ventidue anni. L’ultimo confronto risale infatti alla stagione 2002-03: anche allora i due sodalizi affrontavano il girone G del massimo campionato dilettantistico, che fu vinto dall’Isernia con un margine ristretto sulla Boys Caivanese. Le strade dei due club si erano già incrociate in passato: nel 1999-2000, sempre nel raggruppamento G, dominato dalla Puteolana, e nel 1992-93, in un affascinante gruppo siculo-campano-laziale, che annoverava città come Trapani, Marsala, Mazara, Latina e Frosinone.
Tornando all’attualità, i padroni di casa si presentano al match da primi della classe, in coabitazione con la Puteolana, mentre i tirrenici navigano ai margini della zona playout.
Raggiungo Pagani intorno alle 13:45, dopo aver assistito qualche ora prima alla sfida di Promozione tra il Pianura e la Viribus Unitis. Questo importante centro di circa 35.000 abitanti si trova al limite della pianura sarnese, nel punto in cui incontra i Monti Lattari, che nel versante opposto formano la scenografica Costiera Amalfitana. Come le altre città della zona, vi si respira un forte attaccamento alla propria terra, corroborato dall’amore per la squadra di calcio che la rappresenta, fondata nel 1926 con il nome di Unione Sportiva Paganese.
Camminando nelle strade intorno allo stadio, noto vari striscioni affissi dalla tifoseria locale. Il primo recita “Fasten your seatbelts!”, il secondo “Con orgoglio e appartenenza… massiccia presenza”, l’ultimo “Domenica 1 dicembre appuntamento con la storia…”, in merito al prossimo quarantennale del gruppo “Street Urchins 1984”. Proprio dietro la curva vedo infine una locandina della “Curva Nord”, che sprona la città ad affollare le gradinate.
A circa un quarto d’ora dal fischio d’inizio metto quindi piede in campo, provando una certa emozione: pur essendo già stato qui in altre due occasioni, per un Paganese-Lecce di C e un Paganese-Andria di D, oggi ho finalmente l’opportunità di calpestare il rettangolo verde. Questo impianto fu inaugurato il 19 settembre 1975 ed è intitolato a Marcello Torre, già cronista sportivo, sindaco e presidente della Paganese, ucciso in un agguato camorristico l’11 dicembre 1980, un mese dopo il terribile terremoto dell’Irpinia.
Per la partita odierna, l’impianto paganese mostra una suggestiva cornice di pubblico, impreziosita dalla bellissima presenza ospite. I campani, nel prepartita, riempiono progressivamente la curva, che appare poi gremita quando comincia la contesa. I gruppi ultras che sostengono la Stella creano uno scenografico blocco, compattandosi e sostenendo la squadra in ogni momento della gara. Si contano tanti cori prolungati e cadenzati dal tamburo, alcuni intonati in un abbraccio collettivo. I bandieroni sempre al vento e la pirotecnica, insieme alle numerose manate, condiscono la loro ottima prestazione.
Nella ripresa i locali aprono anche uno striscione in latino, il cui testo è “Si spiritus pro nobis… quis contra nos?”, che si traduce “Se lo spirito è con noi, chi potrà andare contro di noi?”. Si tratta di un motto coniato da Gabriele D’Annunzio. Il poeta abruzzese lo trasse da una lettera di San Paolo ai Romani, sostituendo la parola Deus con il vocabolo spiritus. Queste parole sono da collegare alla “Questione fiumana”, esplosa subito dopo la fine della Prima guerra mondiale. Come è noto dai libri di storia, la città istriana di Fiume, al termine del conflitto, venne assegnata alla Iugoslavia. Tuttavia, il 12 settembre 1919, subì l’occupazione da parte di un gruppo di reduci e nazionalisti guidati da D’Annunzio, che il 12 agosto 1920 proclamò la Reggenza del Carnaro, in attesa dell’annessione al Regno d’Italia, che fu poi impedita dal Trattato di Rapallo. La Carta del Carnaro, promulgata il 30 agosto, si apriva proprio con questo motto, che non è l’unico testo in latino che vedo nella curva locale, dove compare pure un bandierone con la scritta “Amor patriae nostra lex”.
Venendo agli ospiti, i tirrenici si presentano a Pagani in ottimo numero, dimostrando per l’ennesima volta non solo di meritare ampiamente la categoria, ma anche qualcosa in più. Gli ultras biancocelesti si sistemano nella parte bassa del settore, che colorano con le loro bandiere di ottima fattura, gli immancabili due-aste e diverse luminarie. I ragazzi di Terracina sfoderano una prestazione maiuscola, tifando dal primo al novantesimo, realizzando tanti battimani e mettendosi in mostra con la voce e con il colore. Per quanto riguarda il materiale, si evidenza la presenza della pezza per Gabriele Sandri (“Giustizia per Gabriele”); gli ospiti, inoltre, aprono all’esterno anche uno striscione commemorativo (“Ciao Gabbo, la Mare non dimentica”), a cui viene tuttavia impedita l’entrata nello stadio.
Il bel tifo sugli spalti, caratterizzato dall’indifferenza tra le due tifoserie, si somma a una partita molto tirata, che vede il Terracina resistere a una delle squadre più accreditate alla vittoria finale. I tigrotti portano dunque a casa un prezioso punticino, che insieme a quello ottenuto contro l’Atletico Lodigiani sette giorni prima al “Colavolpe”, permette loro di guardare ai prossimi impegni con maggiore serenità. Lo 0-0 finale serve invece poco alla Paganese, che perde la vetta della classifica per la contemporanea vittoria della Puteolana contro l’Ilvamaddalena. Tuttavia, nonostante il passo falso, il campionato è ancora lungo, così la squadra di casa si porta sotto la curva, che carica l’ambiente in vista delle prossime partite. Nello stesso momento anche gli atleti terracinesi cantano insieme ai propri sostenitori per questo risultato positivo, ottenuto contro una squadra fortissima.
Infine, terminati i festeggiamenti, mentre gli spettatori abbandonano i gradoni, anch’io sistemo l’attrezzatura e guadagno l’uscita. In pochissimo tempo, lasciato alle spalle il labirintico centro urbano di Pagani, mi ritrovo sulla Salerno-Caserta, pronto ad affrontare le circa due ore di viaggio per rientrare a casa. Uno splendido sole al tramonto si nasconde in lontananza dietro Capo Miseno e il cielo è punteggiato dagli aerei in procinto di atterrare a Capodichino. Sta per finire l’ennesima domenica negli stadi, che mi ha permesso di apprezzare ben quattro tifoserie, i cui cori e battimani rimbombano ancora nella mia testa.
Testo di Andrea Calabrese
Foto di Andrea Calabrese e di Pier Paolo Sacco