Ci sono cose che capitano per caso. In questa circostanza il trait d’union è la palla che rotola e che, insieme al più famoso social network, finisce per farmi incrociare per strada Luca Vargiu. Non sapevo a priori chi fosse: usando l’account istituzionale della Redazione, non faccio alcun discrimine ed accetto qualsiasi richiesta “d’amicizia”.

Di tutta la gente di cui vedo la vita scorrere nella “Home” del predetto social, non ho generalmente una buonissima opinione: tanti mitomani, tanti “fuffogeni” predicatori di estraneità alla massa che poi si rivelano inzeppati di qualunquismo misero, tantissime anime in evidente stato confusionale, ormai incapaci di distinguere il mondo virtuale da quello reale e che rendono partecipe chiunque di intimità intrasmissibili ed imbarazzanti quanto di vaneggiamenti impraticabili.

Nella fiera del luogo comune e della gente banale in vetrina, mi salta ben presto all’occhio per la sua atipicità Luca Vargiu, autore del libro “Palle, calci e palloni (s)gonfiati”; deduco trattarsi di un agente di calciatori, un procuratore, volgarmente detto, categoria della quale ho bassissima stima, ragion per cui non approfondisco oltre questo suo riflesso impresso su carta stampata.

Casualmente finiamo a chiacchierare in chat: Luca, conoscendo il nostro approccio sui generis al calcio e al nostro stesso mondo ultras, mi offre una copia del suo libro. Senza impegni, solo per sapere la nostra opinione, a prescindere dalla nostra scelta di recensirlo o meno, sulla quale non garantisco sia per termini temporali, visti i tanti impegni che il sito impone, sia per la singolarità dell’argomento trattato, che non è propriamente di attinenza al nostro bacino di lettori.

Il libro Luca effettivamente me lo manda ed io, come da copione, ci metto un po’ prima di decidere di aprirne le prime pagine. Quando finalmente decido e riesco a farlo, mi trovo davanti ad un libro che si legge in maniera molto scorrevole, intrigante, facile da leggere ma che non per questo mi risulta sempliciotto o banale.

A volte la sensazione è che sia stilisticamente fin troppo facile, quasi piatto, senza nessun artificio letterario, costruzione particolare dei periodi, inventiva, originalità. Ma questo è un problema a metà, nel senso che è una valutazione del tutto soggettiva e che, per quanto sia un testo dai risvolti narrativi, è prima di tutto un diario personale che a tratti assume i connotati del saggio tecnico, quindi la semplicità può anche essere una scelta quasi obbligata. Oppure persino una virtù, per quelli come me che invece spesso si incartano dietro troppi voli pindarici o vocaboli roboanti.

Il libro dunque è fortemente autobiografico ed ha uno svolgimento più o meno cronologico: prende le mosse dalla spinta che ha portato Vargiu a diventare agente, ne racconta – in prima persona – i passi iniziali, la trafila burocratica, l’esame e poi la quotidiana, inesorabile e costante immersione in questo sottobosco oscuro che è il mondo dei procuratori, categoria unica nel suo genere per essere riuscita a strappare in qualche occasione il titolo di “cancro del calcio” agli ultras.

Vengono così snocciolati diversi episodi, sensazioni e riflessioni personali sempre godibili. Di aneddoto in aneddoto, ci si ritrova spesso a farsi trascinare nel giochetto di indovinare i personaggi famosi ma anonimi citati, a sorridere del lato comico che tante situazioni presentano, ma questo sorriso diventa persino amara constatazione di una realtà molto più cupa del cliché che in certi frangenti Vargiu riesce a destrutturare.

In barba alla rosea favola propagandistica del regime giornalistico-istituzionale, chi ha vissuto in prima linea il calcio, da atleta o da tifoso, certe situazioni le avrà vissute o quantomeno le avrà percepite, indirettamente e nettamente. Per esempio quando si materializzavano grotteschi autogoal e clamorosi goal sbagliati per condizionare il mercato, capricci da soubrette per ottenere un aumento dell’ingaggio o una rescissione per accasarsi altrove a migliori condizioni, brocchi inseriti in pianta stabile nella formazione titolare per “alti” interessi, transumanze di 5/6 giocatori da una squadra all’altra per registrare entrate fittizie e distrarre capitali, eludere organi di vigilanza, ecc.

Sembrano puntini sulle “i”, puntualizzazioni dell’ovvio, ma con una opinione pubblica rimbambita, capace solo di eccitarsi alle strida uterine di Caressa e credere alle streghe con la sciarpa al collo, è pur sempre necessario indicare tale lordume, per quanto poi gli stolti probabilmente rimarranno a fissare inebetiti il dito che lo indica.

L’alter ego letterario del buon Luca, nella sua epopea ivi narrata, ha sempre cercato di calarsi in questa vasca di pescecani senza farsi mangiare, ma senza diventare a sua volta un pescecane pur di sopravvivere. Poetica quasi la sua onesta caparbietà, ma se vai a giocare nel fango, prima o poi ti sporchi, così capita di dover giocoforza accettare un qualche compromesso, che sia cedere ai genitori disposti a far da “sponsor” al figlio pur di vederlo in una Primavera gloriosa (da cui poi saranno quasi subito smistati in qualche squadraccia di Lega Pro o peggio dei Dilettanti…), oppure sborsare di tasca sua pur di far giocare un proprio “investimento” in cui crede e il cui spazio in squadra è chiuso da altri interessi in gioco e non da questioni tecniche che lo vedrebbero favorito.

Un uomo, un ideale, una volontà possono servire da soli a cambiare un mondo del calcio marcio e in metastasi? Oppure l’infezione virale è destinata a corrompere chiunque tenti di guarirla? Può essere vero tutto e il suo contrario: Luca Vargiu ha lanciato una pietra nello stagno, avuto il pregio non indifferente di rompere il muro di referente ed omertoso silenzio che ammanta il calcio.

Se ne parla ed è già qualcosa. Il calcio è uno schifo e la colpa non è solo degli ultras come vorrebbero far credere: c’è appunto chi spesso in malafede lo fa credere e chi apre il dibattito raccontando tutto l’altro che c’è in ombra. È una nota di merito.

Chi fosse interessato all’acquisto, può visitare il blog dell’autore pallecalciepalloni-s-gonfiati.blogspot.it.

Matteo Falcone.