Dopo la partita Iraklis – Faousa, a cui ho assisto insieme a un amico greco, un tragitto di circa 20 minuti ci porta verso il mitico stadio Toumba. Quando ci avviciniamo allo stadio, veniamo subito coinvolti in un’atmosfera impressionante in cui, ad ogni passo, sentiamo l’importanza della partita odierna.

Il PAOK, da tanti anni condannato a giocare al massimo per il secondo posto, visto il dominio assoluto dell’Olympiakos, ha l’occasione di fortificare il suo primo posto in classifica a patto di trovare la vittoria contro il grande rivale del Pireo.

Senza il grande spettacolo pirotecnico a cui ci avevano abituati a queste latitudini (da inizio stagione sono attive infatti nuove leggi “anti-violenza” che prevedono gravi multe e persino la chiusura dell’intero stadio per almeno due partite in caso di scontri o anche solo per l’uso di torce, petardi, etc.), ci si aspetta una partita caratterizzata dalle bandiere…

Entrare in tribuna stampa non è semplice perché la piazza antistante è blindata da tanti mezzi e agenti di polizia. Riesco ad entrare due ore in anticipo sul fischio d’inizio. Come sempre in Grecia per le grandi partite non ci sono ospiti, però la curva di casa è uno spettacolo fin dal primo momento. I cori sono fortissimi, i battimani grandiosi e il caos di bandiere e striscione, il tipico “stile Greco”, mi affascina totalmente.

Quando entrano i portieri in campo per la loro preparazione pre-partita, un fitto lancio di carta colora tutto lo stadio di bianco. Questo spettacolo si ripete quando entra la squadra per il riscaldamento, per esplodere letteralmente all’inizio della partita: una pioggia di carta e rotoli accompagna l’ingresso ufficiale delle squadre sul campo, cori di altissimo livello esprimono tutta la gioia di una città che spera di agguantare quel titolo che manca da più di 30 anni.

Passata la concitazione della coreografia iniziale, la partita però non inizia e la squadra ospite sparisce dal campo. Mentre tutti si chiedono perché e mentre per più di mezz’ora la curva di casa, guidata dal famoso Gate 4, continua a cantare, cominciano ad arrivare le prime voci del ferimento di Oscar Garcia, allenatore d’Olympiakos, colpito da un rotolo di carta…

Passa un’altra mezz’ora senza partita e senza informazioni ufficiali: mi meraviglia come, fino a questo punto, tutto resti calmo dentro lo stadio, ma quando il pubblico capisce di esser stato privato del sogno di sconfiggere definitivamente i rivali e che la partita non si giocherà più, abbandona lo stadio per contestare davanti l’ingresso riservato ai giocatori. La contestazione culmina in gravi scontri contro le forze d’ordine fuori dalla curva e anche davanti la tribuna e quando finalmente riesco ad allontanarmi dallo stadio per tornare verso il centro storico, le strade vicino allo stadio sono coperte da una coltre di nebbia per i tanti lacrimogeno sparati dalla polizia e per il fumo dei cassonetti dati alle fiamme…

Jürgen De Meester