Se giocare una partita in infrasettimanale alle sei del pomeriggio vi sembra l’idea più stupida che possano partorire le menti che governano il calcio, è solo perché forse ai più sfugge che, con uno stadio come il Tardini incastonato in pieno centro, qualcuno ha saputo superarla con la brillantissima idea di blindare il traffico circostante già dalle quattro. Così la Curva Nord di casa come tutti gli altri settori, al calcio d’inizio mostra ampi vuoti.

Anche la Curva Nord Brescia tarda ad arrivare, non si sa se per le stesse vicissitudini dei padroni di casa, se per un piano preordinato della questura o se, infine, per difficoltà nel tragitto o alla partenza, visto che si tratta pur sempre di un giorno in cui tanti lavorano e anche la relativa vicinanza fra le due città viene superata dagli ovvi problemi di ordine logistico e appunto lavorativo. Ad ogni modo, quando le ostilità iniziano, i presenti nel settore ospiti non se ne stanno con le mani in mano e intonano il classico “Madonnina dai riccioli d’oro”.

Quando finalmente i ritardatari sopraggiungono, la Nord di casa se di certo non si riempie, quantomeno riesce a compattare a quadrato il suo zoccolo duro di fedelissimi. In un’annata desolante per i gialloblu, specie a fronte delle strombazzate velleità di ritorno in A, fondamentalmente oggi è esattamente quel tipo di partita in cui è presente solo chi davvero ci tiene. Discorso che in parallelo si può traslare anche al mero tifo canoro, con i parmigiani che al netto delle valutazioni numeriche fanno un buon tifo con i cori che è possibile udire in maniera netta, così come quelli degli ospiti.

Primo tempo migliore per Parma, secondo tempo invece ad appannaggio dei bresciani (presenti con loro i cesenati), anche in virtù del risultato con cui poi, al triplice fischio finale, conquistano la vetta della classifica e chiudono in forte crescendo la loro prova. Nella seconda frazione anche gli ultras intonano “Madonnina dai riccioli d’oro” accompagnando il coro con una sciarpata, mentre non mancano i cori offensivi verso i padroni di casa, chiaramente e gentilmente ricambiati dalla controparte.

In definitiva una gara nient’affatto trascendentale sugli spalti proprio in ragione delle tante assenze, anche se volendo muovere tale addebito, anziché guardare agli ultras che comunque e pur in numero minore ci sono sempre e proprio in questi momenti dimostrano la radicalità del proprio amore, bisognerebbe puntare il dito veros il “pubblico bene”, i tifosi “normali”, moderati, le famiglie o tutte le altre categorie racchiuse in formule di marketing con cui i padroni del calcio vorrebbero sostituire gli ultras. E che puntualmente li lasciano con il cerino in mano. Come tra l’altro meritano.

Foto di Giovanni Padovani
Testo a cura della redazione