Numericamente si può sempre fare di meglio. Ma ormai se ragioniamo con i numeri, il calcio non dobbiamo proprio più seguirlo. La passione si è affievolita, inutile negarlo. Così come tutto ciò che, fino a qualche anno fa, attirava la gente allo stadio, vivendo i 90′ del match in un determinato modo. Con pochi fronzoli dettati dal politicamente corretto e molta più veracità. Quella che viene dal cuore. E che ha reso i nostri impianti i più invidiati in Europa almeno per un quarto di secolo.

Ci penso proprio quando salgo le scalette del Francioni, trafelato a causa del classico ritardo del treno che mi ha costretto a fare una tutt’altro che piacevole corsa da Piazza del Popolo allo stadio. Le gradinate in fondo presentano anche un buon colpo d’occhio e la curva di casa evidenzia un nocciolo ultras volenteroso e rumoreggiante, ma certamente risicato sotto l’aspetto, per l’appunto, numerico. Stessa cosa potremmo dire degli ospiti.

Da una squadra storicamente seguita in maniera viscerale dal proprio pubblico come il Cesena, peraltro prima in classifica, ci aspetteremmo di attirare qualche centinaia di tifosi in una trasferta in fondo neanche tanto scomoda. E invece nella tribunetta coperta, che ancora sostituisce il settore ospiti sotto sequestro, sono poco più di 150 i presenti. Ovvio che su sponda cesenate influisca, e non poco, il fattore tessera. Discorso su cui i gruppi della Curva Mare hanno opinioni contrastanti, e non tutti l’hanno sottoscritta.

Latina-Cesena è inoltre il remake di una gara storica per il calcio pontino. Esattamente tre anni fa, alla loro prima stagione in cadetteria, i nerazzuri sfiorarono un’incredibile promozione in Serie A, perdendo in finale proprio contro la compagine romagnola, dopo una doppia sfida avvincente e giocata sempre sul filo di lana.

Il blocco centrale della Curva Nord si presenta oggi più compatto del solito, offrendo una prova discreta e continua. Ovviamente a penalizzare la prova degli ultras laziali è, come ampiamente detto, l’aspetto numerico. Buono tuttavia, oltre all’apporto corale, il continuo sventolio delle bandiere e le numerose manate, con cui i latinensi ritmano i loro cori. Da segnalare la presenza dei gemellati viterbesi e uno striscione che invita tutti i tifosi ad affrontare la prossima trasferta di Avellino.

Di contro i supporter bianconeri si mettono in mostra con una buona prestazione. Un paio di bandieroni tenuti sempre in aria, una bella sciarpata nella ripresa e diversi battimani. Certo, sarebbe ipocrita negare che l’immagine coloratissima, chiassosa e stilisticamente folkloristica che gli ultras romagnoli davano fino a qualche anno fa, è abbastanza lontana. Rimane la maniera sempre apprezzabile di interpretare il tifo e la grande passione al seguito di un sodalizio che per anni ha coeso tantissimi paesi e contrade dell’intera Romagna.

Non mancano un paio di cori “poco cavallereschi” tra le due fazioni, ma francamente mi sono parsi più dettati dall’andamento della gara che altro. In campo il Latina conquista meritatamente la vittoria grazie a un gol di Corvia nella ripresa. Per il Cesena una battuta d’arresto che significa perdita del primato in classifica, anche se i tifosi applaudono ugualmente la squadra dopo il triplice fischio. Festa in casa pontina, dove oltre ad esultare per il successo, c’è grande entusiasmo per l’approdo in panchina del latinense Mario Somma.

Simone Meloni