Per esigenze tecniche, ci siamo ritrovati a dover sistemare un po’ di nostro vecchio materiale, così, imbattutici nelle vecchie “Tifocronache” abbiamo deciso di proporvene la prima che ci è capitata. Non sappiamo che impatto e che riscontro (se utile, gradevole o meno) possa avere per voi questa roba d’archivio, ma se la cosa fosse di vostro gradimento, pian piano magari ne rimettiamo delle altre.

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Ultima partita del campionato 2009-10, destinato ad andare in soffitta con lo scudetto cucito sulle maglie dell’Inter e con la classifica che ha condannato tre squadre alla retrocessione. Tra queste c’è il Livorno, che ormai è fuori dai giochi da diverse settimane, mentre il Parma ha il solo obiettivo di vincere, per congedarsi al meglio dal proprio pubblico e conquistare una posizione di classifica migliore per saltare il primo turno di Coppa Italia della prossima stagione; obiettivi minimi per le due squadre che devono giocare solo per la regolarità del torneo e, tolta la ricerca del risultato a tutti i costi, ci possiamo aspettare una partita con pochi tatticismi e pochi fronzoli, e magari molta sostanza.

I livornesi si presentano a Parma in una ventina di unità, che confermano la bontà della partita assistendo agli eventi senza partecipazione attiva: per tutta la gara seguiranno l’evolversi del gioco senza più

Di tanto scomporsi, esponendo solo una bandiera della Palestina. Vetrina dunque rubata dal pubblico di casa che, nonostante la partita non valga assolutamente nulla e la vittoria sia quasi certa, affolla il Tardini in circa diciottomila spettatori, cifra decisamente non male vista l’importanza della partita e il trend generale che colpisce il campionato italiano.

La curva nord si presenta ben piena e ad inizio partita si colora di una bella sbandierata, accompagnata da qualche due aste di pregevole fattura.

Si parte con i cori dedicati quasi esclusivamente alla squadra e alla maglia, tanti battimani e colore assicurato dalle bandierine e da qualche due aste che viene alzato di tanto in tanto.

La partita, sul terreno di gioco, inizia con un buon ritmo nonostante la temperatura decisamente elevata e le squadre in campo molto “sperimentali”, soprattutto gli ospiti che si presentano, fin dal primo minuto, con tre giocatori della Primavera e diversi rincalzi che devono tirare avanti la baracca nel migliore dei modi.

I Boys si dimostrano molto vicini alla squadra offrendo un bello spettacolo vocale, con cori abbastanza potenti ma soprattutto continui. Già nel primo tempo offrono una sciarpata accompagnata dalle immancabili bandiere gialloblu, poi tornano ad incitare il Parma in maniera esemplare nonostante manchi quella controparte che assicura un po’ di “pepe” nella battaglia vocale.

Proprio sul finire del tempo regolamentare, il Parma passa in vantaggio con Lanzafame che riesce, complice anche una deviazione, a mettere il pallone alle spalle del giovanissimo Bardi, partito ad inizio stagione come terzo portiere e mandato in campo in questo pomeriggio con eccellenti risultati.

La seconda frazione riprende con gli ospiti che continuano con il loro mutismo, che li condurrà fino a fine partita, rimarcando quello scollamento tra tifosi e squadra che era emerso chiaramente anche nelle ultime apparizioni casalinghe.

I Boys, invece, non stanno con le mani in mano e cominciano il loro personalissimo show di striscioni che hanno tutti un solo tema: l’introduzione, fin dal prossimo campionato, della tessera del tifoso. Il primo striscione coincide con l’ingresso delle squadre in campo e recita: “Siamo tifosi non clienti, con la tessera niente abbonamenti!”. Immancabili i cori contro la tessera del tifoso e a favore degli ultras, mentre lo striscione viene tenuto ben visibile per alcuni minuti, il tempo che serve al Parma per chiudere, sul campo, virtualmente l’incontro con un uno-due che porta ad un totale di tre le marcature, un gap impossibile da rimontare per una squadra come il Livorno che vanta il

peggior attacco del campionato e, per giunta, si presenta senza il suo attaccante più prolifico, Cristiano Lucarelli.

In questo secondo tempo il tema della Curva Nord è abbondantemente svelato: cori e striscioni contro l’introduzione della tessera del tifoso e se i cori variano dal “No alla Tessera” al più sarcastico “No alla tessera, sì alla passera”, per quanto riguarda gli striscioni si prende di mira anche la società, incapace, come del resto le altre, di opporsi ad un progetto che ha il solo fine di svuotare gli stadi da passione e colore e di privilegiare la fredda televisione. Il secondo striscione dei Boys è piuttosto esplicito: “Società: ma scusa tra i vari interessi che hai, dimmi che posto mi dai? Posto 19, fila 77, muti e seduti!”.

Oltre a cantare contro la tessera, i Boys invocano il primo gol stagionale di Crespo, attaccante quanto mai legato alla tifoseria, che in questo campionato si è dimostrato più abile come uomo assist che freddo e cinico sotto rete. La squadra sembra accettare la richiesta della curva ed ogni pallone che passa in area di rigore del Livorno, è indirizzato proprio al bomber argentino, che in un paio di circostanze viene fermato dall’estremo difensore livornese.

Ormai la sfida in campo è tra Crespo e la difesa del Livorno, mentre sugli spalti, il nemico dei Boys è una carta di credito non ancora in funzione ma che tra qualche mese potrà svuotare gli stadi italiani di un atmosfera tutta particolare.

L’ultimo striscione dei Boys è un ringraziamento alla squadra: “Di tutti voi siamo orgogliosi grazie di cuore dai vostri tifosi”. Mancano una manciata di minuti al fischio finale dell’arbitro e, a pochi passi dal traguardo, il Parma indovina il poker proprio con Crespo, che segna e viene sommerso dall’abbraccio dei compagni di squadra come se avesse segnato il gol decisivo nella finale di Champions League. Anche il pubblico del Tardini scatta in piedi ad omaggiare il giocatore, ma soprattutto l’uomo Crespo, mai sopra le righe e sempre attento ad azionare il cervello prima di sparare sentenze. I lacrimoni solcano il viso dell’attaccante argentino che bacia la maglia visibilmente commosso di tutto l’affetto dimostratogli dalla gente del Tardini.

Al triplice fischio finale, a far festa sono tutti i giocatori gialloblu, che si prendono i meritati applausi del proprio pubblico effettuando un giro di campo tra le bandiere che sventolano in ogni settore.

Lo speaker dello stadio emana le direttive dei festeggiamenti, anticipando quel modello americano dove la voce dalla cabina ordina quando applaudire, quando alzarsi dal proprio posto, come se il pubblico fosse mero consumatore dello spettacolo: sinceramente, un progetto del genere è destinato a fallire, in uno sport ed in un contesto dove al pubblico piace essere protagonista principale dell’evento, con coreografie, cori a supporto della squadra e partecipazione corale, ed essere elemento di disturbo della squadra avversaria con fischi e gestualità varie. Infine, dopo la gara, incontro sulla tessera del tifoso organizzato dai Boys fuori dalla curva,  testimonianza del grande impegno da loro profuso in questa dura battaglia.

Valerio Poli.