Sono francamente contento che il mio primo approccio con il 2016 sportivo sia in un palazzetto di basket. Mi fa piacere, perché non è certo il girare un foglio del calendario ad allontanarmi dallo scempio cui ogni domenica assistiamo nei nostri stadi, tra repressioni più o meno velate e calo sempre più pressante della passione e dell’interesse. Così il basket, come spesso mi accade, funge da ottimo tampone per lenire queste ferite e passare un paio d’ore serene. Anche se in questa prima domenica di gennaio mi colpiscono le due camionette della polizia, coadiuvate da un paio di agenti in borghese e diversi uomini in tenuta antisommossa, dispiegati di fronte all’impianto di Viale Tiziano per una partita non certo accesa, dove la tifoseria ospite è peraltro assente.

Non mi curo di loro, ma guardo e passo avanti. Non volendo, per una volta, pormi troppi quesiti. Il fatto che il calcio riposi e la Virtus venga da un periodo tutto sommato buono, favorisce l’afflusso del pubblico. Certo, sono lontani i pienoni con le big del basket italiano, ma vanno anche considerati gli ampi buchi che si sono sempre registrati a Roma, con un pubblico a dir poco umorale e spesso terribilmente freddo. Pertanto il colpo d’occhio è accettabile, se si tiene conto dell’autoretrocessione e delle poche aspirazioni che, per forza di cosa, la società può avere in questa stagione.

Il fulcro di questa domenica è senz’altro il ricordo di Davide Ancilotto, indimenticato giocatore scomparso nell’agosto del 1997 che oggi avrebbe compiuto 41 anni. Prima della palla a due vengono trasmesse dai tabelloni diverse immagini in suo ricordo, seguite dall’esposizione di uno striscione a tema realizzato dalle Brigate. Da segnalare, per render l’idea di come si ragioni in talune Questure, la resistenza all’ingresso dei tutori dell’ordine nei confronti dello stesso, perché, a loro dire, “non ignifugo”. Il messaggio, “accerchiato” da tante bandierine giallorosse, è seguito da un applauso di tutto il pubblico presente e dal coro “Ancilotto sempre presente”.

La gara può avere inizio e su fronte ospite c’è ben poco da segnalare. Nonostante mi sia capitato, in più di un’occasione, di vedere alcune foto che ritraevano ragazzi al seguito della squadra piemontese, per oggi in un angoletto della curva opposta a quella di casa, albergheranno soltanto una ventina di semplici tifosi misti a parenti dei giocatori.

Ennesima gara senza tifoseria ospite, come purtroppo d’abitudine in quest’annata di A2. Sotto questo punto di vista, e non solo purtroppo, si avverte davvero pesantemente lo scalino tra la prima categoria e la seconda. Chiaro segno di come la pallacanestro, pur essendo uno sport diffuso e ampiamente praticato in tutta la Penisola, sia ancora di molto inferiore al calcio dove, di contro, spesso e volentieri si può incappare in gruppuscoli al seguito anche di squadrette provenienti da paesini sperduti dell’entroterra.

Gli ultras capitolini si cimentano in una buona prova, come sempre intrisa di parecchia goliardia, a dar quel pizzico di sale in più al momento più infimo di sempre della palla a spicchi romana. Così non mancano finte cariche e sceniche esultanze con “cascate” dalla parte superiore a quella inferiore del settore.

In campo la partita non è quasi mai in bilico e, dopo un avvio favorevole agli ospiti, la Virtus prende il comando delle operazioni restando avanti nel punteggio fino al termine, nonostante un ultimo quarto disastroso con pochissimi punti realizzati. È una vittoria tuttavia importante, perché avvicina la zona playoff ed arriva contro la terza della classe, esattamente una settimana dopo il successo di Scafati, con la prima in classifica.

I giocatori ricevono il consueto abbraccio dal pubblico e poi il PalaTiziano si svuota abbastanza velocemente. Fuori è freddo ed è piovuto da poco. Sembra che l’inverno si sia ricordato di arrivare anche da queste parti.

Simone Meloni