Sebbene quest’anno abbia dato priorità a campi e partite inedite, ritengo che ogni tanto sia interessante tornare al “classico”. In quegli stadi dove si sa per certo di trovare ambiente, confronto e contenuti interessanti a prescindere dalla categoria e dai risultati. Il Renato Curi non ha bisogno di presentazioni, così come la tifoseria che lo occupa e che quest’oggi sarà contrapposta ai palermitani, in una sfida che segna il ritorno in campo della serie cadetta dopo la prolungata pausa natalizia.

Raggiungo Perugia rigorosamente in treno, rivangando lontani ricordi di fine adolescenza, quando il capoluogo dell’Umbria era una di quelle apprezzabili mete, non lontanissime da Roma, in cui passare un fine settimana. Godendo delle sue bellezze artistiche e, manco a dirlo, delle sue prelibatezze culinarie. All’epoca il Grifo stazionava con ottimi risultati in massima divisione, mettendo spesso e volentieri in difficoltà le big e facendo diventare il proprio campo uno dei più ostici di tutta la categoria.

Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Sono arrivati fallimenti, retrocessioni e risalite. Si sono avvicendati presidenti e calciatori. Ma l’unica cosa che è rimasta intatta è la passione cittadina per il club biancorosso, che anche oggi – malgrado un campionato sinora deludente e la Tribuna Est chiusa a seguito delle verifiche effettuate dalla Commissione Provinciale di Vigilanza – registrerà un’ottima cornice di pubblico, con circa cinquemila presenti.

Dalla stazione di Fontivegge arrivo allo stadio in una ventina di minuti, approfittando della bella giornata di sole per fare una passeggiata, mentre metro dopo metro dietro di me si staglia imponente la sagoma del centro storico cittadino. E sarò pure retorico, ma va detto che quando quotidianamente si può godere di una vista oggettivamente bella e di un patrimonio artistico simile, la qualità della vita può soltanto migliorare. Sarà una gioia effimera, ma sempre meglio poterne godere!

Quando manca oltre un’ora al fischio d’inizio, nei pressi della Curva Nord diverse centinaia di persone stazionano mangiando e sorseggiando birre. Quando si passa in mezzo al nugolo di ultras locali si ha sempre la sensazione che un determinato modo (rustico e arcigno) di vivere la partita, da queste parti non sia mai tramontato, ed è ovviamente un piacere. Gli ultras presidiano così il proprio territorio, in attesa di entrare nel loro tempio da qualche mese rinnovato. La “vecchia” Nord, infatti, è stata completamente demolita nel giugno scorso – a causa di carenze strutturali e della scarsa manutenzione – e ricostruita in maniera più solida e sicura. Un lavoro resosi necessario vista la pericolosa precarietà del settore, che ospita il cuore del tifo biancorosso dal 1975, e che ha ovviamente lasciato un velo di nostalgia in tutti quelli che su quei gradoni avevano vissuto gli anni d’oro della propria squadra.

Intendiamoci, nulla di veramente invasivo e irrimediabile. Si è avuta almeno l’intelligenza di ricostruire quasi fedelmente la vecchia Nord. E, anzi, aggiungo: uno stadio come il Curi – perfetto per il calcio con il suo perimetro rettangolare e l’assenza della pista d’atletica – meriterebbe ancora maggiori migliorie, tra cui la copertura di tutti i settori. Di contro la repentina inagibilità della Tribuna Est la dice lunga su quanto ancora ci sarebbe da metter mano per dare un vero e proprio restyling alla struttura.

Per ritirare l’accredito mi concedo un’ulteriore passeggiata – stavolta obbligatoria – e poi attraverso un paio di viuzze conquistando l’accesso alla tribuna stampa. Gli striscioni della Nord sono esposti nella loro interezza, tornati a farla da padroni sulle inferriate, dopo che per qualche anno i supporter umbri avevano optato per l’insegna unica Ostinatamente AC Perugia. Non me ne voglia nessuno, ma questo passo “indietro” l’ho apprezzato davvero molto. Per me gli striscioni sono sacri e fin quando è possibile appenderli fanno davvero la differenza in una curva. A queste latitudini, poi, quella moltitudine di nomi contrassegna proprio un’identità e una storia ben precisa. Non giudico le scelte (immagino che portare uno striscione unico avesse la finalità di compattare ancor più la tifoseria) ma questo ritorno al passato è davvero un bel vedere. Gusto personale, ovviamente.

Ufficialmente i biglietti venduti per il settore ospiti sono 750. Anche se, onestamente, non so quantificare esattamente i presenti. Peraltro il contingente ultras arriverà a partita iniziata da qualche minuto, posizionandosi dietro le consuete sigle delle due fazioni ultras e compattandosi sin da subito per realizzare il tifo. Costante della gara saranno le offese scambiate con i dirimpettai, a rammentare una vecchia e mai sopita rivalità e a ravvivare il confronto canoro. Qualcuno dirà: perché raccontare questo passaggio con enfasi? Beh, in uno mondo ultras in cui spesso non ci si stuzzica più, oppure lo si fa davvero al minimo sindacale, senza neanche farsi sentire, ogni tanto fa piacere assistere a due settori che non se le mandano a dire e lo fanno a gran voce.

Veniamo al tifo: bel confronto complessivamente. La Nord – che in settimana aveva chiamato a raccolta il popolo perugino, invitandolo a portare i propri vessilli – accoglie l’ingresso in campo con una bella sciarpata e sostiene ottimamente l’undici in campo per tutti i novanta minuti. I gruppi danno ritmo ai presenti, facendo alternare manate, cori a rispondere e cori prolungati. Insidiosi e spigolosi gli ultras del Grifo si confermano una realtà importante nel panorama italiano. Forse, unica pecca, se proprio devo trovare il pelo nell’uovo, rispetto al passato si riesce un po’ meno a coinvolgere l’intero settore. Ma è pur vero che parliamo di una curva grande e di un pubblico, quello italiano, che ormai da anni si è imborghesito a tutte le latitudini.

Su fronte ospite i circa trecento palermitani che partecipano attivamente al sostegno vocale fanno la loro bella figura: mani, bandieroni, cori a rispondere e due sciarpate ben riuscite. Come mi è capitato di scrivere nel recente passato, da qualche anno i rosanero hanno fatto un vero e proprio salto di qualità. Sia dal punto di vista estetico che da quello della compattezza e canoro. Tanta sostanza e tanto colore, davvero piacevoli da vedere.

In campo la partita è pirotecnica, con il Perugia che si porta sul 2-0 dopo pochi minuti, gli ospiti che dimezzano il risultato prima del duplice fischio, i biancorossi che vanno sul 3-1 a inizio ripresa, facendosi clamorosamente raggiungere nel finale. Un 3-3 che soddisfa sicuramente i siciliani, lasciando i padroni di casa con un pugno di mosche nella mano e una classifica tutt’altro che rassicurante.

Ciononostante al fischio finale ci sono applausi per ambo le squadre, con le tifoserie intente a stendere le proprie sciarpe e provocarsi con le ultime offese di giornata. Non ho molto tempo per tentennare, il mio treno partirà dopo una ventina di minuti, costringendomi ad allungare il passo in direzione Fontivegge.

Mi allontano trafelato dal Curi, con i primi tifosi che uscendo hanno già raggiunto la stazione del minimetrò. Il freddo invernale ora è sceso e si fa sentire, rendendo il tepore del vagone l’unico desiderio nella mia mente. Le ruote scivolano lentamente sui binari e Perugia rimane alle mie spalle, con la notte di gennaio che sta scendendo allegra, ricordando a tutti che in fondo è già un piccolo corridoio in vista delle giornate lunghe e luminose della primavera.

Dopo la stazione di Ponte San Giovanni oltrepasso il Tevere e mi solletica l’idea che a portarmi a casa sarà la strada ferrata e in parte il suo corso, che rivedrò una volta entrato nel Lazio.

Simone Meloni