Era il 2016 quando i Pescara Rangers annunciarono, con un comunicato ridotto all’essenziale, la rottura del gemellaggio che da oltre vent’anni legava non solo due tifoserie ma due città dalla comune propensione marinara. A distanza di pochi giorni, i “Testi fracidi” di Messina, storica sigla del tifo giallorosso, pur prendendo atto dello scioglimento del gemellaggio, uscirono a loro volta con alcune righe in cui rimarcarono che stima e rispetto verso città e tifoseria sarebbero rimaste immutate.
I rapporti ulltras sono spesso di difficile lettura, non di rado gemellaggi che sembravano forti come l’acciaio si sono tramutati in accese rivalità: Salerno-Perugia o Roma-Napoli sono solo alcuni esempi fra i primi che vengono alla mente, ma ce ne sono davvero tantissimi. Come nei divorzi, le separazioni non sempre sono consensuali e serene, anzi è sicuramente più raro trovare casi in cui permane un mutuo rispetto che non il contrario.
Da quel lontano 2016 le due squadre non ebbero però più occasioni di confrontarsi così, quando a distanza di sei anni Pescara e Messina tornano ad affrontarsi sul terreno di gioco dell’Adriatico, c’è sicuramente curiosità di capire come i rapporti si siano evoluti.
Dalla città siciliana, nonostante la classifica deficitaria, giungono oltre 100 tifosi. I giallorossi sono da anni abituati a sopravvivere nei bassifondi della classifica e questo, anziché deprimere l’ambiente curvaiolo, sembra averlo compattato maggiormente.
Il Pescara invece, che insegue in classifica il Catanzaro capolista, non riesce ancora ad accendere l’entusiasmo di una piazza che da qualche stagione è in rotta di collisione con il presidente Sebastiani. Allo stadio sono presenti circa tremila spettatori, con spazi vuoti anche in curva nord. Il pubblico pescarese più che nelle qualità della squadra sembra forse non credere più alla dirigenza abruzzese nonostante solo qualche stagione addietro fosse riuscita a far riassaporare seppur brevemente, il profumo della massima serie. Quel campionato si chiuse mestamente all’ultimo posto e al ritorno in serie B seguì poi addirittura la Serie C in cui ancora il Delfino si ritrova invischiato.
Se le due curve non hanno più in comune un rapporto fraterno, si ritrovano accomunate dallo stesso risentimento nei confronti della propria dirigenza, dal momento che anche il patron messinese Sciotto, come il suo omologo biancazzurro, è da tempo sotto osservazione da parte della sua tifoseria, in quanto incapace, a loro dire, di regalare prospettive future di successo alla piazza.
Quest’oggi il tifo pescarese si presenta nella sua formazione classica, in curva nord i Pescara Rangers, mentre in tribuna si posizionano, dietro pezze prive di sigle specifiche, un gruppetto con un’impronta più “casual”. All’ingresso in campo la Nord si colora di sciarpe e bandiere e pur non offrendo un tifo particolarmente intenso, riesce a sospingere i propri beniamini per tutti i 90 minuti. I ragazzi posizionati in gradinata sostengono il Pescara solo a tratti e si fanno notare più che altro per lo sventolio continuo delle proprie bandiere.
Dalla città siciliana, come già detto, nonostante la distanza (sono oltre 700 i km che li separano da Pescara) e il penultimo posto in classifica, i giallorossi giungono in buon numero, una parte dei quali però arriva a partita in corso. Il tifo messinese è sicuramente continuo e generoso ma servirà a poco, visto che la loro compagine raccoglie l’ennesima sconfitta stagionale. Per quanto riguarda i rapporti tra le due tifoserie, durante i novanta minuti ha prevalso il rispetto, a conferma che probabilmente la rottura del gemellaggio, seppur dolorosa, non ha intaccato il rispetto e la stima reciproca.
Foto di Paolo Furrer
Testo a cura della redazione