Generalmente nella stesura dei miei pezzi cerco di seguire una cronologia, per non confondermi e dare comunque una linea di continuità agli stessi. Stavolta – che come sempre sono arrivato lungo – ho deciso di prendere dal mucchio e scrivere. Quindi comincio con il dire che questo match in programma di lunedì sera arriva dopo il derby domenicale tra Vigor Lamezia e Sambiase, che “ovviamente” ancora non è uscito. Arrivare a Picerno dalla Calabria tirrenica può essere un’esperienza stressante per la persona media, troppo infoiata con la velocità e la fretta, sempre meno interessata a godersi la bellezza di uno spostamento, nonché il panorama che un semplice finestrino ti può regalare. Non lo è certo per me: lento, fancazzista, perdigiorno e maniacalmente attento ai dettagli di ciò che vedo scorrere davanti ai miei occhi. Per arrivare a Picerno dalla Calabria tirrenica occorre raggiungere Battipaglia, nel mio caso concedersi trecento grammi di zizzona nell’attesa del cambio e prendere il primo treno con destinazione Potenza, che con un’oretta di viaggio, inerpicandosi tra le montagne lucane, mi porta a destinazione.
Sono le 16:30 e mancano esattamente quattro ore al fischio d’inizio del match tra i locali e il Foggia. Si tratta della mia prima volta in questo borgo fondato nell’anno mille come fortezza normanna e salito alle cronache sportive da qualche stagione per l’approdo della sua squadra nel professionismo. Neanche faccio in tempo a uscire dalla stazione che subito mi si parano davanti due immagini tipiche della provincia italiana: la prima è quella di un signore anziano intento a osservare con attenzione quasi morbosa i lavori in corso allo scalo ferroviario (non comprendo perché continuiamo a dispensare lauree in ingegneria quando ci sono generazioni e generazioni che questa materia ce l’hanno nel sangue, per grazia ricevuta) la seconda, ancora più autoctona, è quella di un inserto di peperoni cruschi sporgente da una finestra. Il primo di una lunga serie disseminati per tutto il paese.
Amo avere il tempo giusto per visitare il luogo che ospita la partita. Innanzitutto perché nel mio piccolo ho sempre l’opportunità di ampliare il bagaglio culturale e, in seconda battuta, perché è un modo per comprendere meglio la realtà del tifo legata al territorio. Come detto Picerno ha origini normanne, ma è celebre più che altro per la strenua resistenza all’avanzata dell’esercito sanfedista, successivamente alla caduta della Repubblica Partenopea, nel 1799. Una resistenza che costò decine di morti e che le valse l’appellativo di “Leonessa di Lucania”, cosa che successivamente si riverbererà anche sull’araldica cittadina e calcistica, tanto è vero che questo appellativo è stampato sia maglie da gioco dell’AZ che su sciarpe e adesivi prodotte dai tifosi. Sta di fatto che si tratta del classico paesino arroccato sui monti della Basilicata: tranquillo, dai ritmi lenti e dalle stradine del centro carine e ben tenute. Molte parti dell’agglomerato storico sono andate perdute dopo il violento terremoto del 1857, uno dei sismi più forti registrati nel nostro Paese, tanto che stime non ufficiali parlano di 19.000 vittime (a fronte delle 11.000 riportate dai documenti ufficiali).
Dall’alto di questa paciosa vita provinciale, quasi si fa fatica a credere che un chilometro più a valle, tra qualche ora, la formazione che rappresenta la comunità locale scenderà in campo contro il Foggia, uno dei club storici del nostro calcio. La presenza del football si intuisce, tuttavia, da vari volantini, sparsi per il centro storico, con cui i Crazy Boys – che attualmente insieme ai Picernesi rappresentanono la tifoseria organizzata lucana – comunicano la loro scelta di non entrare sugli spalti tra le mura amiche a causa del divieto di ingresso per una pezza in favore dei diffidati. Dopo aver ultimato il piccolo giro turistico – con particolare attenzione alla Chiesa Madre e alla Torre Medioevale – ed essermi concesso un paio di “sani” bicchieri di Aglianico del Vulture, sistemo i miei zaini e comincio ad avviarmi verso l’ingresso dello stadio “Donato Curcio”. Curiosità: l’impianto picernese è intitolato all’omonimo imprenditore locale, da qualche anno trasferitosi negli USA ma presidente onorario e primo finanziatore per il suo rinnovo e ampliamento nel 2019.
Quando parliamo di Picerno bisogna tener conto che stiamo raccontando di un piccolo paese di cinquemila anime, praticamente attaccato a Potenza, dove già non è per niente scontato avere una squadra nel professionismo, figuriamoci poi averla anche di ottimo livello e con una società sempre abile, finora, a programmare. I rossoblù per una vita sono stati una presenza fissa nell’Eccellenza Lucana, pertanto il doppio salto in D e C è stato un vero e proprio upgrade che in pochi avrebbero pronosticato. Partendo dal presupposto che da atti della FIGC si parla di calcio giocato in paese già negli anni venti, l’attuale club riporta come data di fondazione quella del 1973, anno in cui venne fondato il Polisportivo Picerno, iscritto alla Terza Categoria. Nel 1996 avverrà la fusione con l’AZ ’81, società che all’epoca possedeva solo il settore giovanile, determinando il cambio di nome in quello attuale.
Metto per la prima volta piede sul sintetico del “Curcio”, quando le gradinate sono ancora vuote. Mi concedo un bel giretto di perlustrazione, passando davanti all’ennesima buffonata non richiesta: la Football Video Support, vale a dire il Var a chiamata, che da questa stagione è ufficialmente entrato anche in Serie C. A parte ciò, l’impianto risulta davvero carino e ben pensato, con un settore ospiti che richiama leggermente a quello del glorioso “Celeste” di Messina e due tribune coperte a completare la struttura. Gli ultras di casa prenderanno posto in quella di fronte a me e onestamente sono curioso di vederli all’opera, proprio perché credo che portare avanti un discorso di tifo organizzato in queste realtà sia arduo, anche pensando a quanto lo spopolamento e l’emigrazione tendano a portar via i giovani.
Nela sua minuta storia di calcio regionale, la realtà melandrina ha conosciuto i primi gruppi organizzati negli anni novanta, con la nascita dei Boys, i quali nel 2002 divennero Teste Matte, gruppo attivo fino al 2017 (affiancato negli anni anche da Warriors e Guerriglia Rossoblù, esperienze che tuttavia non riusciranno ad avere lunga vita), quando in seguito a scontri con i neretini venne sottratto lo striscione, portando allo scioglimento del gruppo. Un anno più tardi, per ridare spinta e linfa al tifo più rumoroso, venne fondato il gruppo Picernesi, attualmente ancora alla guida del settore e sempre presente nelle trasferta, anche in quelle più lontane e logisticamente ardue (potrete immaginare in una categoria che è riuscita a prostituirsi alle televisioni e che sovente programma match il mercoledì alle 17, quando ciò non sia propriamente scontato). Nel gennaio 2019 sorsero anche gli Estranei alla Massa, che tuttavia avevano una visione dello stadio e del tifo diversa dai Picernesi. Malgrado un tentativo di convivenza, le due anime finirono per separarsi e gli EAM per sparire. Sulla scia dell’ottica ultras sposata da questi ultimi, nel 2024 ha fatto la sua apparizione la sigla Crazy Boys che, tuttavia, come detto in precedenza, attualmente presenzia solo nelle gare in trasferta a causa dei divieti imposti sul materiale al “Curcio”. Parlando di rivalità e antipatie, invece, a livello regionale in passato ci sono state scaramucce con i ragazzi di Moliterno e Tolve. Ovviamente in una Serie C che mette il Picerno al cospetto di mostri sacri del movimento ultras nazionale, per giunta mai incontrati prima, non ci sono frizioni con nessuno e l’unico intento è quello di sostenere la squadra in casa e fuori.
Quando mancano una ventina di minuti al fischio d’inizio gli ultras lucani entrano sugli spalti appendendo il proprio materiale, mentre nel settore ospiti si intravede l’ingresso dei ragazzi con lo striscione Curva Sud ma sembra mancare buona parte del contingente dauno, che infatti arriverà in ritardo a causa della rottura di un furgone su cui viaggiavano alcuni esponenti della Nord. La gara inizia e anche i picernesi cominciano a tifare. Penso di essere sempre abbastanza onesto nel giudicare una prestazione, sebbene per me sia quasi più importante capire e giudicare una tifoseria nel proprio essere, nella propria anima. Perché una performance negativa può capitare a tutti, mentre il modo di pensare resta quello e muove la vita di ogni gruppo. Questo per dire che onestamente ho apprezzato i novanta minuti dei rossoblù e, facendo il giusto raffronto con la loro realtà, non mi sento minimamente di criticarli o sminuirli su base numerica (che peraltro non è neanche malaccio) come qualcuno potrebbe sommariamente fare. In questi anni ho visto e sentito davvero di peggio anche da piazze con una discreta storia alle spalle o con un nomea conclamata. I picernesi cantano per tutta la partita, bandieroni al vento, manate, cori a rispondere e tamburo a dir ritmo e linfa alle proprie ugole. Insomma: tutto quello che si può fare in uno stadio di calcio, nel settore popolare, loro lo fanno!
Capitolo ospiti: per sottolineare nuovamente l’indecenza gestionale, politica e istituzionale del Paese in cui viviamo, va detto che per i supporter pugliesi questa è la prima trasferta consentita dopo ben otto mesi. E il via libera non è stato neanche così scontato se si pensa che il match in questione è rientrato tra quelli attenzionati dall’Osservatorio sul Nulla (un organo che può avere vita e autorevolezza solo in uno Stato di buffoni e nullafacenti patentati come l’Italia!). Alla fine i biglietti staccati sono circa quattrocento e ovviamente c’è grande attesa per rivedere i foggiani lontano dallo “Zaccheria”, dove peraltro non stanno entrando causa caro prezzi. A tal proposito va elogiato il comportamento della società di casa che, inizialmente, aveva messo in vendita i tagliandi a 14 Euro più commissioni, per poi abbassarli a 12 in seguito alle rimostranze dei tifosi rossoneri. Benché qualche scaltro edicolante con la biro si divertirebbe a parlare di “società ostaggio degli ultras” (nel 2025 ancora avete la forza di continuare a cavalcare simili baggianate…), noi normodotati non possiamo che parlare di prezzo equo e di segnale importante nei confronti di una politica della bigliettazione che troppo spesso sta andando in direzioni folli, anche nelle serie inferiori.
Al 25′ fanno finalmente il loro ingresso tutte le componenti del tifo foggiano, sistemandosi sulla balconata e mostrando la novità odierna: la Sud espone il classico striscione con cui ha presenziato negli ultimi anni in trasferta mentre i gruppi della Nord hanno optato per riportare le singole insegne, scelta che personalmente approvo alla grande essendo un amante degli striscioni. Nella parte laterale del settore, invece, si posizionano i Casuals e La Banda. A questo punto anche il settore ospiti può cominciare a macinare tifo: i satanelli non si fanno pregare e mettono in mostra tutto il loro repertorio, tra pirotecnica, manate e cori a rispondere, nel tentativo di spronare una squadra che va negli spogliatoi sotto di una rete (la prima in campionato dello storico capitano picernese, Esposito). Molto toccante, durante l’intervallo, il ricordo di Gaetano, Michele, Samuele e Samuel – i quattro ragazzi tragicamente scomparsi lo scorso anno in un incidente stradale, tornando dalla trasferta di Potenza – voluto dalla società, con alcuni dirigenti che, portandosi sotto alla gradinata occupata dagli ospiti, omaggiano la loro memoria consegnando alcune maglie.
Alla ripresa delle ostilità i foggiani salgono in cattedra, galvanizzati anche dal momentaneo pareggio dei propri calciatori. Il gol viene realizzato proprio in prossimità dei tifosi, con una bella esultanza in cui tutte le componenti rossonere si abbracciano idealmente. L’inizio di campionato dei satanelli non è stato certo facile. Tra difficoltà societarie, pessimo rapporto tra presidenza e ambiente, questione stadio (attualmente la gestione dello Zaccheria è passata all’Heraclea, squadra di Candela proprietà della famiglia Casillo che quest’anno gioca in Serie D) e una campagna acquisti che non ha soddisfatto Delio Rossi, sin dalle prime battute si è intuito quanto questo campionato potesse e potrà essere tribolato. Di certo ciò non spaventa le due curve foggiane, sebbene facciano sentire costantemente la loro voce, non mancando però nel loro compito principale: il sostegno. Sulla performance odierna ho già detto e non c’è gran bisogno di commento, parlano le immagini e l’intensità dei cori. Di contro, in campo arriverà l’ennesima delusione, con il Picerno che al 79′ siglerà il gol del definitivo 2-1.
Al triplice fischio festeggiamenti e ovazione del pubblico rossoblù, mugugni e rabbia tra le fila rossonere. Non ho molto tempo per soffermarmi sulle sfumature dato che il mio treno per Potenza partirà tra una decina di minuti. Effettuo gli ultimi scatti, poi velocemente riconsegno la casacca e corro verso la stazione, aiutato anche dalla strada in discesa. Lasciandomi alle spalle lo stadio continuo a sentire i suoi suoni e i cori dei tifosi, che praticamente mi accompagnano fin sopra il tren…, ehm, volevo dire l’autobus sostitutivo (uno dei tanti capolavori griffati Trenitalia!). Do l’ultima occhiata alla Torre e al campanile della Chiesa Madre, che spiccano, illuminati, dal basso. Sono le uniche luci, insieme a quelle dello stadio, che dominano Picerno. Quasi a voler sottolineare i tre monumenti sacri e incrollabili di questo piccolo e verace paese dell’entroterra lucana. Luogo dove storie, persone, tifosi, battaglie sono passate e hanno lasciato il segno. Perché attenzione e racconti non li meritano certo solo città e personaggi celebri. Anzi, è proprio chi vive dietro le quinte ad avere, spesso e volentieri, pagine vergini su cui riportare aneddoti e disegnare nuovi e interessanti profili!
Testo di Simone Meloni
Foto di Simone Meloni e Pier Paolo Sacco




















































































































