Alla fine vince Livorno, vincono le quasi ottomila anime che si sono presentate al palazzetto per una gara di serie B, vince chi ha fatto la coda al botteghino e chi ha prenotato con largo anticipo il biglietto. Vincono loro, vince una città che, non da oggi, ha riscoperto l’amore per il basket, sport che un tempo era ai massimi livelli con derby infuocati ma che negli anni ha via via visto scivolare l’interesse quasi nel dimenticatoio. Ma le ceneri non sono state spente ed è bastato il momento giusto, trovare la giusta alchimia ed ecco qui il risultato: un palazzetto dello sport pieno come un uovo era un traguardo difficile da immaginare ed ancora più difficile da tagliare. Che fosse una partita sui generis lo si capiva già da settimane prima, sembrava proprio che ogni tassello andasse al proprio posto per far sì che questa sfida risultasse una di quelle partite da cerchiare con il pennarellone rosso fuoco.

Se nell’ultimo turno la Libertas aveva strappato una bella vittoria con la capolista Vigevano, anche la Pielle aveva saputo regolare il proprio avversario lontano dalle mura amiche, così le due squadre si sono trovate a braccetto sul trono della classifica. Aggiungiamo pure una campagna stampa che ha alimentato il derby con interviste a ex giocatori, racconti degli anni d’oro e foto d’epoca, mettiamo pure la buona forma delle due tifoserie che attualmente rappresentano senza dubbio due realtà ben inserite e operanti nel tessuto sociale cittadino, con alcune iniziative che hanno fatto conoscere e riscoprire il tifo cestistico per troppo tempo soppiantato da quello calcistico. Detto che il paragone non esiste e non può esistere, fa sempre piacere trovare realtà che credono in determinati valori e fanno dell’inclusione e dell’aggregazione il cavallo di battaglia. Perché il pubblico all’interno del palazzetto è vario come non mai, famiglie, donne bambini, anche qualche anziano ma fa specie vedere l’accanimento e la grinta di alcune persone che non ti immagineresti mai, capaci di urla e comportamenti ampiamente al di là del lecito. Insomma, per farla breve, qualche dito medio aveva le unghie rifatte e smaltate, anche i ragazzini non si sono fatti pregare per intonare qualche coro offensivo ed in questo caso il genitore di turno o entrambi si sono gonfiati il petto per le parole pronunciate dal virgulto. Bene così, ci mancherebbe, il pubblico sanguigno e partecipante è stato il vero motore della sfida ed il clima all’interno del palazzetto è stato subito elettrizzante.

Fuori l’impianto sportivo i parcheggi sono stati presi d’assalto, in zona c’è solo l’imbarazzo della scelta ma la pioggia che cade copiosamente fa preferire il mezzo a quattro ruote ed alla fine le auto vengono parcheggiate dove capita, i divieti di sosta vengono momentaneamente sospesi e vale un po’ tutto con buona pace della polizia municipale che, anzi, suggerisce di parcheggiare anche dove in teoria non si potrebbe.

Dentro le due tifoserie prendono posto con un notevole anticipo, sono i Rebels a fare per primi il loro ingresso in curva e quando è il momento degli Sbandati si alzano i primi cori offensivi in attesa che il resto del pubblico prenda posto, tanto i saluti di rito sono già stati effettuati. Ma come nelle migliori tradizioni, i decibel si devono ancora alzare e quando mancano una decina di minuti al via dell’incontro, le offese vengono ripetute con la giusta intensità e con un piglio ancora maggiore.

Arriva il momento più atteso, quelle delle coreografie, gli Sbandati organizzano una sciarpata, poi issano a centro curva il loro simbolo, un Andy Capp con i colori bianco-amaranto mentre nell’altra curva viene fatto calare un bandierone che una volta tolto, scopre una curva che ha indossato pettorine bianche ed azzurre, il tutto contornato da coriandoli e da un paio di striscioni a contorno.
Ed eccoci al tifo dove qualcosa di meglio poteva essere fatto da entrambi gli schieramenti ma evidentemente la tensione ha giocato dei brutti scherzi in quanto in taluni moment della partita, quando le cose giravano a favore, il potenziale espresso è stato più che discreto ma ci sono stati altrettanti momenti dove il mutismo ha fatto da padrone.

L’andamento della partita ha influito, ad una prima parte tutto sommato equilibrata è seguito l’allungo della Pielle ed il tifo è ovviamente andato alle stelle con diversi tifosi che pregustavano già la vittoria. Come nei migliori thriller le parti si sono invertite, la Libertas ha rotto gli indugi ed è stata capace di portarsi su un rassicurante +7 tanto che gli Sbandati hanno chiamato a raccolta tutta la curva ricevendo in cambio alcuni minuti di autentici boati, il palazzetto chiuso amplifica le voci e ad un certo punto si giocava proprio in un bel caos organizzato.

Le sorprese non sono finite, sul filo di lana la palla a spicchi diventa pesante come un macigno ed alla fine la festa è tutta di marca Pielle che vince il derby con due soli punti di vantaggio. Al fischio finale, invasione di campo, baci e abbracci a profusione da una parte, delusione più che comprensibile dall’altra, qualche gestaccio a distanza tanto per chiosare sulla sfida ma tutto resta ampiamente nel solco della decenza. Del resto bisogna pur prendere in considerazione che nonostante sia un derby, tra le rispettive tifoserie non scorre certo odio, antagonismo sì ma le conoscenze inevitabilmente ci sono in una città che non è certo una metropoli e dove il calcio e la Curva Nord fanno da ulteriore collante. Perciò vanno benissimo gli sfottò e qualche inevitabile eccesso ma tutto è ampiamente circoscritto al momento dell’evento.

Nel rompete le righe, prosegue la festa anche fuori il palazzetto dei vincitori mentre i tifosi della Libertas possono solo rammaricarsi per una partita decisa sul filo di lana ma in definitiva sugli spalti c’è stata la vittoria più bella visto il clima che si è respirato. Tra le fila degli Sbandati, presenti i gemellati di Cremona che possono tornare a casa soddisfatti per aver passato un bel pomeriggio di sport ma soprattutto di amicizia.

Valerio Poli