Piove. Come se non lo avesse mai fatto negli ultimi dieci anni. Giove Pluvio non è affatto clemente con i miei impegni e sulla Casilina, all’altezza di Valmontone, mi investe quasi gli avessi rubato la donna. Sono costretto a rallentare e raggiungere Frosinone con un leggero ritardo sulla tabella di marcia. Tabella già irta di difficoltà, essendo un giorno feriale e muovendomi da Roma in pieno orario di rientro.

Frosinone-Carpi, nel suo piccolo, è una sfida abbastanza importante dal punto di vista calcistico. Si affrontano infatti due dirette concorrenti alla salvezza, le stesse che la scorsa stagione si sono rese protagoniste di una storica e inaspettata cavalcata in Serie B, con la promozione in massima categoria per buona pace di Claudio Lotito. Nella mente del pubblico ciociaro è sicuramente ancora impressa la gara disputata qualche mese fa al Matusa, una vittoria che consolidò i sogni dei giallazzurri, lanciandoli definitivamente in un rush finale che si rivelò a dir poco trionfale.

La novità di giornata è l’apertura ai tifosi di casa della Curva Sud, generalmente riservata per intero agli ospiti. Vista la bassa richiesta di tagliandi dall’Emilia, il Frosinone ha potuto mettere in vendita i biglietti per suddetto settore. Purtroppo, però, c’è da dire che ad ostacolarne l’acquisto di massa ci sono due fattori preponderanti: il prezzo (circa 25 Euro) e soprattutto l’obbligo di esibire la tessera del tifoso. Se da un punto di vista pratico trovo un po’ assurdo il dover disporre di questo strumento anche per comprare un biglietto della squadra di casa, dal punto di vista logico c’è da dire che spesso i terminali temporeggiano infinitamente sull’emissione della stessa.

Morale della favola: non saranno tantissimi a stazionare in Sud. Ovvio che se l’avversario fosse stata una squadra più blasonata, forse si sarebbe registrato il tutto esaurito, e questo infuoca ancor più la rabbia di qualche tifoso di vecchia data che non è riuscito a ottenere l’abbonamento per questa stagione, ad appannaggio di chi il Matusa lo ha frequentato davvero poco nella sua vita, ed ora vuol mettervi piede più per commentare un’azione di Totti, Pogba, Candreva, Balotelli e Icardi che per sostenere la squadra della propria città.

Come sempre quest’anno, attorno allo stadio sono schierate diverse camionette della polizia, molte più rispetto alla passata stagione. L’afflusso è comunque regolare nonostante di tanto in tanto le nuvole si lascino andare a qualche sgrullone di troppo. Faccio il mio ingresso quando mancano venti minuti al fischio d’inizio. La Curva Nord è piena, mentre rimango alquanto interdetto dai buchi che appaiono nel settore Distinti. E qua torniamo al discorso che facevo nel precedente capoverso. Se è vero che in molti decidono di salire di qualche fila, per evitare di sedersi davanti alle recinzioni e quindi non vedere la gara, in tanti hanno sottoscritto l’abbonamento per seguire solo poche gare di grido. Tutto il mondo è paese, sia chiaro. Ma ovviamente con una capienza così ridotta, a farne le spese è stato più di qualche tifoso storico che, negli ultimi anni, ha soltanto avuto la colpa di non abbonarsi con continuità, non potendo pertanto fruire delle relative prelazioni poste in essere dalla società quest’anno.

Tornando alla gara, come detto i tifosi carpigiani al seguito si presentano in numero davvero esiguo, complice chiaramente il giorno e l’orario proibitivo, oltre all’entusiasmo che non è più alle stelle come un anno fa, quando raggiunsero il Lazio in circa 350 unità. Gli ultras biancorossi si dividono in due tronconi. Il primo, più coroposo, composto da una quarantina di unità, si sistema dietro gli striscioni (davanti sarebbe più corretto dire, vista l’insolita sistemazione delle pezze nella parte alta del settore) di Mucchio Selvaggio, Guidati dal Lambrusco, Wild Dogs e Fighters, mentre il secondo, più striminzito, si distacca dietro lo striscione degli Irriducibili. E’ ormai fatto noto che i primi sono i ragazzi che hanno deciso di non seguire la squadra quando gioca al Braglia, che non ritengono la loro casa. Mi chiedo quanto debba essere frustrante ed avvilente non giocare tra le mura amiche un campionato storico, che passerà agli annali sportivi, e non solo, dell’intera città? Tuttavia ritengo la loro scelta sacrosanta e non ho mai capito come si faccia a sostenere una squadra che, come base casalinga, utilizza uno stadio non proprio, per giunta dimora di una compagine storicamente rivale come il Modena.

Il tifo viene quasi sempre orchestrato dal gruppo più numeroso, con continue sbandierate e diversi battimani. Dalla tribuna è obiettivamente difficile sentirli, si vede comunque che ce la mettono tutta.

Su fronte ciociaro si parte con un paio di torce accese e la solita, fitta, sciarpata sulle note dell’inno. Quando c’è questo clima, con la pioggerella, il freddo e l’umidità, si dice sempre che è una gara per gli ultras. E in effetti non mi sento neanche di smentire questo assioma, dato che in teoria l’ultras dovrebbe essere quello che si esalta nelle difficoltà (poi lasciamo perdere che ormai ciò è diventato solo uno slogan e spesso anche gli ultras se non hanno i loro comfort col cavolo che si sacrificano).

Il supporto dei tifosi giallazzurri si mantiene su buoni livelli, mentre in campo, nel primo tempo, la gara sonnecchia e stenta a decollare, con le due squadre comprensibilmente spaventate dal perdere un sfida fondamentale per l’economia del campionato. E’ la ripresa a fare la differenza. Come contro la Sampdoria, il Frosinone entra in campo con una marcia in più e al 51′ trova il vantaggio con Ciofani. Proprio sotto la Nord. A questo punto anche il tifo decolla, trascinandosi dietro parte delle tribune. Ma gli emiliani non sono morti e un quarto d’ora dopo l’ex juventino Marrone riesce a riequilibrare le sorti del match.

La gara sembra incanalata verso un pareggio, a questo punto scritto. Ma il calcio non è certamente disciplina matematica. Così al 91′ il neo entrato Sammarco si getta nella mischia e su corner insacca alle spalle del portiere ospite. Ancora sotto la Curva Nord, che stavolta frana letteralmente annusando una vittoria ormai insperata. Ci sarebbe pure tempo per il clamoroso pari del Carpi, ma gli ospiti sciupano grossolanamente a porta quasi sguarnita.

E’ il Matusa ad esultare, festeggiando la terza vittoria su cinque gare interne. Un ruolino di marcia casalingo di tutto rispetto per una squadra data spacciata ai nastri di partenza. Mi concedo gli ultimi scatti, prima di ripartire in direzione Roma. L’umidità comincia a farsi sentire pesantemente, anche grazie a una buona dose di pioggia presa. Ci sarà tempo per ricevere vere e proprio secchiate d’acqua al ritorno. Ma stavolta non c’è fretta. “Scende la pioggia, ma che fa, crolla il mondo…”, cantava un noto intenditore di cioccolata!

Simone Meloni.