L’acqua è indubbiamente vita. È un elemento imprescindibile per la nostra esistenza, in ogni suo aspetto e in ogni sua forma. Ci sono volte però in cui se ne farebbe volentieri a meno. Soprattutto quando proviene dall’alto. E soprattutto quando si gioca una partita a Roma, dove la pioggia è un elemento di rottura. Intesa come rottura di coglioni ovviamente.

Neanche il tempo di uscire da casa e prendere la macchina, che già al primo incrocio mi ritrovo simpaticamente addosso un’Audi. Di avere ragione neanche se ne parla, anche se c’è da sottolineare come il “diligente” guidatore dirimpettaio mi sia venuto addosso nonostante io avessi impegnato quasi totalmente l’incrocio. Ma in questi casi, si sa, è la precedenza a decretare vincitori e vinti. E io, mio malgrado, rientro nella seconda categoria. Compilato il Cid posso ripartire ed infilarmi nel millenario traffico della Tangenziale. Maledico il fatto di dover prendere la macchina, ma dovendo seguire il dopo partita, e uscendo dallo stadio ben oltre la mezzanotte, muovermi con i mezzi avrebbe voluto dire sobbarcarmi il viaggio sui derelitti bus notturni della Capitale, in una giornata di vero e proprio nubifragio. Morale della favola: riesco a parcheggiare nei pressi dell’Olimpico un’ora e mezza dopo la mia partenza da casa. Fossi andato con il treno a Napoli, probabilmente ci avrei messo di meno.

Una volta ritirato il mio accredito posso finalmente concedermi un giretto attorno lo stadio. Tra una pozzanghera e l’altra arrivo nei pressi dell’Obelisco, sul Lungotevere, dove solitamente si concentrano la maggior parte dei tifosi. Il clima non ha certo favorito un grande afflusso, nonostante una volta tanto la società giallorossa avesse posto in essere una politica dei prezzi alquanto calmierata (Curve a 10 Euro, Distini a 16 Euro e Tevere Parterre a 15 Euro). Insomma, tutto lascia presagire ad una serata tra pochi intimi, tipica per la Coppa Italia. Ma ciò, almeno per il sottoscritto, non cela solo lati negativi. Poche persone fa rima spesso con maggiore qualità delle stesse. Chi si è messo in marcia verso lo stadio, in questa serata dal tempo pessimo e dal traffico catastrofico, vuol dire che ci tiene davvero a essere presente. Inoltre la Sud riapre i battenti dopo i due turni di squalifica in seguito ai presunti scontri nella stracittadina.

Quando manca mezz’ora al fischio d’inizio decido di superare i prefiltraggi. E già da qui noto che qualcosa non va. La classica operazione di controllo biglietti avviene con una lentezza immane, e nonostante ci siano pochi tifosi, si sono create file sproporzionate in tutti i varchi. Decido quindi di cambiare entrata, passato sotto la sede del Coni, dove come al solito c’è meno traffico. Prima di guadagnare l’ingresso in tribuna stampa non posso far a meno di notare l’inspiegabile spiegamento di blindati e agenti in tenuta antisommossa a pochi metri dalla Sud. Non c’è alcun motivo per riscaldare gli animi, si tratta di una gara tranquilla. Ma non è difficile intuire, per chi frequenta gli stadi da ormai 15 anni, che tutto ciò è orchestrato da un chiaro nesso logico: esasperare gli animi e sperare in una reazione dei tifosi. Non a caso verrò poi a sapere, attraverso diverse testimonianze, che alla mezz’ora del primo tempo c’erano fuori ancora un migliaio di persone, con l’ingresso ai tornelli che andava a rilento e il connubio steward/polizia in solerte atteggiamento provocatorio. Penso che si deve solo ringraziare il buon senso, che i tifosi hanno ormai sviluppato: una cosa del genere fatta dieci anni fa, avrebbe probabilmente scatenato la guerriglia.

Ribadisco però un concetto semplice e lineare: le associazioni dei consumatori che si sbracciano per guadagnare un po’ di visibilità adendo alle vie legali nei confronti di Totti, per il suo selfie nel derby, dovrebbero scandalizzarsi per questo genere di accadimenti. Visto e considerato che i tifosi presenti là fuori avevano pagato regolarmente il loro tagliando ed hanno assistito a metà dello spettacolo. Come mai invece si fa silenzio? E come mai i vari soloni che stazionano porcellescamente all’interno delle istituzioni, pronti sempre a puntare il dito contro i ragazzi con la sciarpa al collo parlando di famiglie allo stadio, non prendono parola in questi frangenti? Il bambino privato della partita non credo sia invogliato a tornare allo stadio in futuro. Lo steward che fa togliere la scarpa al ragazzetto di 18 anni ma si lamenta per la “bua” in seguito alle cariche dei tifosi del Cska Mosca cosa mi rappresenta, invece? Solo l’ennesimo potere forte attribuito a chi non ne dovrebbe disporre minimamente.

Mentre accade tutto ciò, io ho il privilegio di esser seduto in tribuna stampa e poter commentare la partita. Alla mia sinistra ci sono i tifosi viola, giunti tutto sommato in buon numero considerato il martedì lavorativo e il maltempo. La Curva Sud, come facilmente prevedibile, è l’unico settore dello stadio che registra una massiccia affluenza. La Nord è chiusa, e i ragazzi che abitualmente ne frequentano la parte alta, oggi sono stati spostati in Tribuna Tevere.

Ad inizio gara gran bella fumogenata/torciata della Sud, con un paio di bomboni esplosi e i bandieroni tenuti ben in alto. Per tutta la gara il tifo è buono, in particolar modo nel secondo tempo quando, con la Roma in svantaggio, gli ultras cercano di dare la scossa. Un cambio di marcia che però non arriva, tanto che la Fiorentina allo scadere trova anche il raddoppio con il redivivo Gomez, conquistando una qualificazione inaspettata. In Tribuna Tevere simpatico lo striscione: “Doumbia, Ibarbo…mo’ so cazzi”, che ironizza sulle doti sessuali dei nuovi arrivati.

Per quanto riguarda i fiorentini, devo dire che stasera ne rimango positivamente colpito. Buon tifo per tutta la gara, con diverse sbandierate e i bei bandieroni costantemente in bella mostra. Diversi i cori di sfottò tra le tifoserie, ma in generale la rivalità sembra essere meno sentita rispetto a qualche anno addietro. A dire il vero, questo è un aspetto che riscontro un po’ ovunque in linea generale. Forse ci si è resi conto che si va talmente verso una morte lenta ed agonizzante, che c’è davvero poco tempo pure per insultarsi.

Al triplice fischio animi ovviamente contrapposti, con i viola a fare festa con la squadra sotto il settore e il pubblico romanista che si lascia andare a bordate di fischi che la dicono lunga sull’animo del tifoso giallorosso. In particolar modo la Curva Sud chiama a rapporto la squadra strigliandola con un sonoro “Tirate fuori le palle” a cui fa seguito un “Forza Roma alè” che probabilmente parafrasa il concetto “Ci avete rotto il cazzo, ma noi ci siamo sempre”. I giocatori, come nel loro stile, evitano di avvicinarsi troppo al settore e dopo qualche minuto rientrano negli spogliatoi.

Quando abbandono l’Olimpico non ha ancora smesso di piovere e, nel tragitto verso la macchina, sono letteralmente costretto ad immergere i piedi in alcune pozze d’acqua. Inutile dire che piove davvero sul bagnato.

Testo di Simone Meloni
Foto di Cinzia Lmr

https://www.youtube.com/watch?v=SFwrZEse6jY

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