Il fallimento del progetto Lega Pro è un qualcosa di conclamato e facilmente intuibile. Un progetto che, a detta dei suoi promotori, aveva l’obiettivo di riportare pubblico e interesse in quella terza serie un tempo vero fiore all’occhiello del calcio professionistico italiano. Così si è deciso di intraprendere sia azioni di facciata, come la cancellazione della vecchia denominazione “Serie C”, in favore di una più nuova e consona al calcio plastificato cui siamo ormai tristemente abituati. Che cambiamenti concreti: su tutti la riduzione della vecchia C in un’unica categoria, con la promessa di scongiurare il più possibile fallimenti, calcioscommesse e altri punti neri che da sempre rappresentano la vera e propria piaga del nostro sport nazionale.

Peccato che tutto ciò sia risultato quasi inattuabile. Non solo fallimenti e combine hanno continuato bellamente a sussistere, ma l’interesse per la Lega Pro non è certo aumentato, schiacciata tra divieti e limitazioni da Serie A,  con centri mediamente più piccoli rispetto alle serie superiori, e sempre meno credibile agli occhi dei tifosi. Non è un caso che il nuovo presidente Gravina abbia già stilato un diktat che prevede il ritorno a 60 squadre partecipanti e il riutilizzo del vecchio nome abbandonato qualche anno fa.

La disputa di questo derby alle 20 di lunedi rientra perfettamente in quell’opera di smantellamento che ho descritto nell’introduzione. Per carità, visti i tempi che corrono, nessuno pretende che si giochi di domenica, magari pure alle 15, ma mettere una partita il primo giorno lavorativo della settimana, per giunta alle otto, è davvero poco intelligente. Ma si sa, di sale in zucca, le istituzioni calcistiche, non hanno mai dimostrato di averne molto. Sta di fatto che al Torre di Pagani arriva la Casertana prima in classifica, in un match che mette di fronte due tifoserie divise da una sentita rivalità.

Benché anche a queste latitudini molte cose siano cambiate e il clima incandescente di qualche anno fa sia improponibile, pena diffide e denunce a non finire, è sempre un piacere metter piede su un campo accerchiato da tifoserie rivali. L’Agro Nocerino, poi, è sempre stata terra ostile, teatro di turbolenze e inimicizie storiche e profonde. Certo, i numeri all’interno degli stadi si sono drasticamente ridotti e un po’ ovunque e, oggi, senza la componente ultras si assisterebbe veramente a uno spettacolo scarno, ai limiti dell’indecenza. Questo per sottolineare come il calcio italiano sia andato incontro al proprio fallimento senza mai porsi domande e senza mai analizzare le proprie disfunzioni e i propri demeriti. Troppo superbi, saccenti e prepotenti i padroni del vapore per fare un passo indietro e rimettere le cose dove andavano lasciate.

Dopo aver incontrato, sulla via per accedere al campo, Emilio e Salvatore, posso metter piede sul tartan della pista d’atletica. Il pubblico sta entrando alla spicciolata e, a pochi minuti dal fischio d’inizio, la curva e il settore distinti del Torre si fanno sentire grazie alle rispettive fazioni ultras. Mancano ancora gli ospiti, che faranno il proprio ingresso a ridosso del fischio d’inizio. Il tutto è preceduto da decine di bombe carta esplose nell’antistadio, cosa che fa ritornare indietro di qualche anno, quando tutto ciò era normale routine. Ovviamente l’ingresso dei casertani è salutato dagli insulti del pubblico azzurrostellato, cui gli ultras rossoblu replicano dando dei salernitani ai dirimpettai.

Prima dell’avvio dello ostilità viene osservato un minuto di silenzio in memoria di Domenico, ragazzo paganese scomparso in settimana che viene omaggiato anche da uno striscione del Settore Distinti. Dopo gli applausi di rito ecco iniziare la gara sul manto verde e soprattutto quella sulle gradinate. Su fronte casertano, come sempre, ci si compatta effettuando la classica e ben riuscita sciarpata, “rinforzata” da diverse torce accese qua e là. E la pirotecnica sarà proprio il tema centrale di questi primi minuti, grazie alla Curva Nord e al Settore Distinti che ne fanno abbondante utilizzo, illuminando a festa la notte del Torre. E’ sempre un belvedere quando sugli spalti fanno capolino torce e fumogeni, oggetti ritenuti violenti e atti ad offendere dai soliti sapientoni, ma in realtà meritevoli del massimo rispetto per lo spettacolo che sanno produrre.

I tifosi rossoblu partono subito forte, con manate e cori a rispondere che tengono banco nel settore e vengono premiati dall’iniziale vantaggio casertano, festeggiato con una bella esultanza. Il loro tifo sarà buono per tutti i 90′, con ottimi picchi d’intensità ben orchestrati dal magistrale suono del tamburo e dalla sincronia con cui il tifo viene coordinato. Su fronte azzurrostellato buona la prova dei ragazzi situati nel Settore Distinti, con un paio di bandieroni sempre tenuti in alto, e un tifo costante per tutta la gara. La cosa che più mi colpisce è la loro assoluta voglia di divertirsi, a prescindere dall’andamento della partita e dai tanti problemi con cui si deve fare i conti negli stadi del 2016. Per loro da segnalare anche uno striscione contro i dirimpettai e un paio di tamburi che finalmente sono tornati a risuonare dopo qualche anno di assenza dovuta agli stolti divieti dell’Italietta in cui viviamo.

Buona la prestazione anche degli ultras paganesi della Curva Nord. Per loro tantissime manate, bandieroni sempre in movimento e una sciarpata che ne suggella la serata. In campo finisce 2-2, con gli azzurrostellati che acciuffano il pari proprio allo scadere, su calcio di rigore. Dopo il triplice fischio le due squadre vanno a salutare le rispettive tifoserie, mentre lo stadio va man mano svuotandosi.

Anche per me è giunta l’ora di fare marcia indietro e tornare verso casa. Non può mancare Megabus neanche in questa mia sortita, così il fedele pullman delle 23,59 da Napoli Centrale mi porta fino alla stazione Tiburtina. Da lì altri due notturni e a notte fonda sono a casa. Un’altra partita va in archivio e altri chilometri vanno a sommarsi a quelli macinati sinora.

Simone Meloni