Quando c’è una presunta mancanza di moralità, di sensibilità o un presunto atto becero, i tifosi, gli ultras in particolare, sono sempre messi alla gogna mediatica. Spesso si riversa contro di essi la solita ondata di rigurgiti carichi di giudizi e mai di analisi, per lo meno che vadano oltre la superficie dei fatti. Durante questa settimana i ruoli potrebbero essersi capovolti a Pisa.

La critica delle curve di Pisa e Arezzo è sacrosanta. È assurdo giocare una partita quando a pochi chilometri dallo stadio i boschi bruciano e le persone sono costrette ad abbandonare, seppur per qualche giorno, la propria casa. Pisa è una città particolarmente legata alla propria provincia e l’argomento Monte Serra ha tenuto banco in città per tutto il giorno, nonostante ciò nessuno ha saputo prendere una decisione legata al così detto “buonsenso”. E mentre le società calcistiche giocano a scaricarsi il barile vicendevolmente, gli ultras delle due squadre espongono striscioni di rifiuto a un calcio che non si ferma in maniera tempestiva come invece succede per altre tragedie (per fortuna). Mi piace credere, e se non fosse così sarei piacevolmente smentito, che non ci siano stati contatti tra le curve e che le frasi così simili, esposte dalle curve, testimonino che nonostante le differenze e le fratture interne, c’è ancora uno straccio di pensiero che accomuna tutto il movimento.

La Nord pisana, come ha detto in un comunicato pomeridiano, espone lo striscione e dopo 15 minuti lascia il centro della curva vuoto, in segno di protesta. I tifosi aretini hanno onorato la propria squadra impegnata nel derby, colorando il settore con il consueto stile che ormai segue la squadra amaranto in casa e trasferta.

Sul campo la partita finisce 0 a 0.

Foto di Sauro Subbiani.