Derby toscano che si gioca in posticipo al lunedì ore 20:30, una vera goduria per chi si vuol recare allo stadio visto che nel mese di gennaio la colonnina di mercurio non fa sconti e si abbassa notevolmente. A confermare questa teoria basta dare una veloce occhiata alla fauna che si aggira intorno allo stadio per fare il proprio ingresso, sciarpe, cappelli e quant’altro per coprirsi dal freddo sono accessori indispensabili per una serata non glaciale ma comunque bella fredda. Sicuramente il miglior spot per richiamare le tanto decantate famiglie allo stadio ma su questo tema ormai è come sparare sulla Croce Rossa, questa pretesa non regge e semmai qualcuno ci avesse minimamente creduto, deve necessariamente fare un passo indietro e adeguarsi alla nuda e cruda realtà: contano i soldi, in barba a tanti bei principi sbandierati ai quattro venti.

Clima amichevole tra le due tifoserie, il gemellaggio è ormai un ricordo sbiadito ma i rapporti sono comunque distesi, così anche il servizio d’ordine si può permettere una serata di tranquillità, la macchina ormai è oliata a dovere, le strade e gli incroci sono comunque pattugliati ma nell’aria non si respira quella adrenalina che la fa da padrone in altre occasioni.

L’“Arena Garibaldi”, un giorno forse la chiamerò anch’io “Cetilar Arena”, per questa partita vede l’aumento della capienza effettiva: altri cinquecento posti del settore gradinata vengono messi a disposizione degli sportivi che con la squadra ai vertici della classifica, non vogliono smettere di sognare e desiderano offrire il proprio apporto. Come da tradizione il sold out viene raggiunto senza troppi problemi, impossibile trovare un tagliando di curva ed anche il settore ospiti viene preso d’assalto, del resto anche la Carrarese, squadra neopromossa, veleggia nelle parti altre della classifica; aggiungiamo poi la distanza minima tra le due città ed ecco che l’affluenza di spettatori non può essere che massima.

Bello il colpo d’occhio del settore ospite, i carrarini vanno ad occupare la zona centrale della curva, gli ultras cercano di compattare i ranghi includendo anche gli sportivi più pacati e la cosa sembra funzionare, tanto che già nei primi minuti di gioco viene organizzata una sciarpata che vede tutti i presenti partecipare: ottima la realizzazione, ottima la partecipazione, spettacolo che nella sua semplicità è pur sempre un bel vedere, non fosse che in questi ultimi anni sembra un po’ passato di moda. Peccato perché personalmente vedo la sciarpa come un feticcio da mostrare ancora con orgoglio, un capo d’abbigliamento che soprattutto nei mesi autunnali ed invernali si indossa senza il minimo fastidio e poi vedere un tappeto di sciarpe è tanto bello quanto sintomo di appartenenza. Pensiero soggettivo, ci mancherebbe, ma è uno dei tanti stravolgimenti che negli ultimi anni ha fatto capolino nell’universo ultras.

Ospiti che sono autori di un gran bel tifo, molto condiviso e partecipativo così come incisivo. Un paio di tamburi si sistemano nella parte bassa, diversi bandieroni vengono sventolati senza sosta mentre un paio di megafoni sono indispensabili per dettare ritmi e parole a tutte quelle persone che vogliono partecipare all’incitamento alla squadra anziché godersi passivamente l’incontro.

Curva di casa che è il solito muro umano e a livello di calore e colore riesce a toccare sempre picchi difficilmente raggiungibili. Non so davvero quanti margini di miglioramento possa avere una tifoseria che per numeri e passione sembra già essere ad un livello decisamente elevato. È pur vero che migliorare si può e si deve sempre ma anche questa sera la Nord non si fa mancare nulla, tra prese di posizioni condivisibili e un apporto vocale continuo e partecipativo. Anche dal punto di vista cromatico poco da obiettare, bandiere, bandieroni e qualche torcia fanno sempre bella mostra. Magari a cercare il pelo nell’uovo manca al rapporto quella coreografia maestosa che apre le danze ma sulla questione incidono un sacco di fattori e come ben sappiamo, oggi introdurre in uno stadio qualcosa che va un pelino più in là di quello consentito, è uno sport davvero pericoloso. Questo da nord a sud e da est ad ovest, mi viene in mente la realtà di Milano che non conosco in modo approfondito ma a braccio mi pare di evincere come siamo passati ad una forma di cieca repressione che vuol colpire qualsiasi forma di tifo organizzato. Qualcuno dirà che se la sono cercata, qualcuno obietterà che è il prezzo da pagare per una tifoseria che può non essere stata trasparente come una goccia d’acqua ma mi pare che si voglia strumentalizzare un manipolo di persone per incolpare un’intera tifoseria. Il rischio è di cascare nel tranello del qualunquismo, del fare di tutta l’erba un fascio, nel mettere sul medesimo piano chi ha realmente commesso dei reati con chi ha creduto e continua a credere in un tifo sano. Aggiungo, per inciso, che ogni persona risponde delle proprie azioni nelle sedi più opportune e di cosa fa all’esterno della curva non può essere un problema della comunità curvaiola.

Partita che anche sul terreno di gioco è avvincente, il Pisa passa in vantaggio e comanda la prima frazione di gioco divorandosi il raddoppio in almeno un paio di occasioni, mentre la ripresa vede sugli scudi la Carrarese che perviene al pareggio facendo esultare i suoi tifosi. Sul finire della gara, sempre parecchio tirata, è il Pisa a trovare la rete della vittoria su un autentico regalo della retroguardia gialloblù che combina la più classica delle frittate. Il Pisa continua la corsa, ormai il sogno promozione non può più essere nascosto, la tifoseria ci crede e quei cori contro Firenze che canta tutto lo stadio non ne sono altro che la riprova.

Valerio Poli