Le previsioni meteo non sbagliano, per la giornata di sabato avevano preannunciato pioggia e fin dalle prime ore della mattina è cominciata a cadere quella pioggia fine e continua che non lascia prevedere niente di buono. In una Arena Garibaldi per buona parte scoperta, la pioggia può diventare un deterrente, una compagna non troppo gradita, capace di mutare equilibri e numeri all’interno dell’impianto. Sicuramente fuori lo stadio la situazione non è quella consueta, la partita sulla carta è tranquilla e così anche le forze dell’ordine allentano la soglia dell’attenzione. Le volanti sono comunque presenti nelle zone da presidiare ma i tutori dell’ordine restano serrati all’interno dei propri veicoli, solamente un paio di fortunati devono necessariamente impedire il transito in zona settore ospite e muniti di mantellina ad alta visibilità, probabilmente maledicono il posto a loro assegnato. Mancano anche i consueti gruppi di persone nei soliti punti di ritrovo, la pioggia non è ancora così fastidiosa ma comunque non accenna a calare d’intensità e scoraggia anche la classica convivialità pre-partita.
In questo periodo dell’anno è doveroso ricordare Maurizio Alberti, lo fa la società e la squadra con un mazzo di fiori deposto sotto la curva poco prima dell’inizio della partita, lo fa la Curva Nord con un lungo striscione esposto nei primissimi minuti dell’incontro. La morte di Maurizio pur essendo avvenuta ventisei anni fa è sempre attuale per modi, azioni e pensieri: un tifoso, un ultras che si sente male all’interno di un settore ospite durante una partita “calda”, i ritardi nei soccorsi, l’inadeguatezza del personale sanitario (mancava un medico all’interno dell’ambulanza e non venne effettuato il massaggio cardiaco), i pregiudizi che ti fanno sottovalutare il problema ed infine la corsa al Pronto Soccorso dove pur tra mille tentativi, i medici hanno potuto solamente constatare il decesso. La domanda che dobbiamo porci è se oggi tutto questo potrebbe ripetersi, se le varie disavventure accadute all’interno dei nostri impianti sportivi ci hanno insegnato qualcosa. A caldo si potrebbe rispondere negativamente, ancora oggi c’è chi casca nei fossati, ancora oggi se a fine partita un ragazzino fa invasione di campo per recuperare una maglia del proprio beniamino viene rincorso dai ligi tutori dell’ordine con manganello alla mano (Roma docet) con rischio che il rientro sugli spalti si trasformi nell’ennesima tragedia. Non si può neanche affermare che qualcosa non sia migliorato ma se proprio bisogna partire dalla base, occorrerebbe rivedere l’approccio e il dialogo tra forze dell’ordine e tifosi, cominciare finalmente a considerare l’ultras come una persona qualsiasi, senza odiosi preconcetti.
Dal Veneto arriva un buon contingente ospite, la separazione tra ultras e semplici tifosi è parecchio marcata, i primi si compattano dietro il proprio striscione, gli altri si disperdono nel settore seguendo diligentemente l’incontro. Se numericamente gli ultras non sono affatto male, anche dal punto di vista estetico gli si può rimproverare poco visto che mantengono una compattezza eccellente e nonostante la pioggia colorano la propria zona con qualche bandiera. Difficile ovviamente farsi sentire in uno stadio colorato di nerazzurro ma comunque anche con la voce ci danno dentro, un tamburo detta i tempi, un megafono fa da guida e in definitiva l’apporto vocale non è assolutamente da disprezzare.
Sull’altro versante sono i numeri che mettono in mostra i muscoli, lo stadio risulta caloroso come nelle precedenti occasioni e la curva è il motore del tifo di marca nerazzurra. Tante le bandiere che sventolano, ormai ogni compagnia ha la propria, qualche fumogeno acceso dona colore e anche un po’ di quell’acre odore che rimanda alle favolose fumogenate anni ’80 e ’90, infine la voce è l’indiscussa protagonista del tifo. Ma in linea di massima l’organizzazione della curva ormai è una macchina oliata alla perfezione, l’ambiente è caldo, caloroso, coinvolgente, ci vuole davvero poco per accendere la miccia e farla esplodere.
Il Cittadella verso il finale di gara, con il più classico dei contropiedi, riesce a strappare una vittoria insperata alla vigilia allontanandosi dalla zona play out mentre i padroni di casa possono solo rammaricarsi del risultato negativo, non di una prestazione alla quale è mancata solo la stoccata decisiva. Finale di gara convulso con gli animi che sul terreno di gioco si scaldano e non poco, la terna arbitrale ha il suo bel daffare per mantenere la calma e non si può dire che l’obiettivo venga totalmente raggiunto. I portatori sani di sportività e signorilità vanno ricercati altrove.
Valerio Poli